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martedì 31 dicembre 2019

Lo Sapevate Che: Capodanno a Times Square, la storia della "sfera luminosa" di mezzanotte


Come e perché lo strano rituale del "ball drop" da oltre un secolo contraddistingue l'arrivo del nuovo anno a New York

Come ogni 31 dicembre da oltre cent'anni, New York festeggia l’arrivo del nuovo anno a Times Square, applaudendo non il normale spettacolo pirotecnico che rallegra le piazze di ogni altra grande città del pianeta, ma la discesa per 23 metri di una sfera luminosa di oltre tre metri e mezzo di diametro, ricoperta da 2.688 triangoli di cristallo Waterford, lungo un'asta posta alla sommità dell'edificio One Times Square.
Lo strano rituale risale al 1907, quanto la piazza (in realtà una sorta di grande crocevia, tra Broadway, la Settima Avenue e la 42esima Strada) aveva da poco assunto il nome di Times Square e la sua nuova identità di epicentro della vita notturna newyorkese. Fino al 1903 si chiamava Longacre Square e non aveva un ruolo molto rilevante nella vita della città.
Il nuovo corso era iniziato con l'inaugurazione dell’edificio che ospitava la nuova sede del quotidiano New York Times: l’editore, Adolph Ochs, era riuscito a convincere le autorità cittadine a ribattezzare la piazza in onore del giornale, ed aveva pensato di organizzarvi, sempre a fini pubblicitari, uno sfarzoso veglione 'pubblico' dell’ultimo dell’anno, spodestando il tradizionale festeggiamento che sino ad allora i newyorkesi erano soliti tenere sempre sulla Broadway ma molto più a sud, a downtown, vicino a Wall Street.
La trovata aveva avuto un gran successo e per i primi tre anni, sino al 1906, l’arrivo dell’anno nuovo era stato festeggiato lì con dei normali fuochi d’artificio. Poi le autorità cittadine avevano vietato lo spettacolo pirotecnico, ed Ochs per il capodanno del 1907 si dovette inventare qualcosa d’altro. Nacque così la bizzarra idea della sfera luminosa sulla cima del palazzo che ospitava la sede del giornale (e che, a dirlo ora fa quasi tenerezza, all’epoca era uno degli edifici più alti della città).
La palla luminosa ha salutato l’arrivo del nuovo anno ogni anno da allora - tranne che nel 1942 e nel 1943, quando le restrizioni nell’impiego della illuminazione elettrica imposte dalla Seconda Guerra Mondiale resero temporaneamente impossibile la sua accensione. In origine si trattava di una sfera di ferro e legno da 300 chili, sulla quale erano installate cento lampadine. Poi, nel 1920 venne sostituita da una sfera di solo ferro ma molto più leggera, circa 180 chili; quindi nel 1955 da una di alluminio, da 68 chili, che durante gli Anni Ottanta venne modificata per farla assomigliare ad una 'grande mela'. Il capodanno del 2000 ha portato in dono la nuova sfera di cristallo ed il congegno completamente computerizzato, e quello del 2007 – il centennale del ball drop - la sostituzione delle tradizionali lampadine con le nuove luci al LED – ben 672 moduli in grado di emettere 16 milioni di sfumature cromatiche.

Speciale: Ecco cosa prepariamo il 31 dicembre e il primo gennaio per accogliere nel migliore dei modi il 2020. Auguri a tutti! ...☺♥


Tartine delicate
Per 4 persone

Ingredienti:

10 fette di pancarrè, 2 formaggini freschi, erbe miste (cipollina, dragoncello, cerfoglio), 1 pomodoro, qualche ravanello, poco olio, foglioline di menta.

Private le fette di pane della crosticina, poi tagliatele a metà e poi ancora a metà. In un recipiente schiacciate con una forchetta i formaggini, uniteli alle erbe tritate e mescolando, aggiungete un filo d’olio. Mettete la crema nella tasca da pasticciere e formate dei ciuffetti sulle tartine. Decorate con fettine di ravanello, foglioline di menta e ponete in frigo. Prima di servire, aggiungete qualche fettina di pomodoro.


