Etichette

sabato 30 maggio 2015

Lo Sapevate Che: Non basta dire: la tortura non serve a niente...



Una paura mi attanaglia, nata dalle reazioni alle rivelazioni delle torture operate dalla Cia. Possibile che tutti si interroghino sulla loro utilità e non sulla loro legalità? E che nessuno ponga il problema della violazione di una morale, di un’etica umana? Possibile che oggi non esista più una morale a cui far riferimento per le azioni degli uomini? Possibile che tutto venga ricondotto all’utilità, all’efficienza di un’azione, senza domandarsi se questa sia giusta o ingiusta, bella o brutta, sacra o profana, se viola o no quelli che dovrebbero essere i principi di giustizia, amore, solidarietà, fondamentali e caratteristici dell’essere umano? Sono uno studente di fisica per cui non riesco a comprendere appieno il suo pensiero filosofico, ma mi chiedo, e per questo Le ho scritto, se queste mie domande non abbiano a che fare con la contrapposizione che lei spesso fa fra l’uomo e la tecnica.
Riccardo Marrocchio riccardomarrocchio@live.com
Sì, hanno a che fare, perché, a differenza dell’uomo, la tecnica non promuove un senso, non si pone problemi etici, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela la verità: la tecnica “funziona”. E siccome il suo funzionamento sta diventando planetario, la razionalità della tecnica, che prevede il conseguimento del massimo dei risultati con l’impiego minimo dei mezzi, sta diventando l’unica espressione di razionalità. A essa l’uomo non può sottrarsi, se non vuol essere marginalizzato o confinato in mondi umanistici, che la tecnica vede come impedimenti alla sua efficienza nel conseguire risultati con minor costi. A questo punto, come lei giustamente osserva, la categoria dell’”utilità”, a cui la tecnica fa riferimento, finisce per mettere in secondo piano fino a ridurre alla quasi insignificanza tutte quelle categorie umanistiche che chiedono che cosa è giusto, che cosa è buono, che cosa è vero, che cosa è bello, che cosa è santo, perché in primo piano resta solo “che cosa è utile”. A questo punto il bene e il male non riguardano più il contenuto delle nostre azioni, ma la perfetta esecuzione di quanto l’apparato tecnico ci prescrive. (..). Se la razionalità della tecnica limita i suoi giudizi di valore, ossia il bene e il male, alla buona o cattiva esecuzione del compito prescritto dall’apparato tecnico, a prescindere dal contenuto del compito assegnato, la tecnica ci sgrava da ogni responsabilità etica in ordine alle nostre azioni e alle loro conseguenze, perché limita la responsabilità alla buona esecuzione dell’ordine impartito dai superiori, che si concreta nel mansionario assegnato a ciascun subordinato. Del resto quante volte davanti o a uno sportello ci siamo sentiti dire: “Non rientra nel mio mansionario”, oppure: “Non è di mia competenza”. Capisce allora perché le torture rivelate dalla Cia sono giudicate negative non per la loro illegalità o immoralità, ma per la loro inutilità, in quanto non hanno portato alcun risultato tra quelli che ci si proponeva.
umbertogalimberto@repubblica.it – Donna di Repubblica – 23 maggio 2015

Nessun commento:

Posta un commento