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giovedì 30 novembre 2017

Speciale: Primi Piatti caldissimi!...



Fagiolata alla Spagnola, ricetta Spagnola
Per 6 persone

300 gr di fagioli di Spagna, 80 gr di salsiccia piccante, 150 gr di prosciutto crudo tagliato in un solo pezzo, 1 cipolla, 2 spicchi d’aglio, 1 carota, 1 costa di sedano, 1 foglia di alloro, un pizzico di paprika dolce, olio, sale, pepe.

Sciacquare i fagioli in acqua corrente e metterli a bagno in acqua fredda in un contenitore con un cucchiaio di sale.
Il mattino dopo, scolarli, risciacquarli bene e riscolarli.
Sbucciare la cipolla e tagliarla in due parti, pulire la carota, tagliarla a rondelle, pulire il sedano, togliere i filamenti e ridurlo a fettine.
Praticare alcuni tagli nel prosciutto, compresa la parte grassa e inserirvi le fettine di uno spicchio di aglio.
Mettere i fagioli in un tegame grande e profondo, unire la salsiccia, il prosciutto crudo, mezza cipolla affettata, lo spicchio d’aglio rimasto, la carota e il sedano e la foglia di alloro. Coprire con acqua fredda e portare a bollore, continuando a cuocere per un’ora e mezza, aggiungendo acqua calda quando occorra (il liquido deve sempre ricoprire i fagioli per almeno 3 cm). Salare e pepare a fine cottura.
Nel mentre tritare finemente la mezza cipolla rimasta e farla appassire in una padella in 3 cucchiai di olio, aggiungere il pizzico di paprika, lasciare tostare e unire il tutto ai fagioli, 10 minuti prima, del termine di cottura. Scolare il prosciutto e la salsiccia, tagliarli a fettine e unirli di nuovo nel tegame dei fagioli.
Servire la fagiolata caldissima. Deliziosa!

Tochitura Moldoveneasca, ricetta Rumena
Per 6 persone

1,200 kg di polpa di maiale, 1,200 kg di salsiccia, 5 foglie di alloro, 6 spicchi d’aglio, olio, sale, pepe. Per accompagnare polenta e formaggi fondenti, 1 uovo per ogni persona.

Tagliare la carne e la salsiccia a pezzi di circa 2 cm di lato.
Pulire l’aglio tagliarlo a fettine sottili, tritare le foglie di alloro. Sistemare la carne e la salsiccia in un contenitore e irrorarla con 6 cucchiai d’olio, il trito di alloro e le fettine di aglio, salare e pepare. Mescolare bene e lasciare in infusione per una mezz’ora. In una larga padella fare scaldare abbondante olio e farvi friggere carne, salsiccia con tutta la sua marinata e i gusti, girandola da tutte le parti. Cuocere il tutto per circa 20 minuti, e comunque quando il tutto risulti ben rosolato.
Cuocere le uova all’occhio di bue e mantenerle al caldo.
Servire i piatti dei commensali con polenta, un uovo appoggiato sopra, pezzi di vari formaggi (scamorza, fontina, Emmental, ecc..)e una manciata di carne e salsiccia.

Zuppa di Stinchi di vitello con Lenticchie
Per 6 persone

400 gr. di lenticchie, 2 stinchi di vitello o tacchino, 3 lt d’acqua, 3 foglie d’alloro, 3 cucchiai d’olio, 1 gambo di sedano, 1 carota, 1 cipolla, 1 spicchio d’aglio, 100 gr. di passata di pomodoro, 1 cucchiaino di origano, sale, pepe. Fette di pane abbrustolite.

Lavate e asciugate le lenticchie; fate lessare gli stinchi per 40 minuti in 3 lt. d’acqua con le foglie di alloro. Scolateli e tagliate la polpa a pezzetti.
Tritate finemente la cipolla, la carota ed il sedano e fateli rosolare in un tegame capiente, con l’olio e l’aglio che leverete, quando sarà dorato. Unite le lenticchie, l’origano e la passata di pomodoro, quindi versate il brodo dove avete cotto gli stinchi, senza le foglie di alloro. Fate cuocere per 2 ore a fuoco medio, mescolando ogni tanto. A 15 minuti dal termine della cottura, aggiungete la carne. Salate e pepate, lasciate riposare per un minuto e servite la zuppa calda, accompagnata da crostoni di pane casalingo abbrustoliti.

