Ci sono innumerevoli esempi di come i social media possono
essere una forza di cambiamento. Hanno la capacità di accelerare la
sensibilizzazione sui problemi e di spingere le persone ad agire. Da piazza
Tahrir a Tripoli, da Teheran a Tucson, rendono più facile organizzarsi,
condividere le informazioni e protestare contro le ingiustizie. Durante le
calamità naturali, sono un prezioso canale per trasmettere informazioni
vitali.(..). Che si tratti della join venture fra College-Humor e la non profit
Malaria No More, che ha raccolto oltre 750 mila dollari per i vaccini, o delle
decine di migliaia di persone che con i loro video hanno contribuito alla
campagna “Le cose cambiano” per la prevenzione dei suicidi LGBT, o ancora di
quelle che attraverso il sit GoFundMe raccolgono fondi per Glen James, un
senzatetto di Boston che ha restituito uno zaino smarrito contenente 40mila
dollari, i social media aiutano a incanalare il nostro potere collettivo di
fare del bene. Ma il fatto di diventare virali è diventato virale, e ormai lo
si considera un importante segno di successo indipendentemente dal valore di
ciò che si diffonde. Non importa, sembra il sottinteso, basta che sia virale e
sociale! Nel mondo dei media, la feticizzazione dei social network ha delle
conferenze sui media sono pieni di incontri dedicati ai social network e a come
utilizzarli per amplificare la copertura delle notizie. Raramente, però si
vorrebbe far circolare aggiunga o meno un briciolo di miglioramento o di valore
– fosse anche solo quello di divertire – alle nostre vite. Quante volte si
discute di un argomento solo per il fatto che è trending topic su Twitter? E’ davvero importante che il popolo di
Twitter sia fortemente contrario a questo o quell’altro? Una cosa è rilevante
perché ha 3mila “mi piace” su Facebook? La verità è che diventare trending topic potrebbe anche non avere
alcun significato, se non come indicatore degli argomenti di discussione che
vanno per la maggiore in un dato momento: durante il Super Bowl del 2013, per
esempio, di tweet ce ne sono stati 24,1 milioni, e 10.901 al secondo durante la
vittoria di Adele Horwitz di Twitter, “L’algoritmo favorisce la novità rispetto
alla popolarità”. La morale della favola è che si può usare twitter per parlare
ossessivamente del twerking di Miley
Cyrus ai Video Music Awards (toccando una sbalorditiva media di 306.000 tweet
al minuto), oppure lo si può usare come fanno siti quali Kickstarter e
DonorsChoose: per cambiare le cose, facendo leva sulla forza dei social media
per finanziare progetti creativi o per aiutare gli insegnanti a coprire le
spese urgenti delle loro scuole. Con il moltiplicarsi di nuovi e migliori modi
per comunicare, è importante interrogarsi su ciò che viene comunicato. E sul prezzo
che si paga per ciò che non viene comunicato affatto, mentre imprigionati nel
nostro eterno presente rincorriamo il prossimo argomento di tendenza. (traduzione di Matteo Colombo).
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- @ariannahuff – Donna di Repubblica – 25 aprile 2015
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