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domenica 30 novembre 2014

Pensieri: Saluto...

Buona Domenica amici!


Non per la scuola ma per la vita s' impara

~Seneca ~

Vita, fiori, musica 

Carrellata di Antipasti...

Uova in Marinata e Uova Fumè

Uova in Marinata
q.b.

Uova – filetti di acciuga, dissalai e diliscati – 2 spicchi d’aglio –1 cucchiaiata di salvia tritata, 3 cucchiai d’olio, un po’ di aceto, sale. Fette di pane grigliate.

Imbiondire gli spicchi d’aglio nell’olio e toglierli prima che anneriscano. Aggiungete le acciughe ridotte a pezzetti, lavorandole con un cucchiaio di legno fino a completo disfacimento, unite la salvia e versate poi l’aceto. Lasciate evaporare.
Rompete poi dentro le uova , bucando con delicatezza il rosso,coprendole con il coperchio, lasciatele rapprendere. Spolverizzate con il sale e servite con fette di pane grigliate.
   
Uova Fumè
Per 4 persone.

4 uova, 2 cucchiai di maionese, gr.70 di salmone affumicato, 1 cucchiaio di panna, brandy. Per decorare fiori primaverili (margherite, violette, primule o foglie di rose ).

Lessate le uova per circa 8 minuti dall’inizio del bollore. Mettere poi il recipiente sotto l’acqua fredda. Sgusciare le uova e dividerle a metà.
Svuotarle del rosso che amalgamerete al salmone tritato, alla panna e a un cucchiaio di brandy. Farcire le mezze uova con questo composto e ricomporre le uova, cercando di camuffate il taglio con della maionese, mescolata con un po’ di composto al salmone.
Decorate con i fiori freschi.

Indivia Belga farcita
 Per 4 persone

2 cespi di indivia belga, gr 400 di ricotta, un mazzetto di rucola, 2 pomodori, sale e pepe.

Pulite l’insalata, lavatela, sgrondandola e sfogliatela scartando le foglie più piccole. Mettete in una terrina la ricotta, la rucola pulita, lavata e tritata finemente, un po’ di sale,2 pizzichi di pepe e amalgamate sino ad ottenere un composto omogeneo. Versatelo in una siringa per dolci e farcite le foglie di indivia che avrete disposte su un piatto di portata. Pelate i pomodori, eliminate i semi, tagliateli a dadini e distribuiteli sul formaggio. Servite subito.


Involtini alla Russa con Prosciutto, ricetta Russa
 Per 4 persone

8 fette di prosciutto magro, non tagliato fine, 200 gr di carote, 2 patate medie, 1 scatola di piselli al naturale di circa 180 gr, 1 barbabietola cotta al forno, 200 gr di maionese, 1 confezione di preparato per gelatina da ½ kg, sale.

Pulire carote e patate. Ridurle a piccoli cubettini e farli cuocere a vapore per circa 30 minuti. Metterli in una ciotola e unirvi i piselli ben scolati e la barbabietola pelata e ridotta a piccoli cubetti. Condire le verdure mischiate delicatamente con la maionese e regolare di sale. Appoggiare le fette di prosciutto su di un piano di lavoro e distribuirvi sopra il composto preparato. Arrotolare le fette e sistemarle su di un piatto di portata profondo o in una pirofila di ceramica da portata. Preparare la gelatina secondo le istruzioni e quando sarà completamente raffreddata, versarla sugli involtini. Tenere in frigorifero almeno per 2 ore prima di servire.

Lo Sapevate Che: Leopardi e Chopin infelici e gioiosi...

Dopo aver visto il bellissimo film di Mario Martore su Leopardi intitolato “Il giovane favoloso”, mi è venuta la voglia di leggere lo Zibaldone. Sono 4500 pagine che parlano di tutto, di estetica, di filosofia, di se stesso, del suo pensiero e del suo linguaggio, di Pascal, di Rousseau, della natura matrigna e del nulla che ci pervade e ci circonda. Filosoficamente Leopardi è un nichilista, molto più di Nietzsche che visse la sua vita quando Leopardi era già morto. Sono nichilisti tutti e due ma con una differenza non da poco: Leopardi è un nichilista totale, l’uomo è un animale infelice che passa senza lasciare traccia alcuna; Nietzsche pensa invece che il nichilismo sia una fase transitoria durante la quale il pensiero tocca il fondo per poi tornare al relativismo, cioè in un mondo in cui l’assoluto non c’è ma la verità relativa esiste ed è valida per ciascuno di noi. Leopardi morì pochi giorni dopo aver scritto “La ginestra”; Nietzsche qualche giorno dopo aver scritto “Ecce Homo” diventò pazzo. Leopardi fu lucidissimo fino all’ultimo. Furono due persone molto infelici ma molto diverse tra loro. Lo “Zibaldone” finora non l’avevo mai letto. Conosco bene, oltre ai “Canti”, l’altro grande libro del “giovane favoloso”, “Le Operette morali” dalle quali il nichilismo leopardiano emerge ancora più chiaramente. Per fortuna molti studiosi hanno analizzato a fondo lo “Zibaldone” segnalandone le pagine più importanti, sicché è possibile ora avvicinarsi a quel libro seguendo una selezione che ne facilita la lettura ed è questo che sto facendo e sempre più mi convinco che quel “giovane favoloso” conteneva in sé molte personalità: era terribilmente infelice ma spesso diventava felicissimo. Questo alternarsi di sentimenti e di stati d’animo era continuo, l’infelicità proveniva dal corpo ammalato e diventata una filosofia nichilista, negava ogni futuro consolatorio. Ma quando creava, quando il suo pensiero si esprimeva in parole, le parole in poesia, la natura matrigna in bellezza di albe, di tramonti, di stelle e di luna, allora la felicità subentrava al dolore specie se nel frattempo anche il dolore del corpo si attenuava per effetto di medicamenti o di un riposo rilassato. Una situazione si intrecciava con l’altra, dolore e gioia si alternavano e da questa pluralità emergeva appunto la favolosità di quel personaggio che il fil di Martore ritrae perfettamente. Avviene in tutti i viventi questa pluralità di stati d’animo, la differenza tra ‘uno e l’altro dipende dal livello di sensibilità di cui ciascuno dispone e dalla capacità di trasformarla in arte. Tutte le arti nascono e si alimentano esprimendo questo processo di trasformazione della sensibilità tanto che si potrebbe dire che l’estetica è la figlia dell’intuizione e dello slancio creativo. Pensando e riflettendo su questi fenomeni mi è venuti in mente un altro grandissimo artista che ha coltivato un’arte del tutto diversa da quella di Leopardi parlo di Chopin e della sua musica. Anche lui era un uomo malinconico e infelice, anche lui soffrì nel corpo e nell’anima, anche lui  ebbe una personalità plurima e quindi un’arte che esprimeva il mutare degli stati d’animo. Una parte della sua musica fu dominata dalla melodia: i notturni, i valzer, le mazurche, esprimevano una malinconia strugente e marcata dall’uso estremamente frequente del “bemolle” un semitono che sposta la melodia di mezzo tono più basso della nota precedente. Chopin non scrisse mai una sinfonia e compose u solo concerto per piano e orchestra. Il resto della sua musica è fatto di composizioni brevi dove il “bemolle” della malinconia si alterna con pulsioni di gioia, furore, impeto, slancio, sonorità, sempre nel quadro melodico che domina l’intera composizione,
Ma C’è Un Importante eccezione alla melodicità di Chopin e sono le sue Sonate. Sono cinque composizioni che differiscono profondamente da tutte le altre perché prescindono da un quadro melodico. La melodia non è dominante ma sussidiaria, a volte compare ma il suo ruolo è secondario di fronte all’essenza di quelle cinque composizioni che si esprimono attraverso una pura musicalità di arpeggi e di fughe. Se infatti si cerca un antecedente alle Sonate di Chopin lo si trova soltanto in Bach, in particolare nell’”Arte della fuga” e se si cerca invece un continuatore lo si trova in Debussy e poi in Stravinskij. Da Leopardi a Chopin: due grandissimi dell’arte con la quale hanno tessuto la loro vita.

Eugenio Scalfari – Il vetro soffiato – 27 novembre 2014 -

Lo Sapevate Che: Attenti a chiamarlo razzismo....

