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mercoledì 13 maggio 2015

Lo Sapevate Che: 2030, Invito a cena...



Come sarà il cibo del futuro? Mangeremo microalghe? O, se ci va proprio male, batteri e insetti? Si parlerà (ma non si degusterà) anche di questo al Future Food District, uno dei padiglioni clou dell’Expo milanese, 6.500 mq che nascono dalla collaborazione tra l’italiana Coop e l’americano Mit Senseable City Lab, con lo studio Carlo Ratti Associati. Ma attenzione: sarà un vero e proprio supermercato, non un laboratorio. Oltre 1500 prodotti da stabilimenti italiani “comunicheranno” informazioni su di sé, basterà un nostro semplice gesto. Giù, perché in futuro potrebbero essere i prodotti stessi – la pasta che arriva da Napoli o dalle Marche, il vino dal Piemonte o dalla Sicilia – a raccontarci le loro storie, direttamente dagli scaffali. Potremo scoprire tutto di una mela, garantiscono al Future Food District: l’albero da cui è stata raccolta, i trattamenti che ha subito. E’ il possibile futuro del retail. E le alghe e gli insetti? Ci saranno, secondo la Società Umanitaria, storica fondazione milanese già presente all’Esposizione Universale del 1906. Perché, visto l’aumento previsto dalla popolazione mondiale, 1,8 mq a testa per produrre il cibo necessario per sfamare tutti saranno davvero pochi. Ci aiuteranno larve, vermi e altri insetti (1900 specie commestibili), ricchi di fibre, acidi grassi, oligoelementi; allevamenti così low tech da essere facilmente realizzabili anche nei paesi più poveri. E poi batteri e micro-alghe; macchine foto sintetiche in grado di fornire elementi nutrizionali, e di assorbire CO2 dall’atmosfera urbana. Lo scopriremo nella piazza del FFD, dentro la Urban Algae Canopy, progettata da ecoLogicStudio: un padiglione interattivo per la coltivazione urbana di microalghe, prototipo di un futuro biodigitale per la città. E non è un film di Hollywood.
Lisa Corva – News – Donna di Repubblica – 2 maggio 2015 -

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