Tartare con Salmone e Frutta
Per 4 persone

Ingredienti:

400 gr di filetto di salmone freschissimo, 2 mele verdi, 1 cucchiaio di pepe rosa, 1 limone naturale, olio evo, sale pepe. Un ciuffetto di prezzemolo.

Lavare e asciugare il salmone. Tagliarlo in fettine sottilissime e disporle in un largo piatto di portata. Lavare, asciugare le mele, senza pelarle, ridurle in piccoli cubetti e metterle in una ciotola, ricavare dal limone, ben lavato, delle sottilissime scorzette e aggiungerle con il succo di limone nella ciotola con le mele. Aggiungere il cucchiaio di pepe rosa, 4 cucchiai d’olio, sale e pepe q.b. Mescolare accuratamente e ricoprire in bellavista il salmone nel piatto. Guarnire con foglioline di prezzemolo.


Bruschette con Frutti di mare
Per 4 persone

Ingredienti:

200 gr di cozze col guscio, 200 gr di vongole col guscio, 125 gr di gamberetti lessati e sgusciati, 120 gr di seppia, lavata e tritata grossolanamente, 120 gr di calamaro lavato e tritato grossolanamente, 4 piccoli pomodori, pelati e tritati finemente, 6 cucchiai di prezzemolo tritato finemente, 4 spicchi d’aglio tritati finemente, olio evo, sale, pepe nero. 12 fette di pane casareccio.

Lasciare le cozze e le vongole in acqua fredda per almeno un’ora, quindi pulire le cozze eliminando le incrostazioni e il bisso. Preriscaldare il forno a 200°. Mettere i molluschi in una capiente padella e farli aprire a fuoco medio, a padella coperta. Eliminare quelli rimasti chiusi. Togliere i molluschi dal guscio e tenerli da parte. In una padella capiente, fare soffriggere il prezzemolo e l’aglio in 4 cucchiai d’olio. Alzare la fiamma e unire  i gamberetti, la seppia e il calamaro, fare cuocere riducendo il calore, per 10 minuti. Aggiungere i pomodori tritati e proseguire la cottura per altri 5 minuti. Unire infine le cozze e le vongole, regolare di sale e pepe e fare cuocere per altri due minuti. Spegnere la fiamma, trasferire il tutto (tenendo da parte qualche pezzetto per guarnire) in un robot da cucina e tritare per 1 minuto. Tostare il pane in forno sin che diventi croccante.
Spalmare sul pane il trito di frutti di mare, e guarnire con i pezzi lasciati interi. Trasferire le bruschette su di un vassoio e servirle.


Crostini al Baccalà
Per 4 persone

Ingredienti:

Pancarrè o due francesine o pane toscano non salato, 2 patate, 1 filetto di baccalà non molto grande (o uno congelato), 2 bicchieri di latte, 1 spicchio d’aglio, 1 cucchiaino di prezzemolo tritato, olio, sale. Foglioline di prezzemolo per guarnire.

Se si usa il baccalà fresco si deve mettere in acqua fredda per 3 notti, cambiandogli l’acqua 2 volte nella giornata. Tagliare a fettine il pane, togliendone tutta la crosta. Tostarlo leggermente in forno. Fare bollire le patate con la buccia in acqua in acqua leggermente salata. Poi spellatele e riducetele a pezzi. In un lt e mezzo di acqua con un bicchiere di latte, fare bollire il baccalà per 10 minuti. Scolarlo e fare raffreddare, eliminare le spine e la pelle. (se fosse surgelato, farlo bollire con la stessa procedura ancora surgelato sempre per lo stesso tempo di cottura). Mettere nel mixer il baccalà ridotto a tocchetti, le patate, lo spicchio d’aglio affettato, il prezzemolo, il latte residuo portato a bollore. Frullare gli ingredienti riducendo il composto alla consistenza di una mousse, aggiungere a filo 90 gr di olio evo, continuando a lavorare adagio il composto. Spalmarlo sulle fette di pane tostate guarnendole con foglioline intere di prezzemolo. Servite i crostini accompagnandoli da un ottimo fiasco di Chianti.