Facile accularli di razzismo, populismo, intolleranza. Gli abitanti delle periferie delle metropoli italiane sono una bomba sociale. Emersi sulla scena pubblica da un buco nero di accidia, inconcludenza e trascuratezza profondo anni e anni. Tor Sapienza a Roma e il Giambellino a Milano sono lì da sempre, città invisibili all’ombra delle città vetrina. Grumi di cemento, fastidiose fonti di problemi, ma anche serbatoi elettorali; da frequentare al massimo durante una frettolosa campagna elettorale. Quanti sono i quartieri disperati pronti a esplodere? E innanzitutto chi oggi conosce realmente la vita che si consuma nelle periferie? Chi ci abita. Come. Le dinamiche tra residenti storici e nuovi immigrati. Le paure. I luoghi dello spaccio. L’insorgenza di bande criminali. La mortificazione delle persone oneste. L’Italia Del Potere romano si era illusa di aver confinato nel Sud maledetto i mali di uno sviluppo senza progresso. Da sempre una informazione televisiva più incline allo spettacolo che alla conoscenza ha indugiato sul quartiere Zen di Palermo oppure su Scampia a Napoli come teatri della rappresentazione di degrado urbano. Visione rassicurante; laggiù l’arretratezza, altrove l’operosa e umile modernità. Improvvisamente invece ci troviamo tutti più brutti sporchi e cattivi. Perché la crisi economica fa male. Perché il welfare è saltato, anche quello familiare sconosciuto alle statistiche e agli uffici studi. Perché  l’immigrazione – gestita con abnegazione tra le onde del mar Mediterraneo e con approssimazione, per non dire peggio, sulla terraferma – ha creato conflitti sociali tra le fasce più deboli della popolazione. Perché il potere – se non è esercitato in maniera responsabile da chi ne ha la titolarità – viene abusato da chi se ne appropria in forme illegali. Così luoghi simbolo del buon vivere – Bologna, Rimini, Piacenza per esempio – si sono scoperti all’improvviso circondati da una terra di nessuno. Un tempo c’erano partiti di massa e le organizzazioni sociali capaci di connettere le periferie con il centro. Politici di borgata procacciatori di preferenze in cambio di piccoli interventi di manutenzione, di assistenza, di socialità. Clientelari, forse, ma comunque utili. Oggi neppure questo. Intere aree urbane dimenticate, grandi come una città media di provincia. Scaricare sul governo in carica, sull’ottimismo consolatorio di Renzi, le responsabilità dello sfascio metropolitano serve solo ad alimentare le pulsioni demagogiche. Però la questione esiste, non può essere elusa. Da troppo tempo non ci sono progetti di riqualificazione delle nostre città se non per quelle aree ad alto valore commerciale; Renzi se ne potrebbe fare promotore incalzando le burocrazie paralizzanti delle Regioni e dei Comuni: una sorta di “new deal” urbano in grado di dare speranza a cittadini spaesati e prospettiva al recupero edilizio. No non nuove costruzioni, sono già troppe, ma bonifica di quelle esistenti. Un piano simile avrebbe un duplice scopo: migliore qualità della vita e impulso all’economia. Un vero programma di lotta all’emarginazione sociale e alle nuove povertà: Il razzismo, il populismo, l’intolleranza non si contrastano con le parole o con le buone intenzioni, ma con politiche serie. Dalla parte dei più deboli. Prima che scoppi la guerra tra poveri (..). “E’ inutile stabilire se Zenobia sia da classificare tra le città felici o tra quelle infelici. Non è in queste due specie che ha senso dividere le città ma in altre due” scrive Italo Calvino in “Le città invisibili”. “Quelle che continuano attraverso gli anni e le mutazioni a dare la loro forma ai desideri e quelle in cui i desideri o riescono a cancellare la città o ne sono cancellati”. Sembra quasi una profezia. Ecco, chi saprà dar forma ai desideri dei cittadini più sfortunati? Una politica lungimirante, si spera, libera dalle vigliaccherie di fronte ai problemi strutturali. Il desiderio insomma di città migliori. E’ chiedere troppo?

twitter@VivinanzaL – Editoriale – Luigi Vicinanza – 27 novembre 2014 -

sabato 29 novembre 2014

Pensieri: Saluto....

Buona serata e buon fine settiana!
Al saggio non dispiace vivere e non teme di non vivere. La vita per lui non è un male, né è un male il non vivere. Ma come dei cibi sceglie i migliori, non la quantità, così si gode non il tempo più lungo ma il più dolce.
Epicuro
Foto di Il pensiero occidentale

Golosità salate per il Primo Piatto....

Pesto di Nocciole
 Per 4 persone

Un ciuffo di basilico, un ciuffo di prezzemolo, 1 spicchio d’aglio, 3 cucchiai di nocciole tostate e tritate, 40 gr di pecorino grattugiato, 40 gr di parmigiano grattugiato, olio, sale e pepe.

Pulire le foglie  del basilico e del prezzemolo e tritarle finissime con lo spicchio d’aglio e una presa di sale e pepe. Mettere il composto in una ciotola e unirvi le nocciole tritate, unire l’olio a filo, mescolando delicatamente sino ad ottenere una crema liscia.

 Pesto di Noci
 Per 4 persone

2 ciuffi di basilico, 2 spicchi d’aglio, 80 gr di pecorino  grattugiato, 3 gherigli di noci, 25 gr di pinoli, olio, sale, pepe.

Frullare nel mixer l’aglio, il basilico a foglie, i pinoli e i gherigli di noci spezzettati. Diluire con poco olio a filo, e aggiungere il formaggio, mescolare e aggiungere ancora olio fino ad ottenere un composto morbido. 

 Pesto di Broccoli
 Per 4 persone

300 gr di broccoli, 2 cucchiai di pinoli, 1 spicchio d’aglio, 1 cipolla, parmigiano grattugiato, 110 ml di olio, 1,5 dl di panna, origano secco.

Cuocete in acqua bollente salata 300 gr. di broccoli, ridotti in cimette, scolatele appena assumono un colore verde brillante, immergeteli in acqua fredda e sgocciolateli nuovamente. Frullate i broccoli con 2 cucchiai di pinoli, uno spicchio d’aglio schiacciato, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, infine unite 60 ml di olio, fino ad ottenere un composto granuloso. Sbucciate e schiacciate uno spicchio d’aglio in una larga padella con 50 ml di olio, unite una piccola cipolla tritata finemente e cuocete fino a quando diventano trasparenti, aggiungete quindi il pesto di broccoli. Lasciate insaporire per qualche minuto, poi versate 1,5 dl di panna e lasciate sobbollire fino a quando la salsa inizia ad addensarsi, salate e pepate.

Pesto di Agrumi
 Per 4 perone

Un ciuffetto di foglie di menta, una manciata di foglie di prezzemolo, un cucchiaio di pistacchi, 1 cucchiaio di capperi dissalati, 50 gr di parmigiano grattugiato, la polpa di 1 arancia non trattata e pelata al vivo, 5 pomodorini datterini, olio evo, sale.

Lavare le foglie di menta e il prezzemolo. Mettere tutti gli ingredienti (escluso il parmigiano) in un robot e frullare, aggiungendo 6 cucchiai di olio. Sistemare il composto in una ciotola e aggiungere il parmigiano mescolando accuratamente. Aggiungere se serve un po’ di sale. Mentre cuoce la pasta, prelevare 3 cucchiai di acqua e aggiungerla alla preparazione

Lo Sapevate Che: Ricerche da paura...

Spino dal panico per l’epidemia di Ebola, il governo statunitense ha preso la decisione, attesa da molto tempo imporre una moratoria su tutti gli esperimenti che puntano ad aumentare le capacità di tre virus particolarmente pericolosi, influenza, Mers e Sars. Sono stati sospesi tutti i finanziamenti pubblici e sono stati invitati a interrompere il loro lavoro anche i ricercatori che utilizzavano fondi privati. La moratoria verrà utilizzata per stabilire nuovi criteri con cui valutare le ricerche, per poterne soppesare rischi e benefici e decidere quali approvare. Il dibattito su questi studi iniziò circa tre anni fa, quado due gruppi annunciarono di aver modificato il virus H5N1 – un’influenza aviaria che non si trasmette tra mammiferi e quindi neanche all’uomo – per metterlo nelle condizioni di infettare anche i furetti, che sono mammiferi e quindi molto più simili a noi degli uccelli. La notizia del nuovo H5N1 impaurì l’opinione pubblica e fu concordata una moratoria di un anno durante il quale il governo stabilì nuove regole. Ma oggi alcuni lavori riguardanti ceppi modificati di influenza hanno riacceso le paure. Il fatto, però, è che si tratta di studi molto importanti per la salute pubblica. Per esempio, Stanley Perlman, biologo dell’università dello Iowa, ha dovuto interrompere una ricerca  in cui puntava a creare un ceppo di virus  Mers in grado di infettare i topi, per poter poi usare questi animali per testare nuovi medicinali e vaccini. La paura è ovviamente che questi virus possano, per errore o per le mani di terroristi, uscire dai laboratori e dare luogo a una mortale epidemia. E in realtà, guardando la storia, è facile capire come il vero rischio non siano i terroristi, ma i ricercatori animati da buone intenzioni. Negli ultimi mesi sono infatti stati scoperti molti casi in cui agenti pericolosi non sono stati trattati nel modo corretto. Secondo Richard Ebright, esperto in sicurezza biologica presso la Rutgers University, nei soli laboratori statunitensi vengono documentati in media 200 incidenti all’ano in cui vengono persi o rilasciati campioni di armi biologiche. Ed è del luglio scorso la notizia del ritrovamento in un laboratorio statunitense, da parte degli addetti alle pulizie, di alcune fiale di vaiolo, malattia considerata ufficialmente eliminata dal pianeta, almeno in natura, fin dal 1980. Ora la comunità scientifica ha di fronte un lungo periodo di lavoro e autocritica, per produrre nuove regole che limitino gli evidenti rischi associati a olte ricerche sui virus.

