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lunedì 4 maggio 2015

Lo Sapevate Che: Virale è bello? Solo se il messaggio è giusto...



Ci sono innumerevoli esempi di come i social media possono essere una forza di cambiamento. Hanno la capacità di accelerare la sensibilizzazione sui problemi e di spingere le persone ad agire. Da piazza Tahrir a Tripoli, da Teheran a Tucson, rendono più facile organizzarsi, condividere le informazioni e protestare contro le ingiustizie. Durante le calamità naturali, sono un prezioso canale per trasmettere informazioni vitali.(..). Che si tratti della join venture fra College-Humor e la non profit Malaria No More, che ha raccolto oltre 750 mila dollari per i vaccini, o delle decine di migliaia di persone che con i loro video hanno contribuito alla campagna “Le cose cambiano” per la prevenzione dei suicidi LGBT, o ancora di quelle che attraverso il sit GoFundMe raccolgono fondi per Glen James, un senzatetto di Boston che ha restituito uno zaino smarrito contenente 40mila dollari, i social media aiutano a incanalare il nostro potere collettivo di fare del bene. Ma il fatto di diventare virali è diventato virale, e ormai lo si considera un importante segno di successo indipendentemente dal valore di ciò che si diffonde. Non importa, sembra il sottinteso, basta che sia virale e sociale! Nel mondo dei media, la feticizzazione dei social network ha delle conferenze sui media sono pieni di incontri dedicati ai social network e a come utilizzarli per amplificare la copertura delle notizie. Raramente, però si vorrebbe far circolare aggiunga o meno un briciolo di miglioramento o di valore – fosse anche solo quello di divertire – alle nostre vite. Quante volte si discute di un argomento solo per il fatto che è trending topic su Twitter? E’ davvero importante che il popolo di Twitter sia fortemente contrario a questo o quell’altro? Una cosa è rilevante perché ha 3mila “mi piace” su Facebook? La verità è che diventare trending topic potrebbe anche non avere alcun significato, se non come indicatore degli argomenti di discussione che vanno per la maggiore in un dato momento: durante il Super Bowl del 2013, per esempio, di tweet ce ne sono stati 24,1 milioni, e 10.901 al secondo durante la vittoria di Adele Horwitz di Twitter, “L’algoritmo favorisce la novità rispetto alla popolarità”. La morale della favola è che si può usare twitter per parlare ossessivamente del twerking di Miley Cyrus ai Video Music Awards (toccando una sbalorditiva media di 306.000 tweet al minuto), oppure lo si può usare come fanno siti quali Kickstarter e DonorsChoose: per cambiare le cose, facendo leva sulla forza dei social media per finanziare progetti creativi o per aiutare gli insegnanti a coprire le spese urgenti delle loro scuole. Con il moltiplicarsi di nuovi e migliori modi per comunicare, è importante interrogarsi su ciò che viene comunicato. E sul prezzo che si paga per ciò che non viene comunicato affatto, mentre imprigionati nel nostro eterno presente rincorriamo il prossimo argomento di tendenza. (traduzione di Matteo Colombo).
www.huffingtonpost.it - @ariannahuff – Donna di Repubblica – 25 aprile 2015

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