Crostini alle Ostriche
Per 4 persone

Tostate sotto il grill 4 fette di pane francese o casereccio.
Nel frattempo aprite 3 dozzine di ostriche, estraete i molluschi, trasferiteli in una padella e fateli dorare a fuoco lento per due minuti con 60 gr. di burro. Insaporiteli con una macinata di pepe e servitele con i crostoni spalmati con 20 gr. di burro, lasciato ammorbidire a temperatura ambiente.

Intermezzo


Consommé in Tazza

Per 6 persone

1kg e mezzo di muscolo di vitello, 2 ossi di vitello, 1 gambo di sedano, 2 carote, 1 cipolla, una foglia di alloro, 1 rametto di rosmarino, 1 piccolo pomodoro, 1 spicchio d’aglio, 5 grani di pepe nero, sale.

Per realizzare la “cupola”: ½ kg di polpa di magro di vitello, 1 cipolla tritata, 2 carote tritate, 2 albumi d’uovo battuti, 1 bicchierino di marsala secca, sale.
In una pentola con 3 lt d’acqua, far bollire la carne gli ossi e tutti i gusti, il pepe e salare q.b. Far cuocere a fuoco medio almeno per 2 ore , schiumando spesso per eliminare il grasso in superficie. Alla fine della cottura, colare il brodo e tenere da parte (la carne servirà in altra occasione).
Per fare la “cupola”: in una terrina mescolare la polpa di magro di vitello tritata con la cipolla tritata e le carote tritate, unire i due albumi d’uovo battuti e il bicchierino di marsala. Stemperare il composto con il brodo preparato, questo si raccoglierà in superficie, formando una cupola. Fare cuocere per 2 ore, poi quando sarà raffreddato, (per favorire l’operazione si può usare anche ghiaccio), la cupoletta sarà depositata nel fondo. Filtrare il tutto e finalmente si otterrà il classico consommé da servire in tazze speciali, fornite di due manici.


Scelta dei primi piatti: Spaghetti al Baccalà con Pomodorini 

oppure Risotto all’Astice oppure Tagliatelle al Sugo di Carne


Spaghetti al Baccalà con Pomodorini
Per 4 persone

Ingredienti:

400 gr di spaghetti, 500 gr di baccalà ammollato, 200 gr di pomodorini pachino, ½ cipolla tritata, un pugnetto di capperi dissalati, un cucchiaio di prezzemolo tritato, 2 cucchiai di olive taggiasche, brodo di pesce q.b. (col dado se non si ha tempo di farlo con tutti i gusti per brodo e residui di lische e pelle di pesci. sale), olio evo, sale, pepe.

Lavare e spellare i filetti di pesce tenendo da parte la pelle. Ridurre la polpa a dadini. In un tegame capiente, far appassire la cipolla in 2 cucchiai d’olio, con i capperi e poco brodo di pesce caldo.
Unire i dadini di pesce e la pelle tolta. Far cuocere per 10 minuti, mescolare con molta delicatezza. Unire i pomodorini, tagliati a metà. Unire anche le olive tritate grossolanamente. Mescolare e far cuocere ancora per mezzo minuto.
Quindi eliminare la pelle del pesce.
Nel mentre Far cuocere la pasta al dente in abbondante acqua salata in ebollizione. Scolarla e aggiungerla nel tegame con sugo preparato. Cospargere col prezzemolo e pepe.

Risotto all’Astice
Per 6 persone

Ingredienti:

2 astici di circa 800., 400 gr di riso Carnaroli, 1 scalogno, 150 gr di polpa di pomodoro a dadini schiacciati, 1 lt di fumetto di pesce preparato col dado, basilico, burro, sale, pepe.

Mettere in una casseruola capiente dell’acqua poco salata e portarla a bollore. Tuffarvi gli astici, fare riprendere il bollore e cuocerli per 10 minuti. Sgocciolarli e farli intiepidire.
Staccare le code e tenere da parte il corallo, (le uova), poi spezzettare tutta la carne rimasta, prelevandola con l’aiuto delle pinze.
In un tegame dorare lo scalogno con 40 gr di burro, aggiungere il riso, tostarlo per 1 minuto. Unire la polpa schiacciata del pomodoro, 2 mestoli di brodo caldo e fare cuocere per 15 minuti sempre mescolando e aggiungendo il brodo necessario alla cottura ben caldo. Unire poi la carne spezzettata degli astici, il corallo, salare e pepare, cuocere ancora pochi minuti, facendo in modo che il risotto risulti al dente.
Tagliare a rondelle le code degli astici e rosolarle 2 minuti in un padellino con 20 gr di burro. Togliere il risotto dal fuoco, sistemarlo in un piatto fondo da portata, aggiungere sulla superficie le rondelle degli astici e cospargere con foglioline fresche di basilico.