Aldo Conti – Epidemie – L’Espresso – 27 novembre 2014 -

Lo Sapevate Che: Mangiate cinghiale e la crisi passerà...

Grande soddisfazione tra i leader mondiali che hanno partecipato al G20. L’ottimismo è motivato anche dal successo di un importante esperimento dimostrativo svoltosi  dietro le quinte. La mascotte Freddy, un enorme tacchino di ventotto chili già vincitore del premio Obelix, è stato nutrito  con un sondino gastrico per tutta la durata del vertice. Prima di esplodere, con un festoso botto che è sembrato di buon augurio ai presenti, aveva raggiunto e superato i quaranta chili. “E’ la prova che la crescita è ancora possibile”, spiegato in un comunicato congiunto i capi di governo. Ecco le principali misure per favorire la crescita. Consumi Fino ad oggi i consumi sono stati facoltativi: è uno dei punti deboli dell’economia mondiale. “per troppi anni – spiega l’economista Jeff Kaposky – ci siamo permessi il lusso di far dipendere il Pil dalle decisioni quotidiane di persone raramente all’altezza di un compito così delicato: i consumatori. Basta che un cretino qualunque decida di non cambiare l’automobile ogni due anni, o una casalinga depressa decide di fare a meno della lucidatrice, o un giovane indolente non si mette in coda per comperare ogni sei mesi un nuovo smartphone, e l’intero sistema rischia di andare a ramengo”. Per ovviare al problema il G20 ha raccomandato ai governi di creare un Paniere dei Consumi Doverosi, che stabilisce per ogni cittadino un tetto minimo di acquisti mensili. In Italia, secondo indiscrezioni, il paniere prevede, ogni mese e pro-capite, l’acquisto di un paio di pantofole, un ventilatore, due zamponi, una cuffia da piscina, dieci azioni del Monte dei Paschi, un cappello di paglia e due sacchi di terriccio acido per ortensie . – A chi protesta perché, per esempio, non coltiva ortensie – spiega una nota del ministero dell’Economia – facciamo presente che il criterio adottato non si basa sulle necessità, per altro volubili, dei consumatori, ma sulle merci che è più urgente smaltire perché rimangono in magazzino anche per anni, con un inaccettabile danno per la collettività”. Equitalia Oltre al tradizionale ruolo di esattoria fiscale, Equitalia manderà nelle nostre case una cartella di ingiunzione con l’elenco delle merci non consumate. Il calcolo verrà fatto sulla base degli studi di settore, come già avviene per il redditometro. Il consumometro ci dirà quanto ognuno di noi, a seconda della stazza, deve consumare in media ogni mese. Se non presenteremo scontrini che dimostrino il raggiungimento dell’obiettivo assegnato, dovremo metterci in regola. Esempio: secondo il consumometro, ogni italiano residente in zone rurali deve dimostrare di avere mangiato almeno cinque porzioni di polenta e cinghiale al mese, allegando il certificato medico con la diagnosi di gotta. Se non lo fa, può decidere se preferisce ingerire allo sportello di Equitalia, sotto sorveglianza dell’impiegato, il cinghiale di sua competenza, oppure pagare una penale in denaro. Giappone Il Giappone è  nuovamente in recessione. Un atteggiamento inaccettabile e particolarmente deludente da parte di un Paese che ci aveva fatto credere di essere disciplinato e laborioso. La comunità internazionale  sta valutando severe misure disciplinari a carico di Tokyo e nel frattempo deve fare i conti con le notizie, davvero gravi, che arrivano dal profondo della società giapponese. Nei sondaggi la voce “lavoro”, tradizionalmente ai vertici del gradimento nazionale, ormai viene oltre il ventesimo . Ai primi quattro posti “girare i pollici”, “prendere il sole”, “fare la siesta” e “andare in bicicletta contromano”. Se il contagio dovesse arrivare anche in Cina, dicono gli esperti economici, la recessione mondiale, durerà chissà quanti anni. A meno di trovare un tacchino in grado di esplodere solo dopo avere passato i cinquanta chili.

Michele Serra – Satira preventiva – L’Espresso – 27 novembre 2014 -

venerdì 28 novembre 2014

Pensieri: Saluto...

Buon Venerdì a tutti!

La Natura insegna: le femmine sono più forti, autosufficienti e spesso addirittura dominatrici. Così è in molte specie animali e così, sempre di più, sarà nell'evoluzione futura. Avviene nel mondo animale, ma il processo è avviato anche tra gli uomini, già oggi in crisi d'identità, fragili e bloccati dalla loro incapacità a uscire dallo stereotipo obsoleto del "maschio tutto testosterone". Eppure una via d'uscita ci sarebbe: rendersene conto e abbandonare "la cartolina patinata" e rassicurante di un passato che non c'è più, condizione indispensabile per riacquistare un ruolo utile e positivo. Perché, tranquilli, anche se in natura il sesso ha mille sfumature e inclinazioni (e meno male), per la riproduzione, “mescolare geni tra maschi e femmine produce incessantemente diversità, il che rende più robuste e sane le popolazioni biologiche".

_Telmo Pievani_

“Il maschio è inutile”, Rizzoli


Scultura di Gavin Kenyon - “Four Sentinels” - installata in Corso Indipendenza a Milano
Carla Cassinelli Bianco - Foto Cultura Inquieta

Venerdì di Pesce...

Tortino con Salmone
 Per 4 persone

2 fette di salmone di circa 300 gr l’una, 200 gr di panna liquida, 1 pezzetto di cipolla, la mollica bagnata nel latte di una pagnotta di pane, leggermente strizzata, 200 gr di funghi porcini surgelati, 1 cucchiaio di prezzemolo tritato, burro, sale e pepe.

In 40 gr di burro fate leggermente imbiondire a fuoco basso la cipolla tritata. In una ciotola mettete la mollica di pane, i funghi crudi, tagliati a fettine sottili e il prezzemolo, aggiungetevi la cipolla con il condimento, sale e pepe e mescolate. Ungete abbondantemente di burro una pirofila, appoggiatevi una fetta di salmone che spalmerete con il composto di funghi. Coprite con l’altra fetta di salmone, versatevi sopra la panna calda, cospargete con fiocchetti di burro, sale e pepe. Mettete la pirofila in forno per circa mezz’ora, fin che sia cotto, bagnandolo di tanto in tanto con il sugo di cottura. Distribuitevi del prezzemolo tritato e servitelo con patatine lessate.
Volendo la preparazione si può anche cuocere sul fornello a fuoco basso.


Moscardini al verde con Topinambour
 Per 4 persone

1 kg di moscardini, 800 gr di topinambur, 150 gr di verdure miste per soffritto tritate,
1 spicchio d’aglio, 80 gr di olive taggiasche, 1 dl di vino bianco secco, un ciuffo di prezzemolo, olio, sale, pepe.

Privare i moscardini delle cartilagini interne e degli occhi. Lavarli e lessarli per 10 minuti , scolarli bene e tenere da parte l’acqua di cottura. Pelare i topinambur, lavarli e tagliarli a tocchetti. In un tegame con 3 cucchiai d’olio far rosolare l’aglio, schiacciarlo con i rebbi di una forchetta ed eliminarlo. Unire le verdure tritate  miste e aggiungere i moscardini tagliati a pezzetti e i topinambur. Insaporire il tutto con sale e pepe. Bagnare con il vino e 1 dl di acqua di cottura dei moscardini tenuta da parte. Continuare la cottura a fuoco moderato per 25 minuti. Aggiungere le olive nere e il prezzemolo pulito e tritato. Mescolare con delicatezza e togliere dl fuoco.

Nasello Grigliato
 Per 4 persone

4 tranci di nasello di circa 150 gr l’uno, 1 limone, salvia, rosmarino, origano erba cipollina, prezzemolo, olio, sale e pepe.

Spremete il limone e mescolatene 4 cucchiai con 3 cucchiai d’olio, un cucchiaino di sale, un pizzico di pepe , e tute le erbe tritate o secche, un cucchiaino per ognuna. Sistemate i tranci di pesce, lavati, asciugati e puliti da eventuali spine, in un contenitore che li contenga tutti in un solo piano e versateci sopra l’intingolo preparato. Rigirateli più volte e coprite il contenitore, fate marinare per mezz’ora in frigorifero. Sistemate il nasello prelevandolo dalla marinata, in una pirofila e fatelo cuocere in forno preriscaldato a 230° per circa 20 minuti, bagnandolo una volta con la marinata a metà cottura. Servite il pesce direttamente dalla pirofila. Squisito e magrissimo.... 

Lo Sapevate Che: 100 milioni di motivi d'ottimismo: quanti i neonati salvati...

