In due anni di crisi
dura, dal 2012 al 2014, gli italiani hanno aumentato i depositi in banca di 35°
miliardi. Sarebbe una buona notizia se una parte non piccola di questo
risparmio derivasse da evasione fiscale. L’Italia continua ad essere il paese
dell’Ocse con maggiore ingiustizia fiscale. Ogni anno si combatte una guerra civile
fra i due terzi della popolazione che subiscono ormai una pressione superiore
al 50 per cento che a quella dei paesi scandinavi, senza averne il ritorno in
servizi, e l’altro terzo della popolazione che vie in un vero e proprio
paradiso fiscale. I controlli sono pure profondamente ingiusti. Piccoli e medi
evasori sono perseguitati senza pietà, mentre i grandi la fanno quasi sempre
franca. L’impopolarità di Equitalia forse non è del tutto immotivata. C’è
qualcosa di molto sospetto nel doppiopesismo dell’agenzia. Quasi che la ferocia
dei controlli ai piccoli serva poi a permettere i comodi dei grandi. Eppure
controllare per anni e decenni, multa dopo multa, un poveraccio che magari ha
la disgrazia di dover lavorare con la propria auto e braccarlo per anni, finchè
non è costretto a ipotecarsi la casa per pagare gli interessi, è assai più
complicato che non puntare i riflettori su una grande evasione sotto gli occhi
di tutti. L’Italia offre da questo punto di vista una letteratura grottesca e
ormai notissima, dai proprietari di Jaguar e Porsche teoricamente nullatenenti
agli imprenditori che guadagnano sistematicamente meno dei propri operai, ai
gioiellieri meno ricchi dei pizzaioli, al quarto di proprietari di jet privati
che denunciano meno di 25 mila euro di reddito l’anno. In molte zone d’Italia,
piuttosto equamente distribuite fra Nord, Centro e Sud, in Veneto come in
Umbria o in Calabria, basterebbe semplicemente mandare uno dei tanti impiegati
a farsi una passeggiata in centro per verificare l’entità della truffa. Anni
fa, quando ero impiegato in un’inchiesta sulle città, l’amico e collega Attilio
Bolzoni mi diede un consiglio: “Vai al centro di Gioia Tauro, siediti al caffè
e vedi se in un’ora passa qualcosa di più piccolo di una Volvo”. In un’ora ho
visto soltanto una Panda, il resto erano macchinoni, e in teoria quella sarebbe
una delle città più povere d’Europa. Far pagare le tasse a chi non le paga è
l’unica soluzione per far uscire l’Italia dal tunnel. Oggi si parla di
Resistenza, di Costituzione e fra tanti articoli non applicati è bene ricordare
il meno applicato di tutti, l’articolo 53:” Tutti sono tenuti a concorrere alle
spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva”. E aggiunge: “Il
sistema tributario è informato a criteri di progressività”. Ecco, appunto.
Curzio Maltese- Contromano – Il Venerdì di Repubblica 24
aprile 2015 -
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