Tagliatelle al Sugo di Carne
Per 6 persone

Ingredienti:

500 gr di Tagliatelle fresche. Parmigiano gra

Per il sugo: 150 gr di polpa tritata di vitello, 150 gr di polpa tritata di maiale, 1 cipolla, 1 carota, 1 spicchio d’aglio, un rametto di rosmarino, 1 bicchiere di olio, un bicchiere e mezzo di passata di pomodoro, sale e pepe.

Il sugo di carne si prepara così: tritate finemente le verdure e gli aromi e rosolateli a fuoco dolce nell’olio. Unite le carni di vitello e maiale e continuate la rosolatura. Dopo una ventina di minuti, aggiungete la passata di pomodoro, salate e pepate. Cuocete per un’ora a fuoco dolcissimo, bagnando eventualmente con poco brodo di carne.
In una pentola con abbondante acqua salata in ebollizione. fare cuocere al dente la pasta, scolarla e condirla col sugo preparato, distribuirla nei piatti e condirla con le scaglie di parmigiano.


Ecco un secondo classico della festa:


Lenticchie al Vino rosso con Cotechino nella Sfoglia
Per 4 persone

Ingredienti:

200 gr di lenticchie di Castelluccio messe a bagno in acqua tiepida salata per 3 ore, 500 cl di vino, 4 scalogni tritati finemente, brodo vegetale, burro, sale pepe. Quattro fette di pane casereccio tostate e sfregate con olio evo e 1 spicchio d’aglo (facoltativo)

Fare bollire il vino con gli scalogni affettati sino a che il liquido si riduca della metà. Nel mentre lavare le lenticchie e scolarle bene. Farle soffriggere in 40 gr di burro le lenticchie e aggiungerle al vino e agli scalogni. Aggiungere anche 2 dl di brodo caldo e fare cuocere a fuoco medio per 30 minuti, aggiungendo in caso di necessità altro brodo. Verso fine cottura salare e pepare. Accompagnare con le fette di pane casereccio tostate e sfregate con olio evo e 1 spicchio d’aglio (facoltativo).


Cotechino nella sfoglia
Per 4 persone

Ingredienti:

1 cotechino, 2 uova, 120 gr di ricotta, 2 cucchiai di parmigiano grattugiato, 1 rotolo di pasta sfoglia da 200 gr, 80 gr di prosciutto cotto, semi di sesamo, sale.

Forate il cotechino con un ago per evitare che si laceri durante la cottura. Mettetelo in una pentola e copritelo con acqua fredda. Portatelo ad ebollizione a fiamma dolce e da quando l’acqua bolle, fatelo cuocere per circa 2 ore e mezzo. Toglietelo dall’acqua e fatelo raffreddare. Spellatelo e infarinatelo. Mescolate un uovo con la ricotta, il parmigiano grattugiato e un pizzico di sale. Aprite un rotolo di pasta sfoglia e spalmatene metà con la crema di ricotta. Coprite con fettine di prosciutto crudo e sistemate al centro il cotechino. Arrotolate la sfoglia, chiudendo bene le estremità. Spennellatela con un uovo sbattuto, cospargete con semi di sesamo e cuocete in forno preriscaldato a 190° per 30 minuti.

Segue un’alzata di frutta fresca e secca tra cui melagrana, fichi secchi con cioccolato, mandorle e uva e infine il dessert:


Zuccotto al Gran Marnier
Per 6 persone

Ingredienti:
130 gr di zucchero semolato, 5 tuorli, ½ lt di panna, liquore Grand Marnier, 3 dischi di Pan di Spagna dello spessore di 1 cm, zucchero a velo.

