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martedì 30 settembre 2014

Pensieri: Saluto...

 Buonaerata Amici!


Voglio fare provvista di sorrisi, per i giorni in cui il dolore me li spegne.
Voglio fare provvista di albe, per quei giorni nei quali l’arsura è troppo intensa...


Carla Cassinelli Bianco - foto di Cultura Inquieta

"Maiale"...alla grande!...


Piatto Toscano: Salsicce e Fagioli all'uccelletto

Per 4 persone

8 salsiccette, 300 gr di fagioli cannellini (possbilmente toscanelli) secchi, 300 gr di pomodori pelati, 1 cipolla, 3 foglie di salvia, 50 gr di burro, olio, sale e pepe.

La sera precedente mettete ad ammollare i fagioli in acqua fredda, aggiungendo un cucchiaio di sale. Il mattino successivo, sciacquateli, scolateli e metteteli al fuoco in acqua fredda. Appena l’acqua bolle, salate e fate cuocere i fagioli a calore moderato. 
In un tegame unite il burro e 2 cucchiai d’olio, unitevi la cipolla affettata finemente e fatela imbiondire, aggiungente la salvia, i pomodori pelati e a pezzi. Fate cuocere la salsa a fuoco basso. Quando sarà addensata, unite i fagioli, scolati dalla loro acqua di cottura, salate e pepate. Lasciate insaporire a fuoco basso per 10 minuti. Arrostite le salsicce e appena cotte, servitele con il contorno di fagioli.

Lonza all'Arancia


Per 4 persone

Un pezzo di lonza di maiale di circa 800 gr, 1 rametto di rosmarino, 1 spicchio d’aglio, 5 foglie di salvia, pepe rosa, una grossa arancia bionda, un bicchierino di Cointreau, olio, pepe e sale.

Mettete in un tegame 5 cucchiai d’olio, unitevi il pezzo di lonza, lo spicchio d’aglio, le foglie di salvia e il rametto di rosmarino, una manciata di pepe rosa e una generosa manciata di sale su tutta la carne. Fate rosolare la carne da tutte le parti a fuoco vico per 8 minuti, bagnate con il bicchierino di liquore, fate evaporare e abbassate un po’ il fuoco, coprendo il tegame. Con un rigalimoni, togliete la scorza dell’arancia e spremetela. In un pentolino con due dita d’acqua, fate bollire per 5 minuti le scorzette e aggiungetele alla lonza, scolandole dal liquido di cottura. Unite anche il succo d’arancia e continuate a cuocere, girando ogni tanto la lonza, per 30 minuti. Prima di fine cottura, pepatela su tutta la superficie. Servitela su un piatto di portata, irrorata da tutto il suo sugo di cotture e le scorzette.

Lo Sapevate Che: La messa è finita. Anzi no: c'è la lezione anti truffa....



Genova. “Andate, la Messa è finita. Anzi no. Prima ascoltate i nostri consigli. Non è la pubblicità, a fare ingresso nelle parrocchie, ma gli uomini del Questore di Genova Vincezo Montemagno. Perché i volantini nelle cassette con il decalogo per diffidare degli sconosciuti – stilati in decine di migliaia di copie e meticolosamente distribuiti in tutti i quartieri – non bastano proprio più: solo nel mese di agosto e solo a Genova-città, la Questura è intervenuta in una settantina abbondante di truffe e quasi tutte ai danni degli anziani. Tra le vittime più importanti, l’anziana mamma del sindaco Marco Doria, 90 anni, perfettamente lucida e indipendente, ma non abbastanza da non farsi ammaliare da due “impiegati dell’Enel con regolare lasciapassare” (ovviamente falso). “Così” racconta il questore di Genova, Vincenzo Montemagno “ci siamo chiesti quali erano i luoghi fisici nei quali fosse più facile entrare in contatto con le potenziali vittime ed abbiamo stilato un lungo elenco. Al primo posto assoluto: la Chiesa”. Il dialogo con i vertici della Chiesa genovese – il Cardinale Angelo Bagnasco è uomo “di popolo”, essendo cresciuto nei quartieri collinari, a forte tasso di immigrazione nel Dopoguerra – è stato rapido e, come dicono in Questura, “immediatamente operativo”. “Tutte le proposte che fanno del bene agli altri sono bene accette” confermano in Arcivescovado “ e a maggior ragione apriamo volentieri le nostre porte a chi tutela la parte più indifesa, gli anziani”. Così, la domenica, a Messa appena finita, sul pulpito salirà l’agente di zona (in linguaggio questurino si chiama “poliziotto di prossimità”) per raccontare ai molti vecchietti – in fondo Genova è la città più anziana d’Europa – come difendersi dai raggiri, come non aprire ai falsi dipendenti delle Municipalizzate, cosa rispondere ai finti amici del nipote (“Ma come, signora, non si ricorda che sono venuto a trovarla?”). Naturalmente non ci sono sole le parrocchie. “Andremo anche nei circoli, nelle bocciofile, nei centri di aggregazione degli anziani” spiegano in Questura, “perché ovviamente non tutti vanno a messa e invece i ladri e i truffatori non fanno distinzione tra un credente e un giocatore di bocce”.
Cinzia Gubbini – Il Venerdì di Repubblica – 12 settembre 2014 -

Lo Sapevate Che: Il decreto si vede ma non c'è....