Lo Sapevate Che: La verità è una questione di soldi



Rieccomi a Tokio, come tante volte ai vecchi tempi. Ma tutto solo. Sembra un controsenso, nella megalopoli da 15 milioni di abitanti che ha inventato il “caos calmo”, il sovraffollamento ordinato, dove perfino ai semafori rossi pedonali ci si mette disciplinatamente in coda a strati, in fila per sei col resto di due. E non parlo della solitudine alla Bill Murray in Lost in translation, l’americano sperduto in un paese gentilissimo e indecifrabile, dalla toponomastica incomprensibile, dove l’inglese serve a poco (anche i giovani che lo sanno non lo parlano, il terrore di pronunciare male li blocca). No, a Tokyo mi ritrovo solo nel senso che sono l’unico giornalista italiano al seguito di Donald Trump, nelle prime tappe del suo viaggio in Asia. Solo fra un po' di colleghi americano e asiatici; qualche tedesco, pochi inglesi. Mi era già successo in primavera quando lo seguii in Arabia Saudita e Israele. Un tempo la comitiva dei giornalisti accreditati alla Casa Bianca che seguivano i presidenti nelle missioni internazionali, ne includeva tre o quattro italiani. Sono un superstite. Per quanto tempo ancora? Non c’entrano Trump e la sua scarsa popolarità. La decimazione è cominciata da anni, con Obama. Via via ho visto sparire da questi viaggi i colleghi di Le Monde, El Pais, The Indipendent e altri quotidiani europei che un tempo erano una presenza fissa. Testate che in passato facevano dell’informazione internazionale un punto di forza, ora mancano all’appello. È una triste questione di soldi. Mandare un inviato all’estero costa. Se poi deve sottostare ai diktat della Casa Bianca, che crea corsie preferenziali per chi viaggia con i suoi mezzi, la spesa sale. Washington noleggia un normalissimo aereo, ti colloca in economy con orari pazzeschi e tappe scomodissime, ma fattura a prezzi stratosferici. Perché ai giornali fanno pagare i viaggi dello staff della Casa Bianca stessa e degli uomini del Secret Service che ci scortano, proteggono e/o sorvegliano. Fanno pagare anche un ”accesso alle fonti” che con Obama era davvero utile, oggi è a dir poco faticoso.  Questo, nelle difficoltà economiche in cui la stampa si dibatte, crea un effetto perverso: la tentazione di seguire questi eventi da lontano. Restando in redazione, seduti a una scrivania, gli occhi incollati allo schermo di un pc, a leggere agenzie e comunicati, a guardare i tg. È una strada inclinata. Porta in un luogo molto pericoloso. Il giornalismo fatto così, come può difendersi dall’assalto dei blogger, dei tuttologi improvvisati sui social media, dei commentatori in pigiama che rovesciano teorie attingendo a tutto lo sciocchezzaio della Rete? Cosa rimane della professionalità di un giornalista che non va più a vedere le cose, a esplorare paesi lontani, a documentarsi sull’agenda dei governi stranieri, sulle tensioni tra i popoli, le linee di frattura tra le civiltà e le egemonie imperiali? Una sala stampa che si svuota riguarda tutti i cittadini. Tanto più quando i summit tra i potenti mettono in scena personaggi che odiano e boicottano l’informazione. A Trump non importa nulla di avere inviati al seguito. Xi Jinping, Putin, Erdogano o Duterte, ai loro giornalisti hanno già messo la museruola. Q40 milioni di americani ricevono loro notizie quotidiane da Facebook, e durante la campagna elettorale la propaganda russa ha invaso i social acquistando spazi per manipolare, diffondere fake news. E così, come rivela un’interessante inchiesta dell’Economist, cresce nel pubblico la differenza verso i social. Ma diffidare non basta, se le fonti di real news deperiscono e vengono sostituite da un giornalismo fatto a tavolino.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 25 novembre 2017 -

mercoledì 29 novembre 2017

Speciale: Di tutto un pò!...



Scaloppine alle Mandorle e Arancia
Per 4 persone

8 scaloppine di vitello o maiale,1 grossa arancia non trattata, 1 cucchiaio di mandorle a fettine, burro, sale, pepe.