Foderare uno stampo da zuccotto con il Pan di Spagna.
In una casseruola mettere 1 dl di acqua e lo zucchero. Portare a ebollizione mescolando e far cuocere per circa 8 minuti sin che lo sciroppo risulterà trasparente. In una terrina lavorare i tuorli con una frusta sin ad ottenere un composto gonfio e spumoso. Versare lo sciroppo a filo caldo, lavorando velocemente, sempre con la frusta, aggiungere il Gran Marnier ed infine incorporare la panna prima montata.
Mescolare delicatamente il tutto e versare nello stampo del zuccotto fino a 1 cm dalla superficie. Ricoprire con un disco di Pan di Spagna e porre nel congelatore la preparazione ricoperta da pellicola per alimenti, per 2 ore.
Al momento di servire, sformare lo zuccotto sul piano di portata e cospargerlo con zucchero a velo.


Cantucci
Per 4 persone

Ingredienti:

400 gr di farina, un pizzico di bicarbonato e di sale, 1 bustina di vanillina, miele, 400 gr di zucchero semolato, 160 gr di mandorle sgusciate, pelate e tostate, 3 uova + 1 tuorlo. Farina per lavorare sul piano di lavoro.

Ridurre le mandorle in due o tre pezzi. In una terrina mescolare la farina alla vanillina, bicarbonato e sale. In una ciotola battere leggermente le uova e il tuorlo con una forchetta e incorporare alla farina, aggiungendo 1 cucchiaio di miele, le mandorle tagliuzzate e lo zucchero semolato. Impastare lavorando energicamente gli ingredienti sino ad ottenere un composto omogeneo. Appoggiare la pasta su di un piano di lavoro infarinato e formare dei pezzi di pasta rettangolari di circa 6 cm di larghezza ciascuno per 1 cm di altezza. Appoggiarli sulla placca del forno foderata da carta da forno, distanziati fra loro e farli cuocere a forno preriscaldato a 180° per 10 minuti. Estrarre la placca dal forno e tagliare i pezzi a fettine oblique di un cm di spessore. Rimettere in forno la placca e lasciare cuocere ancora per 5 minuti. Sfornarli, sformarli, sistemarli su un piatto di portata. Servirli freddi accompagnati dal classico Vino Santo.

Auguro Buona Fine e Buon Principio d’Anno!

lunedì 30 dicembre 2019

Lo Sapevate Che: Biografia e scoperte di Rita Levi Montalcini, scienziata italiana che scoprì, negli anni '50, il fattore di crescita nervoso che le valse il premio Nobel nel 1986


Rita Levi Montalcini: Torino, 22 aprile 1909 - Roma, 30 dicembre 2012
Neurologa, Senatrice a vita e premio Nobel per la Medicina nel 1986

"Ho perso un po' la vista, molto l'udito. Alle conferenze non vedo le proiezioni e non sento bene. Ma penso più adesso di quando avevo vent'anni. Il corpo faccia quello che vuole. Io non sono il corpo: io sono la mente"

Rita Levi Montalcini nacque a Torino il 22 aprile 1909, da Adamo Levi, ingegnere elettrico e matematico, e Adele Montalcini, pittrice. La famiglia, che comprendeva anche Paola (sorella gemella di Rita), Gino ed Anna (questi ultimi più grandi di Rita di 7 e 9 anni rispettivamente) era ebrea e pertanto, come vedremo, il contesto storico rese particolarmente duro il percorso di studi e di vita della scienziata italiana.  
Considerando la mentalità comune di quegli anni, che portava a considerare la carriera professionale per le donne un ostacolo al loro più naturale ruolo di mogli e madri, Rita Levi Montalcini fu iscritta dal padre alla Scuola Superiore Femminile Margherita di Savoia di Torino. Successivamente, forte della sua autonomia di pensiero, Rita riuscì in qualche modo a ribellarsi all’autorità paterna e a un destino “preconfezionato” e tradizionale e si iscrisse all’Università, alla facoltà di Medicina di Torino
La formazione, il rigore scientifico e l’approccio alle problematiche del settore di Rita Levi Montalcini si consolidarono in quegli anni grazie alla guida dell’istologo Giuseppe Levi (1872 -1965), con cui si laureò nel 1936, e al confronto con personalità scientifiche quali il microbiologo Salvatore Edoardo Luria (1912-1991) e il virologo Renato Dulbecco (1914-2012), entrambi futuri premi Nobel.   
Dopo la laurea Rita Levi Montalcini fu ammessa al corso di specializzazione triennale in neurologia e psichiatria, per quanto non avesse ancora la certezza di dedicarsi alla pratica medica o alla ricerca nel campo.   

