“Ambientalismo ottimista”, sembra quasi un ossimoro, visto il
catastrofismo che spesso accompagna queste tematiche. Ma qualcosa sta
cambiando: lo testimonia il saggio 2°C (Edizioni Ambiente), scritto dall’ingegnere
Gianni Silvestrini, docente al Politecnico di Milano e direttore scientifico
del Kyoto Club, organizzazione no profit che elabora proposte per la riduzione
delle emissioni di CO2. “La storia sta prendendo una piega
inattesa” dice Silvestrini, “l’unione fra tecnologie, politica, spinta dal
basso e nuovi interessi economici, sta trasformando in senso sostenibile
l’economia mondiale molto più in fretta di quanto si pensasse, dandoci speranze
di riuscire a non superare i due gradi di aumento delle temperature globali
indicati da tutti come la soglia del disastro climatico”. Nel 2014, infatti, le
emissioni di CO2 non sono cresciute, nonostante il Pil
globale sia salito del 3 per cento. Fra le ragioni, un inaspettato -2 per cento
nell’uso di carbone in Cina – un calo che era previsto solo dal 2020 – grazie
all’impetuosa crescita dell’eolico e del solare locali. E lo stesso avviene nel
resto del mondo: nel 2014 si sono investiti 270 miliardi di dollari in 107
gigawatt di nuovi impianti da fonti rinnovabili, un record. “Anche il consumo
di petrolio sta scendendo. Nel 2009 si stimava un uso nel 2014 di 96 miliardi
di barili, invece, grazie anche a mezzi di trasporto più efficienti, ci siamo
fermati a 91”. Insomma, la transizione verde sta avvenendo spontaneamente e in
versione hi-tech. “Solare, eolico, biomasse si sono dimostrate fonti affidabili
e spesso competitive. In molti Paesi il vento offre elettricità più economica
dei fossili, mentre in altri, noi compresi, l’elettricità fotovoltaica costa
meno di quella in bolletta”. E siamo solo all’inizio: l’uso di batterie al
litio, il cui prezzo è sceso del 50 per cento dal 2010, negli impianti eolici e
solari, trasformerà la loro energia da intermittente a programmabile, aprendo
la strada, grazie alle reti digitali, a centrali elettriche “virtuali” composte
da migliaia di piccoli utenti che producono, accumulano o immettono in rete
elettricità in modo coordinato. “Un’altra rivoluzione è in corso nei trasporti.
Gli smartphone hanno permesso il boom del carsharing o dei taxi diffusi ne leva
dieci private dalle strade. Aggiungiamoci biciclette, auto elettriche (+ 76 per
cento nel 2014), biocarburanti, ed è facile vedere come i consumi di petrolio
si avviino a un ulteriore declino”. C’è poi l’efficienza energetica.”Dopo
Fukushima e la chiusura del nucleare, i giapponesi hanno ridotto i consumi
elettrici di 79 terawattora solo tagliando gli sprechi. Grazie a nuovi
materiali per l’isolamento, pompe di calore o illuminazione a led, il
potenziale di risparmio è enorme. In Europa si calcolano risparmi per 1.300
miliardi di euro entro il 2050”. Ma se le cose vanno avanti da sole, i
sacrifici fatti per rispettare il trattato di Kyoto sono stati inutili? “Niente
affatto. A far partire la valanga sono stati proprio i miliardi di incentivi
dati, sull’onda della spinta ambientalista, da Paesi come Germania e Italia
alle fonti rinnovabili, senza i quali queste tecnologie non sarebbero mai
decollate”.
Alex Saragosa – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 15
maggio 2015
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