Ventiquattro anni fa, a Dalocha, in Etiopia, a Sebsebila Nassir. Non aveva nemmeno un nome, perché  in Etiopia perdere un bambino era un evento tragico talmente diffuso che c’era l’usanza di aspettare che i neonati superassero le prime (e più pericolose) settimane di vita, prima di darglielo. A quell’epoca, più o meno un bambino etiope su 5 moriva prima del quinto anno di età, una tragedia che aveva colpito anche due dei fratelli di Sebsebila. Come mostra chiaramente il rapporto annuale delle Nazioni Unite sulla mortalità infantile, (..) tutto questo comincia finalmente a cambiare. Nel 1990, l’anno in cui è nata Sebsebila, 12,7 milioni di bambini morivano prima del quinto anno di età. L’anno scorso, secondo le stime degli statistici dell’Onu, questo numero è sceso a 6,3 milioni. E anche se difficile provare qualcosa di diverso dal dolore quando muore un bambino, io mi sento ottimista per il futuro, anche di fronte a una cifra così spaventosa. E vi spiego perché.  6 milioni e 300 mila bambini che muoiono prima dei 5 anni non sono certo pochi, ma non sono mai stati così pochi. Ogni anno, da almeno 43 anni, il tasso di mortalità  infantile non fa che diminuire. La ragione sta in parte nei benefici portati dalla tecnologia, dalla riduzione della povertà e dall’aumento della qualità di vita in ogni parte del mondo. Ma i progressi più eclatanti non sono avvenuti spontaneamente, bensì grazie a uno sforzo deliberato e concertato per garantire la sopravvivenza dei più piccoli. Nel 2000 la comunità mondiale ha stabilito che la riduzione della mortalità infantile rappresentava una priorità, inserendola fra gli otto Obiettivi di sviluppo del millennio. E insieme, il mondo si è impegnato per 14 anni per raggiungere questo traguardo. Come comunità globale, abbiamo messo in campo uno sforzo imponente per garantire a ogni bambino, in ogni Paese, cure mediche migliori, zanzariere trattate con insetticida per proteggere dalla malaria e vaccini contro le malattie più letali. C’è ancora parecchia strada da fare per raggiungere l’ambizioso obbiettivo di una riduzione dei due terzi della mortalità infantile, ma i progressi sono indiscutibili. Solo nell’arco della vita di Sebsebila, questa piaga è stata quasi dimezzata. Il mondo ha salvato quasi 100 milioni di bambini, al ritmo di 17 mila vite ogni giorno. I numeri muovono in una sola direzione, la direzione giusta. E la tendenza si sta accentuando dall’inizio degli anni 90 a oggi, il tasso annuo di riduzione della mortalità infantile è triplicato. Queste linee di tendenza dimostrano che quando si investe in salute, i risultati arrivano. E sappiamo che con il calo della mortalità infantile aumenta il numero di bambini che non si ammalano e la prosperità delle comunità: un bambino che nasce oggi ha più opportunità di quante non ne abbia mai avute di realizzare appieno il proprio potenziale. Le misure che concorrono a salvare la vita ai bambini li fanno anche vivere meglio. Due anni fa, Sebsebila ha avuto a sua volta una figlia. Lei era nata sul pavimento di terra della casa dei suoi genitori: sua figlia invece è nata in una struttura sanitaria, dove madre e bambina sono state assistite da personale specializzato. Poco dopo la nascita, la bambina è stata sottoposta ai primi vaccini. Ma ancora più straordinario è quello che è successo dopo: Sebsebila ha dato un nome alla sua bambina lì, nell’spedale. Ha decisa di chiamarla Amira, che in arabo significa “principessa”. I tassi di mortalità infantile in Etiopia sono scesi così precipiosamente che Sebsebila può affrontare la maternità con più fiducia nella salute di sua figlia, e più certezza nel suo futuro, di quella che avevano i suoi genitori quando è nata lei. Storie come quella di Sebsebila e Amira sono ragioni per mostrarsi ottimisti, ma anche per essere impazienti. Servirà un’azione decisa per portare il tasso di mortalità infantile il più vicino possibile allo zero entro il prossimo anno. Abbiamo undici mesi prima della pubblicazione del prossimo rapporto dell’Onu. Che cosa ci sarà scritto dipende da noi, a partire da oggi.

Melinda Gates – gatesfoundation.org – Donna di Repubblica – 15 novembre 2015 -

Lo Sapevate Che: E' il tempo di ribellarsi, ma dai ventenni di oggi non possiamo pretenderlo.

Dire “incazzatevi” a una platea di giovani, come ha fatto in tv Vauro, è in effetti un po’ troppo facile. Quando ci si rivolge a un ventenne di oggi, un ventenne degli anni Settanta dovrebbe avere ben chiaro che sta parlando a una persona troppo angosciata dalla ricerca di un posto di lavoro per occuparsi anche dei destini della società o del Pianeta, per avere anche soltanto la forza e l’immaginazione di pensare a un mondo diverso. La disoccupazione giovanile in Italia e in Europa, soprattutto nel Sud Europa, dov’è cresciuta in media dal 180 per cento soltanto dal 2007, non è un effetto inevitabile della crisi. E’ una scelta politica che garantisce lo status quo. Rendere intere generazioni di giovani precarie, insicure, più povere e ricattabili è una garanzia per chi non vuole cambiare modello di società. Un’altra scelta politica parallela è stata quella di tagliare ovunque i fondi per la scuola pubblica. Bloccare la distribuzione del sapere significa fermare l’ascensione sociale e marciare verso una società di caste dove l’ingiustizia è accettata ormai nel senso comune. Ci ha meno di trent’anni oggi ha sperimentato per tutta la sua vita uno dei più incredibili e rapidi salti all’indietro della storia, almeno in termini di distribuzione della ricchezza. In pratica un giovane nato a metà degli anni Ottanta o al principio dei Novanta si trova oggi a vivere in una società che per differenze sociali e opportunità assomiglia molto più al 1910 che non a quella in cui hanno vissuto i loro padri. Con una differenza fondamentale, però. Che i giovani di un secolo fa avevano ben presente il concetto d’ingiustizia sociale e la necessità di dover cambiare insieme quel mondo. I ventenni di oggi sono invece spinti a considerarsi impotenti, isolati e anzi colpevoli. Anche da chi in buona fede, come Vauro, li incita a ribellarsi. Si sentono “sfigati”. “Sfigato” è l’insulto che si scambiano più spesso sui social network e altrettanto spesso se lo lanciano da soli. Sfigati in perenne lotta per la sopravvivenza con altri sfigati, pensionati, cinquantenni con altri (pochi) diritti in più, o magari ancora più sfigati, come i migranti. E’ questa depressione dei giovani, fra i tanti, il più ignobile effetto di una propaganda trentennale che ha invaso ogni angolo della società, attraverso un martellamento quotidiano, dentro quella guerra dei ricchi contro i poveri che ci ha fatti regredire di un secolo. Con l’entusiastica adesione anzitutto di media sempre più servili ai grandi interessi e piegati al pensiero unico. E dov’erano, da che parte eravamo noi, che oggi chiediamo ai giovani di ribellarsi?

Curzio Maltese – Contromano - Il Venerdì di Repubblica – 21 novembre 2014 -

giovedì 27 novembre 2014

Speciale: Piatti Unici...

Risotto con piselli e Seppie
Per 6 persone

 ½ chilo di riso, 1 chilo di seppie, 1 confezione di piselli surgelati da 450 gr, 1 cipolla piccola, 2 spicchi d’aglio, olio, salsa di pomodoro, una noce di burro, sale e pepe q.b.

Pulite e togliere l’osso e l’inchiostro alle seppie, lavarle accuratamente e tagliarle a piccoli pezzi. In una padella unire una cipolla affettata, 2 spicchi d’aglio e farli dorare nell’olio. Aggiungere le seppie e farle cuocere per 15 minuti a pentola coperta. Unire i piselli e cuocere per circa 5 minuti.Aggiungere il sale e pepe e la passata di pomodoro. Versare poi il riso, lasciarlo insaporire. Portare a cottura, aggiungendo acqua calda, poco a poco. Mantecare con una noce di burro e servite.


Cous Cous al Pollo e Verdure
Per 6 persone

400 gr di cous cous, (oppure una confezione di cous cous precotto), 2 cucchiai di olio, una melanzana, 2 cipolle, una zucchina, 4 pomodori maturi o anche in scatola, 2 carote, sale, una presa di coriandolo in polvere, una presa di zafferano, un pollo del peso di un chilo, un peperoncino rosso piccante, 200 gr. di ceci già cotti o in scatola, 30 gr. di burro.

Bagnate il cous cous con ½ lt di acqua calda, poco salata e mescolate bene, quindi strofinate i granelli fra le mani, per separarli bene e lasciateli gonfiare per 10 minuti. Portate a bollore ½ li d’acqua, ricoprite un setaccio con una garza o un canovaccio, mettete sopra il cous cous e fatelo cuocere a vapore per 15 minuti. Nel frattempo tagliate la melanzana e la zucchina a fette sottili, tritate grossolanamente le cipolle, tagliate i pomodori a piccoli pezzi e le carote a fettine sottili. In un tegame con olio, fate soffriggere velocemente le melanzane da entrambi i lati e tenetele al caldo. Nello stesso tegame unite i pomodori, cipolle, zucchine e carote. Coprite e lasciate cuocere per 20 minuti lentamente. Unite nel tegame anche le melanzane e insaporite le verdure con sale, coriandolo, zafferano e peperoncino. Lavate e pulite il pollo, privatelo delle ossa e tagliatelo a grossi pezzi. Aggiungeteli al tegame delle verdure e unite pure i ceci, sgocciolati. Coprite e cuocete fino a cottura del pollo. Unite il burro a fiocchetti al cous cous, mescolate bene e ponetelo nel piatto di portata. Sopra sistemate pollo e verdure e servite.