 A causa delle leggi razziali, approvate in Italia nel 1938, Rita Levi Montalcini fu costretta a lasciare l’università di Torino e a trasferirsi a Bruxelles, in Belgio, presso il laboratorio del DrLaruelle dell’Istituto neurologico, e vi rimase per tutto il 1939. Tornò a Torino qualche settimana prima dell’invasione tedesca del Belgio e lavorò in laboratori di fortuna allestiti, con l’aiuto di Giuseppe Levi e ispirata dall’esperienza simile dell’istologo spagnolo Santiago Ramòn y Cajal, presso la sua abitazione in Corso Re Umberto a Torino e, successivamente, in una casa di campagna vicino Asti.       

Il lavoro svolto da Rita Levi Montalcini tra il 1940 e il 1941 nel suo piccolo laboratorio domestico fu ispirato da un articolo pubblicato dall’embriologo Viktor Hamburger (1900–2001) e relativo alle conseguenze dell’asportazione, in embrioni di pollo di tre giorni, dell’abbozzo di uno dei due arti inferiori.   
Lo scopo delle ricerche di Rita Levi Montalcini era quello di individuare il ruolo dei tessuti periferici nello sviluppo dei centri nervosi deputati alla loro innervazione. L’osservazione principale fu che, quando privato dell’arto, il nervo formava a livello dell’amputazione un vero e proprio “gomitolo di fibre o neuroma”.  (..)

Nel 1943 Rita Levi Montalcini evitò la deportazione rifugiandosi a Firenze con la madre e le sorelle. Vi rimasero nascoste fino allaliberazione della città da parte degli inglesi e dei partigiani nel settembre 1944. A Firenze, Rita Levi Montalcini lavorò come medico presso una caserma che fungeva da accampamento per gli sfollati (aveva ottenuto dal Comune il distintivo della Croce Rossa e il permesso di circolare anche durante il coprifuoco).  

Riuscì a tornare a Torino dopo il 25 aprile 1945 e il Prof. Levi le offrì un posto di assistente. L’esperienza a Firenze l’aveva colpita duramente minandone l’entusiasmo che la accompagnava negli esperimenti di neuroembriologia. L’entusiasmo tornò grazie ad una lettera di Viktor Hamburger, che la invitava per un semestre nel suo laboratorio alla Washington University di Saint Louis. Rita Levi Montalcini partì per l’America nel 1947 e vi resterà per circa trent’anni, durante i quali potette lavorare alle ricerche in neurobiologia iniziate a Torino.

In particolare, gli esperimenti condotti da Rita Levi Montalcini in questo periodo furono ispirati da un lavoro pubblicato da Elmer Bueker nel 1948. Lo studioso aveva trapiantato frammenti di un tumore maligno di topo (S180) in embrioni di pollo al terzo giorno di incubazione, alla base dell’abbozzo di uno degli arti. Dopo qualche giorno, il frammento di tumore risultava innervato da fibre che provenivano da cellule adiacenti al trapianto
 Rita Levi Montalcini replicò tali esperimenti e nel saggio Cronologia di una scoperta lei stessa spiegava: “All’esame istologico degli embrioni portatori di questi innesti di natura neoplastica, contemplai attraverso gli oculari del mio microscopio uno spettacolo che mi apparve subito di eccezionale interesse. Tra le cellule tumorali […] si intrecciavano in ogni direzione fasci di fibre nervose che spiccavano per la loro colorazion
La studiosa notava che tali cellule erano numerosissime e caratterizzate da una ramificazione anomala e da una distribuzione atipica tra le cellule neoplastiche (tumorali). Sulla base di questi risultati, Rita Levi Montalcini formulò l’ipotesi secondo cui i tessuti neoplastici (cioè tumorali) rilasciano un fattore responsabile dell’effetto osservato. Questa ipotesi sarà confermata negli anni da tutti gli studi successivi. 
L’ipotesi formulata da Rita Levi Montalcini fu ancora più grandiosa se consideriamo il periodo a cui risale. Negli anni 50 del Novecento infatti l’ipotesi secondo cui una molecola fosse in grado di diffondere da un tessuto andando ad influenzare processi specifici a livello dei nervi, richiedeva un notevole sforzo di immaginazione. In quegli anni non era ancora concepito il meccanismo d’azione in base al quale diverse linee cellulari normali producono e liberano fattori di crescita specifici che a loro volta sono captati da altre cellule in modo selettivo.  

