Durante un giorno di scuola, può accadere improvvisamente che
un bambino abbia una crisi epilettica. “Un evento non così raro se si pensa che
quasi una persona su cento soffre di questa malattia neurologica dovuta a un
malfunzionamento temporaneo dei neuroni della corteccia cerebrale, e che ha un
picco di incidenza nei bambini” spiega Oriano Mecarelli, segretario della Lega
italiana contro l’epilessia (Lice) e responsabile dell’Ambulatorio per le
sindromi epilettiche del Politecnico Umberto I di Roma. Ma come devono
comportarsi docenti e compagni per aiutare il bambino a superare l’attacco e a
non viverlo come un evento drammatico? A questa domanda vuole rispondere il progetto
L’epilessia a scuola: chi ha paura alzi la mano, promosso
dalla Lice in occasione della Giornata nazionale per l’epilessia del 3 maggio.
L’evento prende nome da un libro. Chi ha
paura alzi la mano, scritto da Loredana D’Alessio, in cui bambini ammalati
raccontano la propria vita, del tutto simile a quella dei loro coetanei.
“Vogliamo vincere i pregiudizi ancora radicati attorno all’epilessia, che vede
ogni anno 30 mila nuovi casi in Italia ed è creduta erroneamente una malattia
mentale e invalidante”. Le crisi, soprattutto quelle convulsive in cui
l’ammalato cade a terra privo di conoscenza, sono i sintomi più evidenti. “Ogni
crisi corrisponde a una scarica elettrica anomala delle cellule nervose della
corteccia cerebrale. Però ci sono farmaci che, presi regolarmente, stabilizzano
le proprietà elettriche della membrana dei neuroni e impediscono il verificarsi
delle scariche. Per questo, conclude Mecarelli “nelle scuole si parlerà anche
dell’importanza della somministrazione dei farmaci in orari scolastico”.
Angela Simone – Scienze – Il Venerdì di Repubblica – 1 maggio
2015
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