Il buio c’è, ma non si vede. Invece il decreto si vede, ma non c’è. Un gioco illusionistico di cui è maestro il Premier, tanto che l’”annuncite” è diventata un hashtag superpopolare, un tormentone che soffia nei tg, un riferimento d’obbligo negli interventi dei politici (e dello stesso Premier). Ultimo episodio della serie: i due decreti del 29 agosto. Rispettivamente lo Sblocca Italia e la riforma della giustizia, annunciati in conferenza stampa al popolo plaudente. Per verità, l’annuncio risaliva al 1° giugno, quando Renzi – intervenendo a Trento durante il Festival dell’Economia – promise lo Sblocca Italia entro la fine di luglio. Quanto alla giustizia, sarebbe stata in calendario a giugno, stando al cronoprogramma diffuso il 17 febbraio. Invece abbiamo attesa qualche altra settimana: il rinvio dell’annuncio. Poi abbiamo scoperto una nuova categoria giuridica: l’emendamento all’annuncio. E’ successo il 6 settembre, quando il ministro Orlando – alla Festa dell’Unità di Bologna – ha raccontato che il governo stava correggendo il decreto sulla giustizia civile, per attribuire sgravi fiscali a chi scelga forme alternative di giudizio. Peccato che quel decreto non fosse ancora uscito dai cassetti di palazzo Chigi, benché approvato da una settimana. E infatti il Quirinale ha dovuto aspettare un’altra settimana prima di riceverlo, finché il 12 settembre – 15 giorni dopo la delibera del Consiglio dei ministri – li ha firmati entrambi, sia la giustizia sia lo Sblocca Italia. D’Altronde Ormai non conta la sostanza, conta l’apparenza. Non conta il testo, conta il metatesto, il discorso attorno al testo. Durante quel paio di settimane vi si sono esercitati politici e opinionisti d’ogni risma, abbiamo letto analisi seriose e critiche puntute, comunicati sindacali, altolà dei magistrati. Tutto un gran vociare su testi – per l’appunto – inesistenti, giacché un decreto legge nasce con l’emanazione del capo dello Stato e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale. Discettarne anzitempo è come misurare le fattezze del neonato prima del parto, quando nessuno l’ha ancora visto in faccia. Ma almeno questa non è una novità. La sera del 4 dicembre 2013 la Consulta arrostì il Porcellum, con una sentenza che però venne scritta e depositata più di un mese dopo, il 13 gennaio 2014; nel frattempo diramò un comunicato. E non soltanto la politica, bensì la stessa dottrina giuridica iniziò immediatamente a commentarlo, così inventando un nuovo genere: la nota a comunicato. Che evidentemente ha preso le veci della nota a sentenza, cui un tempo si dedicavano i giuristi. Insomma, Il Diritto si è smaterializzato. La decisione normativa è uscita dal corpo della legge, come l’anima dal corpo di chi muore. Alberga sempre in un fuori, in un altrove. Nei decreti attuativi (ne mancano all’appello 164 sulle riforme del gabinetto Renzi, 320 sul lascito degli altri esecutivi). Nella rete di rimandi, di rinvii a catena (“Il comma 1 della legge 4”), giacchè ormai nessun testo legislativo indica cose né comandi, bensì piuttosto allusioni, evocazioni. Nella parola degli interpreti, cui spetta tradurre in italiano l’ostrogoto del legislatore . Infine nella parola dei politici, che è sempre una e trina, come la divinità. I due decreti fantasma vennero approvati a fine agosto “salvo intese” dal Consiglio dei ministri, secondo una prassi che annovera vari precedenti (per esempio il decreto sulla P.A., deliberato il 13 giugno e tenuto in quarantena per altri 11 giorni). Ma se manca l’intesa, dov’è la decisione?. E dov’è la Costituzione? L’art. 77 impone che ogni decreto venga presentato “il giorno stesso” al Parlamento per la sua conversione in legge; sarà evaporato anch’esso, insieme ai falsi annunci del governo. Sennonchè tali vicende non fanno violenza soltanto all’orologio. Offendono altresì la trasparenza, dato che nessuno può ascoltare i conciliaboli che precedono la vera decisione, i traffici sottobanco, lo scambio di favori. La forma è garanzia di libertà, diceva Calamandrei. Giusto, ma è anche garanzia di verità.
michele.ainis@uniroma3.it – Legge e libertà – L’Espresso – 25 settembre 2014