Lavare e asciugare l’arancia, ricavarne 12 scorzette e tutti il suo succo e tenerlo da parte. In una piccola casseruola con poca acqua e un pizzico di sale fare bollire le scorzette d’arancia per 8 minuti. Scolarle e tenerle da parte.
Togliere l’eventuale pelle laterale alle fettine di carne e batterle con il batticarne coprendole prima con un foglio di pellicola. Scaldare bene una larga padella e farvi sciogliere 30 gr di burro. Far rosolare le fettine 1 minuto per lato. Cospargere le fettine rosolate con le mandorle. Salare e pepare.
Versare il succo dell’arancia nella padella e distribuire sopra anche le scorzette. Servire subito.

Focaccia ai Ceci

350 gr di farina di ceci, 15 gr di lievito di birra fresco, 1 cucchiaio di semi di finocchio, 200 gr di cipolle di Tropea, olio evo, sale.

Non si impiega farina bianca ma farina di ceci; la preparazione è comunque simile ad una normale focaccia.
Disporre la farina di ceci a fontana in una terrina, sbriciolarvi al centro il lievito sbriciolato, aggiungere un pizzico di sale e po’ di acqua tiepida, versandola poco alla volta, tanta quanta ne occorre per ottenere un impasto omogeneo e soffice. Lavorare energicamente per alcuni minuti, aggiungendo anche i semi di finocchio. Infarinate leggermente il fondo e le pareti della terrina, posizionatevi nuovamente la “palla” di pasta, copritela con un canovaccio e lasciatela riposare in luogo tiepido per un paio d’ore.
Nel mentre sbucciate e affettate sottilmente le cipolle.
Su di un piano di lavoro leggermente infarinato, stendete sottilmente la pasta di ceci con l’aiuto di un matterello. Posizionatela su di una teglia oliata e sistematevi sopra le cipolle affettate. Condite con un filo d’olio e fate cuocere in forno preriscaldato a 180° per 25 minuti.

Gratin di Patate al formaggio
Per 4 persone

800 gr di patate, 50 gr di parmigiano grattugiato, 50 gr di scamorza affumicata, 50 gr di gruviera, 4 dl di latte, 40 gr di farina, noce moscata, burro, sale e pepe.

Preparate una besciamella, con la farina il latte e 40 gr di burro. Salate e pepate.
Aromatizzate con noce moscata.
Sbucciate le patate e tagliatele a fette sottili. Imburrate una teglia da forno, fate uno strato di patate, irroratele con un po’ di besciamella e coprite con un po’ di parmigiano grattugiato, di scamorza e gruviera, tagliata a pezzettini. Continuate così fin ad esaurimento degli ingredienti, terminando con una copertura di pezzettini di formaggio e besciamella.
In superficie mettete a fiocchetti il burro rimasto. Infornate a forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Servite caldo.

Tortelli di Castagne
Per 6 persone

300 gr di farina bianca, 100 gr di zucchero + 1 cucchiaio, vino bianco, 40 gr di burro, 1 uovo, 1 limone, gr 200 di marmellata di ciliegie, 100 gr di castagne secche, 50 gr di cacao amaro, pangrattato, zucchero a velo, olio, sale.

Lessate le castagne dopo averle tenute a bagno in acqua fredda per una notte, passatele al setaccio, unite il cacao, 1 cucchiaio di zucchero, la marmellata, un po’ di pangrattato, amalgamate bene sino ad ottenere un impasto abbastanza sodo (si può usare anche la farina di castagne, modificando la quantità dei componenti).
Mettete la farina sulla spianatoia, disponetela a fontana, rompetevi al centro l’uovo, aggiungete il burro a pezzetti, lo zucchero, un po’ di scorza di limone grattugiata, un pizzico di sale, impastate con cura aggiungendo, ½ bicchierino di vino bianco, sino ad ottenere un impasto di giusta consistenza.
Stendete con il mattarello una sfoglia di ¾ mm. e da questa ricavate dei dischi di 5 cm di diametro e collocate al centro del disco un cucchiaio di impasto. Chiudete la pasta premendo bene i bordi, affinché non fuoriesca il ripieno e rifiniteli con una rotella. Friggeteli in abbondante olio bollente, adagiateli su carta da cucina a perdere l’olio in eccesso. Sistemateli su un piatto da portata, spolverizzateli di zucchero a velo e servite.