Come dire Cancellare o conservare? Tirare un
segnaccio o cantare quel che si è sempre cantato? La vicenda dell’Inno di
Mameli ritoccato dal coro scolastico di fronte al presidente del Consiglio
rientra in due vaste tendenze che, in quel punto, si incrociano. La prima è
quella del revisionismo, o anche della damnatio memoriae. Mameli ha scritto:
“Siam pronti alla morte” e si evidentemente sbagliato, o comunque ora non ci va
più bene: quindi, cancelliamo. La seconda tendenza è quella della rimozione
della morte, specie per quanto riguarda i nostri piccoli che devono vivere
spensierati e non essere sfiorati da certi cattivi pensieri. Canteranno quindi
“Siam pronti alla vita”. E’ lo stesso meccanismo per cui gli istruttori di
nuoto non insegnano più a “fare il morto” ma a “fare la stellina”. Si può
arrivare fino al punto di quei genitori che dissero al figlioletto, sconvolto
dalla visione del “Re Leone”, che il re padre non moriva affatto ma si sarebbe
rialzato dopo essere caduto: così il bambino fu tranquillizzato sul tabù della
morte, ma a proposito della trama del film avrà pensato che gli sceneggiatori
di Disney sono un branco di ubriaconi. Il problema di “Siam pronti alla vita” è
che non funziona più la rima con “Stringiamoci a coorte”, e sono state già
proposte modifiche. La migliore pare essere “Guardiam la partita”, che
chiarisce bene a che tipo di vittoria noi fratelli mameliani pensiamo più
spesso.
Stefano Bertezzaghi – Narrativa – Saggistica – L’Espresso –
28 maggio 2015 -
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