 Rotolo di Pasta Vegetale
Per 6 persone

350 gr di farina, 1 kg di zucca già pulita, ½ cavolo verza, 3 scalogni, 4 uova, brodo vegetale, parmigiano grattugiato, noce moscata, burro, olio sale, pepe.

Mettere la farina a fontana in una grossa terrina, mettere al centro 3 uova, 1 cucchiaio d’olio, un cucchiaino di sale. Lavorare gli ingredienti con le mani sino ad avere un impasto omogeneo. Avvolgere la pasta in una pellicola e lasciare riposare per ½ ora. Lavare la zucca e ridurla a tocchetti. Pulire la verza eliminando le foglie brutte esterne e tagliarlo a listerelle. Pulire gli scalogni ed affettarli finemente. In un tegame con 2 cucchiai d’olio e 30gr di burro, far soffriggere ½ degli scalogni, far soffriggere e aggiungere la zucca, lasciar insaporire, aggiungere un bicchiere e mezzo di brodo caldo, salare e lasciare cuocere a tegame coperto per 10 minuti. Togliere le verdure dal fondo di cottura e unirvi l’altra metà degli scalogni e la verza. Mescolare e cuocere le verdure coperte per 10 minuti. Aggiustare di sale, e a tegame scoperto fare asciugare il fondo di cottura. Frullare la prima preparazione di zucca e scalogni. Mettere il composto in una terrina, unirvi l’uovo, 60 gr di parmigiano grattugiato, 1 grattata di noce moscata. Mescolare bene e unirvi la seconda preparazione di cavolo e scalogni con il loro fondo di cottura. Se l’impasto risultasse troppo asciutto, aggiungere per poterlo amalgamare bene ancora un po’ di brodo caldo. Aggiustare di sale e pepe. Appoggiare la pasta su di un piano di lavoro infarinato e stenderla in uno sfoglia rettangolare ad uno spessore di 1 millimetro abbondante. Trasferirla su un canovaccio pulito. Mettervi nel centro il composto di verdure, lasciando attorno un bordo libero di 3 cm. Arrotolare la pasta sul ripieno facendo attenzione a non far fuoriuscir il ripiene. Chiudere perfettamente il rotolo nel canovaccio e legare con refe da cucina. In una casseruola che possa contenere comodamente il rotolo, portare abbondante acqua salata in ebollizione ed immergervi il rotolo. Cuocere a casseruola coperta per 35 minuti. Scolare delicatamente il rotolo, togliere il refe e il canovaccio. Tagliarlo a fette e appoggiarle in una pirofila unta di burro. Cospargere le fette con burro fuso e parmigiano grattugiato. Mettere in forno preriscaldato a 220° e far grigliare per 8 minuti.

Lo Sapevate Che: Venti cose che un uomo non dovrebbe mai dire...

Non ho, fidatevi, niente da insegnare a mariti, fidanzati, boyfriend, compagni o come si chiamano oggi, nel vocabolario delle formule corrette e correnti, coloro che vivono stabilmente con una donna. Se qualche giorno fa ho raggiunto 45 anni di matrimonio volati leggeri quasi senza che me ne accorgessi, questo traguardo non fa di me un esperto né un consigliere ed è occio che il merito di questa longevità coniugale spetti interamente alla meravigliosa ragazza (..) che conobbi quasi mezzo secolo fa e che da allora mi tollera. Ma – c’è sempre un “ma” a questo punto – qualche briciola d’esperienza in tanti anni si accumula e si condensa in annotazioni che ho confrontato con aici più o meno fortunati di me e formano il repertorio stabile, ho scoperto, anche per i monologhi di comici. Le riassumo nelle 20 cose che un uomo non deve mai dire alla propria compagna e che, se non garantiscono una lunga e felice relazione, evitano almeno giornate tempestose. Eccole, se così vi piace.
1)Hai messo un po’ di peso. 2) Ma che hai fatto ai capelli?. 3)Ora non possiamo parlare, sto guardando la partita. 4)Non i dire che ti metti quel vestito…5) C’era proprio bisogno di un’altra borsa/paio di scarpe?. 6) I tuoi figli – sottolineando il “tuoi” – ne hanno combinata un’altra. 7) Perché non chiedi la ricetta di mia madre?. 8) Adesso, però, calati. 9) Quella è più carina di e solo perché è più giovane. 10) Che giorno è il nostro anniversario?. 11)Mi sembra di sentir parlare tua madre. 12) E’ quel periodo del mese?. 13) Ho notato che la vera non ti esce più dall’anulare. 14) Per il nostro anniversario ti ho regalato un abbonamento a una palestra. 15) Carino questo abito, mi ricorda molto la mia prima ragazza. 16) Le rughe ti donano. 17) Lascia stare, è meglio che lo faccia io. 18) Se proprio vuoi uscire questa sera, usciamo. 19) Ti sei dimenticata di nuovo le chiavi?. 20) Adesso te lo spiego.
Ci sarebbe poi l’ampio e articolato capitolo del sesso, sul quale tuttavia ciascuno di noi porta il peso dei propri errori, ansie e goffaggini, riassumibili, per la parte maschile, nella fatale domanda: “E’ piaciuto anche a te?”. Alla quale le nostre partner sono costrette a rispondere sempre di sì, dunque distruggendo o la loro credibilità o il notoriamente fragilissimo ego maschile. Ammesso che già non sia stato devastato dalla proverbiale osservazione di lei che, nel momento culminante, osserva, per altro correttamente, che ci sono infiltrazioni d’acqua nel soffitto ed è ora di ripingerlo. Non esistono, purtroppo, formule inverse, capaci di garantire quel “vissero felici e contenti” che ormai le statistiche demoliscono quotidianamente. Se proprio si volesse cercare un granello di polvere magica la si dovrebbe cercare laddove il trascorrere del tempo, della familiarità, e del micidiale “già so che cosa stai pensando” rendono spesso raro e prezioso il riso. Non quello che ancora si getta sulle coppie che escono dal rito civile o religioso, ma quello che stira le labbra e scuote per un istante il petto. Noiosissime e approfondite ricerche, saggi ponderosi e suggerimenti di specialisti concordano nell’indicare nella capacità di trovare un filo di umorismo anche nelle situazioni più incandescenti il meccanismo che aiuta a sdrammatizzare e a ricomporre. Il segreto è naturalmente quello di ridere “con” lei o “con” lui, non “di” lei o “di” lui, quando dimentica le chiavi della macchina dentro la macchina chiusa, quando il girovita si allarga o la suocera piomba in casa per una visita inattesa e inizia a lanciare sguardi severissimi sul disordine domestico. Il primo requisito che una donna elenca tra ciò che lei cerca nell’uomo ideale non sono la bellezza, i soldi, la posizione (o almeno così dicono ai ricercatori per confortare noi maschi) ma il senso dell’ironia, se autoironia. La coppia che ride insieme resta insieme, dicono, ma io che ne so? Ora purtroppo non ho tempo da dedicare a mia moglie, perché devo scrivere questa rubrica.

Vittorio Zucconi – Donna di Repubblica – 15 novembre 2014 - 

Lo Sapevate che: Ossessioni fa rima con Berlusconi...