Quando Rita tornò a St. Louis nel 1953, al gruppo del professor Hamburger si era aggiunto il biochimico Stanley Cohen. Iniziò tra i due una splendida e fruttuosa collaborazione di sei anni che portò all’individuazione del fattore rilasciato dal tumore (di natura proteica) e in grado di stimolare la crescita delle fibre nervose. Nel 1954 fu denominato Nerve Growth Factor (NGF)(..)
Stanley Cohen isolò dunque il fattore NGF dal veleno di serpente, dove era molto più abbondante (circa 1000 volte di più) che nell’estratto dei due tipi di tumore di topo. L’NGF è inoltre presente in grandissime quantità nelle ghiandole salivari sottomascellari di topo maschio adulto ed è da queste che, dal 1958, viene estratto e purificato l’NGF per lo studio delle sue attività biologiche. 
Con tecniche immunologiche classiche, nel 1959 fu prodotto un antisiero specifico in grado di inibire l’effetto del NGF. Tutto ciò aiutò a individuarne il ruolo chiave: prodotto nei tessuti e negli organi periferici l’NGF viene trasportato per via retrograda fino ai neuroni innervanti che vanno incontro a morte qualora questo trasporto sia impedito. Ad oggi l’NGF è considerato una neurochina in grado di agire sul sistema nervoso, endocrino e immunitario. La struttura proteica dell’NGF fu individuata nel 1971 da altri studiosi. 
Considerando che l’NGF non si ritrova in organismi semplici (es. moscerino della frutta o drosophila), si è dedotto che esso è coinvolto in attività di ordine superiore rispetto a quello che è lo sviluppo dei circuiti neuronali.  
Come evidenziato dalla stessa Rita Levi Montalcini ci sono stati degli studi che hanno dimostrato che le funzioni cognitive in topi con sintomi neurodegenerativi, miglioravano in seguito ad inalazione di NGF attraverso uno spray. Il fatto di poter far arrivare l’NGF al cervello dall’esterno in modo non invasivo o traumatico rappresenta sicuramente un fattore importante per possibili sviluppi terapeutici.
Rita Levi Montalcini è stata membro delle più prestigiose accademie scientifiche nazionali e internazionali, quali l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Accademia Pontificia delle Scienze, l’Accademia delle Scienze, la National Academy of Science e la Royal Society. Inoltre fu presidente onorario dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla e, dal 1993 al 1998, presiedette l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana Treccani. 

Dal 1999 fu Ambasciatrice di Buona Volontà della FAO e nel 2001 fu nominata senatrice a vita dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2005 fondò a Roma l’Istituto Europeo di Ricerche sul Cervello, l’EBRI (European Brain Research Institute), con la finalità di svolgere attività di ricerca nel campo delle neuroscienze
Nel breve saggio L'asso nella manica a brandelli, Rita Levi Montalcini affrontava il tema della vecchiaia, che nei versi di una poesia di Yeats viene raffigurata come un “abito a brandelli”. La scienziata affermava che “nel gioco della vita, la carta di maggior valore è rappresentata dalla capacità di avvalersi, in tutte le fasi e in particolare nella fase senile, delle attività mentali e psichiche in proprio possesso. Il cervello può mantenere le proprie funzioni anche in tarda età, grazie alla capacità delle cellule cerebrali residue di compensare la diminuzione numerica con un aumento delle ramificazioni e l’utilizzo di circuiti neuronali alternativi".     
La scienziata italiana Rita Levi Montalcini ha rappresentato un esempio straordinario anche in tal senso. Impegnata fino alla fine sia a livello scientifico che sociale, si è spenta all’età di 103 anni, il 30 dicembre 2012, nella sua abitazione romana di viale di Villa Massimo.