Non sarà magnifica, ma un’ossessione lo è davvero. Quella di Berlusconi per la salvezza sua dai processi, e delle sue aziende dai guai; e quella della sinistra che non sa vivere senza un nemico, immancabilmente lo stesso, di cui non è riuscita a liberarsi in vent’anni e di scontri e di inciuci. Ecco allora che l’ossessione rispunta ancora, stavolta per bocca di Pier Luigi Bersani: “Dopo l’ultimo incontro Renzi-Berlusconi, il titolo Mediaset ha guadagnato il 6 per cento: allora ‘sto patto bisognerebbe allargarlo a tutte le imprese, no a una sola….”. Del resto, già tre mesi fa (..) . Pier Ferdinando Casini immaginava che al Nazareno si fosse parlato anche della salvezza di Mediaset. Diaciamo la verità; di B. verrebbe voglia di non parlare più, di lasciarlo alle cure affettuose di Rossi & Pascale, di ignorare le sue visite in auto blu con scorta da quei povericristi di Cesano Boscone. Poi, però, proprio quando sembra che il suo impero si sfarini, il colpo di coda: perché l’uomo sarà pure la pallida copia di quello che fu, ma il berlusconismo ancora resiste nella pancia del paese. Così ogni volta l’ex Cav. Annuncia abdicazioni e finali di partita che tali non sono. E che potrebbero concretizzarsi solo a patto che… Appunto. Che B. pensi agli affari suoi lo sanno anche i bambini. Anzi, la stessa “discesa in campo” – preparata fin dal 1992, quando Mani pulite mise per la prima volta il naso nella Fininvest, e annunciata in tv bel 1994 – fu decisa proprio per salvare l’azienda: altrimenti, parola di Marcello Dell’Utri, “Silvio sarebbe finito come Angelo Rizzoli”. O come Bettina Craxi, che fino a quel momento lo aveva difeso dalla Dc di De Mita decisa a mettere in discussione il duopolio Rai-Fininvest e strappargli una rete tv. Da allora in  poi non c’è stato appuntamento in cui i due  tormenti, giudiziario e aziendale, non siano divenuti questioni politiche dirimenti. Nel 1994, per esempio, assieme all’invito a comparire per un’inchiesta su Telepiù, su Berlusconi si abbatte anche la prima sentenza della Corte costituzionale che lo obbliga a disfarsi di Rete4. Quasi contemporaneamente, regista D’Alema, i suoi alleati Bossi e Buttiglione lo tradiscono, lasciano il governo senza maggioranza e lo costringono a cedere il passo. Cosa che B. fa, ma a condizione che nessuno tocchi Fininvest. E il governo Dini che arriva subito dopo ignora il dettato della Corte…Patto d’antan. Che Francesco Cossiga, non più Capo dello Stato, cercherà di ufficializzare lanciando nel 2002 l’idea di un salvacondotto, insomma di un qualche fantasioso marchingegno che conceda a Berlusconi, l’immunità purché abbandoni la politica. Esilio in patria. Perché Meravigliarsi, dunque, se l’intesa Renzi – Berlusconi davvero comprendesse anche la salvaguardia di Mediaset? Tanto più che è alle viste una ristrutturazione dell’impero: Mediaset premium, la pay-tv, lascerà la casa madre per diventare una SpA aperta a nuovi soci: Murdoch? Telecom? E’ una partita troppo importante dalla quale dipende il futuro della famiglia: non si può abbandonare il campo proprio ora che far saltare il banco porterebbe solo guai, si ripete B, Anche se stavolta l’antico ricatto si è rovesciato e dalla parte del “prendere o lasciare” c’è Renzi. Questa Seconda Repubblica, insomma, sembra non voler finire mai. E nemmeno quell’ossessione che impedisce di pensare ad altro. Torna alla mente ciò che scrisse Montanelli alla caduta del primo governo Berlusconi: “Finalmente! Finalmente ci siamo liberati di questa ossessione. Finalmente potremo ricominciare a discutere della pubblica amministrazione e della pubblica finanza senza il timore che qualsiasi proposta venga propugnata o combattuta secondo gli interessi di Berlusconi…Finalmente potremo occuparci di problemi che non siano soltanto la Fininvest di Berlusconi…Finalmente la Corte di Cassazione potrà avallare o bocciare sentenze che non siano in odore di favoreggiamento o di danneggiamento di Berlusconi…Finalmente potremo rialzare la testa…” Correva l’anno 1995.
Twitter@bmanfellotto

Bruno Manfellotto – Questa Settimana – L’Espresso – 27 novembre 2014

mercoledì 26 novembre 2014

Specialità Dolci e Salate....

Pagnotta al Formaggio e Prosciutto
Per un pane da 1 kg, 10 porzioni

500 gr di farina bianca, 200 gr di parmigiano grattugiato, 150 gr di prosciutto crudo, un cubetto di lievito di birra, 2,5 dl di latte, 150 gr di panna acida, 80 gr di burro, sale.
Per accompagnare il pane: caprini poco stagionati, timo, alloro, maggiorana, noci e nocciole tritate.


Sbriciolare il lievito in una ciotola, in poco latte tiepido e fare riposare 10 minuti. In una terrina versare la farina e due cucchiaini di sale. Tagliare a dadini il prosciutto ed il suo grasso, fondere 50 gr di burro e unirlo al latte rimasto. Incorporare alla farina il latte con il lievito e il latte con il burro, la panna acida, il prosciutto e il formaggio. Amalgamate bene gli ingredienti e lavorate per 15 minuti l’impasto. Coprite e tenete in luogo tiepido, finchè il volume del composto non si sarà raddoppiato. Impastate rapidamente ancora una volta e formate una pagnotta ovale. Pratica sulla superficie tre leggere incisioni, e trasferitela sulla placca del forno, foderata di carta imburrata. Cuocete in forno preriscaldato a 220° per un’ora. Se la superficie del pane tendesse a scurirsi, copritela con carta di alluminio. Servitelo tiepido, tagliato a fette spesse e accompagnato con formaggi di capra spolverizzai con erbe aromatiche e con nocciole e noci tritate. 

Pan di Pere e Noci
 Per 6 persone

300 gr di farina, 1 bustina di lievito in polvere per torte salate, 2,5 dl di latte intero, 1 uovo, 2 pere non molto mature, 2 dl di vino bianco, 130 gherigli di noce spezzettati, burro, zucchero sale.

Lavare e pelare le pere, ridurle a fette spesse. Metterle in una casseruola con il vino bianco, 1 dl di acqua, farle cuocere sin che la polpa sia morbidissima. Scolare le pere e lasciarle raffreddare. In una ciotola mettere 40 gr di burro a cubetti ammorbidito a temperatura ambiente, l’uovo, 2 cucchiai di zucchero e una presa di sale. Lavorare il tutto con l’aiuto di un cucchiaio di legno, sin a ottenere un impasto cremoso. Aggiungere la farina con mischiata la bustina di lievito, i gherigli di noce, il latte a temperatura ambiente e il composto di pere. Lavorare bene gli ingredienti impastandoli, sino ad ottenere un impasto compatto e liscio. Rivestire uno stampo da plum-cake con carta da forno e mettervi l’impasto, livellare la superficie. Metterlo in forno preriscaldato a 200° per 40 minuti. Sfornare e sformare il pan di noci, lasciandolo raffreddare. Avvolgerlo in un canovaccio pulito, e lasciarlo riposare per 12 ore prima di servire. Ottimo per accompagnare saporiti formaggi e salumi.

Pane con la Zucca e le Nocciole
 Per 6 persone

350 gr di farina, 15 gr di lievito di birra, 350 gr di polpa di zucca, 0,8 dl di latte, 40 gr di nocciole, 200 gr di lardo, salvia, bacche di ginepro, chiodi di garofano, zucchero, olio, sale, pepe. Poca farina.

Fare a pezzi la zucca e cuocerla a vapore per 20 minuti. In una terrina, mescolare la farina con il lievito, un pizzico di zucchero e di sale, 5 cucchiai di olio, la polpa della zucca passata allo schiacciapatate, 5 foglie di salvia tritata e il latte tiepido. Impastare gli ingredienti sino ad ottenere un composto omogeneo. Trasferirlo su di un piano di lavoro infarinato e continuare a impastare ancora per 10 minuti. Formare una palla, inciderla in superficie nella parte superiore con una croce, coprirla con un canovaccio e lasciarla lievitare in luogo tiepido per una ora. Lavorare la pasta ancora per qualche minuto. Metterla in una pirofila alta rettangolare foderata da carta da forno unta di olio e cospargerla con le nocciole tritate. Fare attenzione che l’impasto non superi i 2/3 dello stampo. Mettere ancora a lievitare per mezz’ora. Mettere in forno preriscaldato a 220° per 40 minuti. Nel mentre tritare il lardo con 4 grani di pepe nero,  bacche di ginepro e un chiodo di garofano. Mescolare e tenere in frigorifero. Sfornare il pane sformarlo, attendere che si raffreddi. Servirlo affettato accompagnandolo con il lardo preparato.

Lo Sapevate che: Ma siamo proprio sicuri che la scrittura a mano sia destinata a sparire?

Nell’ottobre del 1942, battendo a macchina una lettera destinata a una coppia di amici, John Cheever esordiva così: “Scrivervi a mano non ha molto senso perché nessuno ha mai decifrato la mia calligrafia”. Non diceva per dire. La sua calligrafia non rendeva giustizia a ciò che scriveva: Era l’esatto contrario della sua prosa limpida: un intrico di segni illeggibili. E illeggibile parrà ai nostri discendenti anche la calligrafia di tutti noi. Lo dicono gli esperti, la scrittura a mano è destinata alla completa estinzione. Nel giro di cento anni, agli occhi dei comuni mortali, il nostro corsivo risulterà più oscuro dei geroglifici. Ma andrà davvero così? L’esperienza insegna che è sempre bene diffidare di certi vaticini. Negli anni Sessanta, mentre russi e americani si sfidavano a suon di missili e missioni spaziali, gli esperti annunciavano che nel 2000 avremmo trascorso le vacanze sulla Luna. Il terzo millennio è già iniziato da un po’ e il tempo libero lo passiamo invece su Facebook e navigando in internet. Chi avrebbe mai previsto una simile digitalizzazione della vita quotidiana? Tastiere e schermi tattili sono ormai più diffusi di quanto non lo fossero penne e quaderni in passato. Purtroppo è proprio l’inaspettata rapidità della mutazione a rendere credibile l’imminente scomparsa della scrittura a mano. Dobbiamo dunque rassegnarci? David Foster Wallace, scrittore non meno grande di Cheever, ha sempre preferito la penna alla tastiera: Ciò che scriveva a mano gli sembrava di gran lunga migliore di ciò che scriveva al computer . La sua adorazione per le penne era tale da considerarle alla stessa maniera in cui i giocatori di baseball considerano le mazze. Non tutte le penne erano uguali, per lui. Ce n’erano di speciali. Penne con le quali la scrittura pareva fluire da sé. “Penne da orgasmo”, così le chiamava rendendo perfettamente l’idea. Un’idea per nulla bislacca. Anche le neuroscienze ci dicono che, scrivendo a mano, memoria e concentrazione aumentano. La perdita maggiore è tuttavia un’altra. Pensiamo ai bambi sui banchi di scuola. Con penne e quaderni non imparano soltanto a scrivere. Sviluppano una personalità digitale. E’ proprio in questo consiste il lato più prezioso della calligrafia: possiamo mentire con le parole che scriviamo, ma il modo in cui le scriviamo rivelerà sempre chi siamo. Un dimenticato film di guerra degli anni Quaranta mostra alcuni soldati tedeschi che si infiltrano nella campagna inglese spacciandosi per ingegneri di Sua Maestà. Vengono scoperti da un contadino insospettito dal fatto che scrivano il 7 col trattino orizzontale, alla maniera dei continentali. La calligrafia ci smaschera come mai nessuna tastiera sarà in rado di fare. Perché rinunciarvi dunque? In fondo nemmeno Steve Jobs vi rinunciò del tutto. Ammise infatti che mai avrebbe avuto l’idea di inserire nel Mac diversi tipi di caratteri se al college non avesse frequentato un corso di calligrafia.

Tommaso Pincio –Il Venerdì di Repubblica – 21 novembre 2014 -

Lo Sapevate Che: Quando è lo Stato a calpestare i diritti...

E poi arriva la filosofia del rifiuto quel “Preferire sempre di no” di Ennio Flaiano, utile provocazione, tanto più motivata quanto più i accorgi che le parole che dici e quelle che ometti, consapevolmente o meno, hanno un peso specifico che sfugge al tuo controllo. E poi arriva la filosofia del rifiuto quando ti accorgi che diventi scudo per chi vorrebbe fare ma non fa (perché tanto ci sei tu) e per chi di fare non ha alcuna intenzione. E scudo anche per chi ti utilizza: per colpire quelli che crede siano stati tuoi amici o per esaltare quelli che crede siano i tuoi nemici. Sì perché gli amici e i nemici non te li scegli più, sono gli altri (pochi altri) che legendo le tue parole o sentendoti parlare, decidono con chi stai e chi detesti. Non riesci mai a scrivere sperando che si ragioni sul tuo messaggio, ma si finisce sempre sull’indagare le cause del tuo messaggio, le sue finalità, ma non quelle evidenti, sarebbe troppo facile, bensì quelle nascoste. Ci Sono Onnipresenti il Gruppo Bilderberg, le scie chimiche e perché uno che potrebbe parlare di tutto e che generalmente scrive di camorra, decide di parlare di unioni gay, di eutanasia, del modo di comunicare del presidente del Consiglio o di clickbaiting. Chi vuole aiutare? E chi vuole criticare? Magari non si vuole criticare o favorire nessuno, magari si sene il bisogno di esprimere la propria opinione su argomenti che spesso risultano marginali, quando dovrebbero essere affrontati quotidianamente. Se io studiassi o scrivessi solo di mafie, sarei incapace di fare qualunque tipo di valutazione su di loro, perché le mafie nascono, vivono, crescono, si nutrono e muoiono in questo mondo. Le organizzazioni criminali godono della mancanza di diritti, ovunque, nelle carceri tra gli uomini liberi. Usano le nuove tecnologie, cavalcano il malcontento o approfittano delle calamità naturali e dei momenti di prosperità. Ricostruiscono dopo i terremoti, dopo le alluvioni, bonificano dopo aver inquinato, salvano gli istituti di credito con le loro sconfinate liquidità provenienti dal narcotraffico. Perché non ti occupi di trattativa Stato-mafia? Perché non parli dello scempio che si sta facendo della Costituzione? Perché non parli di Israele e Palestina? Io rispondo che ritengo più utile scrivere di come per seicento studenti disabili a Napoli la scuola non sia ancora iniziata. La provincia ha interrotto l’erogazione dei fondi necessari e la situazione nel resto d’Italia non è migliore. Tagli ai fondi per i non sufficienti sono previsti in tutte le regioni, quindi non stupiamoci se in tutta Italia sono quasi centomila i ragazzi che non hanno insegnanti di sostegno. Fermiamoci a Riflettere su cosa comporta una situazione del genere. Lo Stato non è un’entità astratta, ma è l’insieme di norme che regolano la vita della comunità e coincide con la comunità stessa. Lo Stato è regole, amministratori e cittadini. Quindi se le disabilità non sono affrontate responsabilmente dallo Stato, come possiamo immaginare che la società possa considerare normali situazioni che sono di fatto ghettizzate dalle politiche nazionali? I casi di classi che si svuotano in presenza di alunni con handicap (o extracomunitari) sono realtà tangibili, è assurdo negarli. D’altra parte, come è possibile pretendere dal cittadino una consapevolezza maggiore rispetto a coloro che dovrebbero aver fatta propria quella consapevolezza? Come possiamo pretendere che ci sia rispetto quando i diritti civili sono calpestati e negati ogni giorno? Sconvolge leggere di quel professore che a Perugia avrebbe picchiato uno studente perché gay. Ma sconvolge davvero o possiamo dire che negare le unioni gay, impedire che i matrimoni contratti all’estero siano registrati in Italia, avvelena l’aria? Io credo che non ci sia modo migliore di difendere la Costituzione che parlando di diritti civili; che non ci sia modo migliore di contrastare le organizzazioni criminali che mettendo i cittadini in condizione di potersene occupare. Ma fino a quando una famiglia vedrà negato il diritto allo studio per il proprio figlio disabile, fino a quando vivrà la sua emarginazione come una inspiegabile ingiustizia, non crederà nello Stato e la filosofia del rifiuto sarà l’unica opzione possibile.

Roberto Saviano – L’antitaliano- L’Espresso – 27 novembre 2014 -

martedì 25 novembre 2014

Pensieri: Saluto...

Buongiorno! Buon Martedì a tutti!

Cultura Inquieta -

Ho rovistato dentro di me. Non tutto era in disordine. Qualcosa, poca roba, era al suo posto (o forse sono io a crederlo).
Ho trovato l’orgoglio, si l’orgoglio.
Perché siamo orgogliosi perfino con noi stessi, in quell’esserino piccolo che ci vive dentro fintanto non decidiamo di farlo crescere, una volta per tutte.
Sì, certo, non sarò io a dirti quanto ti occorre per maturare l’idea di una nuova vita nella tua vita. Non sarò io certo!

Chi penserà a dirti come realmente sei?
Chi credi sia così sincero con te se non quel “te stesso” che vive nella tua coscienza?
Non lasciare che risuonino ancora quelle parole “… Voce di uno che grida nel deserto … ”

“Parlo al cuore tuo … Ti ho fatto per me e quel tuo cuore non avrà pace fintanto non avrai pace in me.”

© Giuseppe Franco Arguto 
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Proteine...in compagnia!

Vitello Tonnato a modo mio
 Per 6 persone

800 gr di rotonda di vitello, 1 cipolla bianca, chiodi di garofano, cannella, alloro, aceto bianco, 10 acciughe sotto sale, 1 tuorlo d’uovo duro, capperi, burro, sale e pepe.


Mettere la rotonda di vitello in un recipiente di ceramica o terracotta. Irrorarlo con aceto diluito a metà con dell’acqua. Salare, unire la cipolla pulita a pezzi, 3 chiodi di garofano, 3 grani di pepe, un pezzo di cannella, 2 foglie di alloro. Lasciarlo in infusione sino alla mattina successiva. In un tegame  con 30 gr di burro unire la carne scolata dalla marinata e farla rosolare da tutte le parti. Unire le acciughe lavate, diliscate e asciugate, ridotte a pezzetti. Farle sciogliere e unire un cucchiaio di farina, spolverandola sulla preparazione, unire il tuorlo disfatto e la marinata della carne. Quando il fondo sarà ristretto, aggiungere una manciata di capperi lavati in acqua calda. Dopo qualche minuto chiudere il gas. Prelevare la carne e appoggiarla su un piatto di portata, affettandola finemente. Passare l’intingolo di fondo al setaccio o al passaverdura e ricoprire la carne con il sugo ottenuto.  Delizioso!


Polpettine proteiche Vegetali
 Per 4 persone

150 gr di soia rossa, 1 carota, 1 costa di sedano, 2 cipolle, un ciuffo di prezzemolo, 1 foglia di alloro, 1 uovo, pangrattato, olio, sale, pepe.

Lavare la soia in un colino sotto l’acqua corrente. Metterla a bagno in un recipiente in acqua fredda e 1 cucchiaio di sale per 12 ore. Il giorno dopo, scolarla, sciacquarla bene, metterla in un tegame profondo, coprirla con acqua fredda, la foglia di alloro e fare bollire per circa un’ora. Nel mentre pulire la carota, il sedano, le cipolle e tritare il tutto finemente. Fare appassire il trito di verdure in una padella con 3 cucchiai d’olio, senza colorirli. Scolare la soia, passarla al passaverdura, aggiungere al passato le verdure appassite, il prezzemolo pulito e tritato, 2 cucchiai di pangrattato, l’uovo, sale e pepe. Amalgamare bene tutti gli ingredienti. Formare con il composto delle polpettine grandi come una noce, leggermente appiattite. Mettere abbondante olio in una padella e portarlo a bollore. Fare friggere le polpettine, facendole dorare da entrambi i lati. Fare asciugare l’olio in eccesso appoggiandole su carta assorbente da cucina. Servirle calde.

Torta con Funghi e Lenticchie
 Per 4 persone

250 gr di lenticchie, 50 gr di funghi champignon o porcini, 1 cipolla rossa, 1 carota, un cuore di sedano, un cespo di radicchio travisano, 1 uovo, 30 gr di parmigiano grattugiato, timo secco, 1 cucchiaio di succo di limone, 2 foglie di alloro, olio, sale, pepe.

Lavare le lenticchie e metterle in una casseruola coperte in abbondanza con acqua fredda. Lessarle con 1 foglia di alloro per circa 60 minuti e comunque sino a quando siano morbide. Scaldare in una padella 2 cucchiai di olio e dorarvi la cipolla finemente affettata, unire le altre verdure a tocchettini e i funghi affettati, il succo del limone. Far rosolare a fuoco lento per 10 minuti e poi unire le lenticchie scolate, fare insaporire per 5 minuti. Mettere poi il composto in una terrina e lasciarlo intiepidire, aggiungere l’uovo, il parmigiano, il timo e il sale. Versare il tutto in una pirofila rivestita da carta da cucina, prima lavata e strizzata. Fare cuocere in forno preriscaldato per 35 minuti a 180°. Speciale....tante proteine, zero colesterolo!


Lo Sapevate Che: Il Silenzio Assenzio...


Raramente i tempi di crisi sono tempi di rivolta. Oggi la speranza principale per il futuro è che il futuro almeno ci sia. Chi pensa che la chiave di tutto sia creare adesso un allevamento di tapiri, chi scava una buca sognando il giorno in cui avrà soldi da nascondere, chi ricorda il periodo sognante in cui c’erano i call center. Diceva un personaggio di Feiffer: “Talvolta mi sento acuto e brillante, talvolta ottuso e noioso. Il più delle volte mi sento solo me stesso: E allora bevo”. Perfino la politica, se e quando c’è, è percepita come un lontano rumore di fondo. Il progetto diffuso è cavalcare le comete, andare a cavallo da Reggio a Messina, vincere. E se sbaglio seguitemi. In palestra si insegna a ripiegarsi su se stessi, a distogliere lo sguardo, a correre da fermi. Se il cavallo non beve, facciamolo noi.

www.massimobucchi.com – Il Venerdì di Repubblica – 21 novembre 2014 -

Lo Sapevate Che: Vivere meglio è il solo modo per accettare la fine...

Sono un’infermiera che lavora nel settore delle cure palliative e che ha scelto questa professione dopo un’iniziale e promettente carriera come ingegnere con un lauto stipendio, per assistere a casa i malati terminali che affrontano sofferenze, paure, angosce legate a malattie che non lasciano scampo. La morte è ormai il mio quotidiano: quante storie, quanti abbandoni, quanti dialoghi sulla morte che ogni malato elabora in modo differente, quasi sempre però rifiutando e negando la realtà. Non c’è medicina che possa alleviare la sofferenza di una vita che lentamente si spegne, se non il dialogo costante con chi sta per prepararsi al grande viaggio. Le parole sono più potenti di qualsiasi medicina che la scienza possa offrire. Oggi si muore per lo più disperati. Ma come siamo arrivati a questa non accettazione della vita? Quanti desideri inespressi e sogni mancati ci trattengono in questa vita? E quanto l’egoismo di chi dice di amarci ci costringe a cambiare il nostro destino? Ho tante domande e poche risposte. Vago ogni giorno di casa in casa sperando di trovare qualche risposta alle angosce che mi porto dentro. Un’epoca che nega la morte, e che nega quindi anche la vita.
Anna Mandelli – anna.mandelli@fastwebnet.it

Per chi si sta avviando verso la fine dei suoi giorni, lei dice, “le parole sono più potenti di qualsiasi medicina che la scienza possa offrire”. Ma le conosciamo ancora queste parole? Una volta sì, le conoscevamo, perché avevamo esperienza della morte. I figli vedevano morre i padri e i padri non di rado vedevano morire i figli, nelle guerre cadenzate per ogni generazione. Inoltre c’erano epidemie, pestilenze, frequenti morti infantili e puerperali. Insomma, la morte era di casa e la nostra psiche aveva le parole giuste da dire a chi se ne stava andando. Oggi non è più così. Quando uno si ammala viene affidato a quegli istituti di cura che sono gli ospedali, dove il linguaggio che si apprende è quello della malattia, mentre le parole che si perdono sono quelle dell’amore, della comprensione, dell’ascolto. Che tante volte vale di più delle parole, soprattutto di quelle che tentano di confortare e che non sono credute né da chi le dice né da chi le sente. Non conosciamo più le parole che l’imminenza della morte  suggerisce al cuore, senza mentire, ma accanto al letto di un morente le diciamo lo stesso. La sua esperienza le dice che “oggi si muore per lo più da disperati”. Le ragioni possono essere diverse. La prima è che ognuno, vivendo, si innamora di sé, e congedarsi da se stessi per sempre significa perdere quell’amore per sé che, a presindere dal narcisismo, è la ragione per cui siamo riusciti a vivere e abbiamo costruito il nostro mondo a cui ora dobbiamo dire addio. Ma la disperazione può anche riguardare il fatto che ciò per cui ci siamo affannati nella vita, gli obiettivi che volevamo raggiungere e che magari abbiamo anche raggiunto forse non erano così importanti come abbiamo creduto o non volevano i sacrifici che hanno richiesto, perciò abbiamo l’impressione di aver sbagliato tutto. Di fronte alla morte, infatti, la gerarchia dei valori che hanno regolato la nostra vita subisce molto spesso un capovolgimento. Forse nulla era così importante come credevamo che fosse quando abbiamo intrapreso a perseguire i nostri ideali che forse erano solo abbagli, e per loro abbiamo trascurato quei percorsi di dedizione, di affetto, di comprensione, di amore che forse sono l’unica ragione per cui siamo nati. La vita di oggi così affaccendata, così affrettata, così vissuta sempre di corsa, non si ha dato spazio per assaporarla. E come diceva Max Weber: “Mentre i nostri vecchi morivano sazi della vita, noi moriamo stanchi della vita”. Stanchi e insoddisfatti semplicemente perché la vita non l’abbiamo vissuta secondo le nostre aspirazioni, ma ci siamo messi sul primo binario che abbiamo trovato che ci garantiva uno stipendio per sopravvivere. E su quel binario siamo vissuti. E oggi dobbiamo persino ritenere fortunati quelli che hanno trovato un binario. Se questo è il tasso di felicità che la nostra società avanzata ci offre, cerchiamo altri modi di vivere per non disperarci troppo sul letto di morte. Ma soprattutto anticipiamo l’evento della morte che comunque ci attende, non per deprimerci, ma per avere la giusta misura e il giusto criterio per distinguere, tra le offerte della vita, quelle che valgono e quelle per le quali non val la pena di spendere un giorno.

umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di Repubblica – 22 novembre 2014 -

lunedì 24 novembre 2014

Pensieri: Saluto...

Buon inizio settimana a tutti!

Fatece largo che … passa domani, 
che adesso non si può 
oggi non apro, perché sciopererò 
e andremo in strada co' tutti gli striscioni 
a fare come sempre la figura dei fregnoni 
a me de questo sai , non me ne importa 
niente 
io oggi canto in mezzo all’altra gente 
perché ce credo o forse per decenza 
che partecipazione certo è libertà 
ma è pure resistenza 
e non ho scudi per proteggermi ne' 
armi per difendermi 
ne' caschi per nascondermi o santi 
a cui rivolgermi 
ho solo questa lingua in bocca e forse 
un mezzo sogno in tasca 
e molti , molti errori brutti , io 
però li pago tutti. 
Fatece largo che … passa il corteo, 
se riempiono le strade 
via Merulana, così pare un presepe, 
e semo tanti che quasi fa paura 
o solo tre sfigati come dice la questura 
e le parole, si lo so, so' sempre quelle 
ma è uscito il sole e a me me sembrano 
più belle 
scuola e lavoro, che temi originali 
se non per quella vecchia idea de esse 
tutti uguali 
e senza scudi per proteggermi ne’ armi 
per difendermi 
ne' caschi per nascondermi ne' santi 
a cui rivolgermi 
ho solo questa lingua in bocca e se 
mi tagli pure questa 
io non mi fermo, scusa, canto pure 
… a bocca chiusa 
guarda quanta gente c'è che sa rispondere 
dopo di me… a bocca chiusa

_Daniele Silvestri_

“A bocca chiusa”

link alla videoclip http://youtu.be/xpdsirdCxj8?list=RDtNWGZGmbxXE


Cultura Inquieta - Foto Immagini da Guido Caffeari da fotocommunity.it