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domenica 31 maggio 2015

Speciale: Veloci e Fresche ricette....



Panzanella semplice
Per 4 persone

400 gr di pane raffermo casereccio (meglio pane toscano), 2 grossi pomodori maturi, 2 cipolle scalogni grandi, 1 cetriolo, 1 ciuffo di basilico, olio evo, aceto di vino bianco, sale, pepe

Tagliare il pane e fette e inzuppare ciascuna fetta per qualche minuto in acqua fredda. Lasciarlo fin che sia ben morbido (circa 10 minuti), poi prendendone poco alla volta con le mani, strizzarlo, stringendolo  molto bene tra le mani, e strusciandolo sin da formarne delle briciole che metterete in un’insalatiera.
Aggiungere i pomodori, il cetriolo e le cipolle, tutto lavato, asciugato e tagliato a fettine. Unire anche le foglie di basilico intere, lavate e asciugate. Condire con una salsina preparata in una ciotola formata da mezzo bicchiere di olio evo, un pizzico di sale e pepe, una spruzzata generosa di aceto bianco. Amalgamare bene il tutto e condire l’insalata, mescolando accuratamente. Tenere in frigorifero sino al momento di servire. Fa tornare l’appetito a chi non ce l’ha…..

Insalata di Farfalle alle verdure e zafferano
Per 4 persone

350 gr di pasta formato farfalle, 300 gr di pomodorini ciliegia, una mozzarella di bufala, foglie di basilico, 20 olive taggiasche, 6 filetti di acciuga sott’olio, 50 g di parmigiano grattugiato, 1 spicchio d’aglio, peperoncino in polvere, una bustina di zafferano, olio, sale.

Portate a bollore in una pentola abbondante acqua salata, sciogliendovi dentro la bustina di zafferano. Fate cuocere la pasta al dente, scolatela e conditela con due cucchiai d’olio. Mescolatela e rovesciatela su due canovacci puliti da cucina, stendendo la pasta in uno strato uniforme in modo che le farfalle non si sovrappongano. Lasciatele raffreddare. Intanto pulite il basilico, lavatelo, asciugatelo e strappate le foglie con le mani. Sbucciate l’aglio e schiacciatelo. In una terrina mettete 4 cucchiai d’olio, un pizzico di sale, uno di peperoncino, le foglie di basilico e l’aglio schiacciato. Mescolate e lasciate insaporire per qualche minuto. Tagliate la mozzarella a dadini, mettetela in un colino a perdere l’acqua. Pulite, lavate e asciugate i pomodori. Tagliateli a spicchietti. Disossate le olive e posatele in un piatto piano. Poi con l’aiuto del fondo di un bicchiere, schiacciatele un po’. Versatele poi insieme al resto della salsa. Aggiungete i pomodori, le acciughe a tocchetti e i dadini di mozzarella. Eliminate l’aglio dalla marinata, quindi versateci la pasta fredda. Mescolate bene per amalgamare tutti gli ingredienti. Riducete a scaglie il parmigiano e cospargete la pasta. Coprite la ciotola con un foglio di pellicola per alimenti e lasciatela riposare mezz’ora, prima di servire.

Morbido sformato con ciliegie
Per 6 persone

600 gr di ciliegie, 70 gr di farina, 50 gr di zucchero a velo, 60 gr di zucchero semolato, 3 tuorli, 2 dl di latte, 40 gr di burro.

In una terrina mettere i tuorli e lo zucchero semolato, lavorare bene gli ingredienti sino ad ottenere un composto morbido e spumoso. Unire la farina al composto e amalgamarla. Intiepidire il latte e versarlo nel composto preparato. Mescolare con cura gli ingredienti per ottenere un composto liscio e omogeneo. Ungere col burro abbondantemente una tortiera. Lavare, togliere il picciolo e il nocciolo alle ciliegie. Unitele nella tortiera e versatevi sopra la pastella preparata. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti. Sfornare, lasciare intiepidire, spolverare con lo zucchero a velo la superficie. Servire la preparazione nella tortiera di cottura.

Lo Sapevate Che: Bambini al lavoro l'India è vicina...



“La Politica E’ L’Arte di servirsi degli uomini facendo loro intendere di servirli”. Parto da questa osservazione sagace e drammatica dell’intellettuale svizzero Louis Dumur per raccontare ciò che sta accadendo in India, sotto lo sguardo indifferente del resto del mondo. Il governo indiano ha approvato un emendamento al Child Labour Prohibition Act che di fatto proibiva il lavoro minorile a vantaggio di un percorso scolastico certo e più duraturo, e lo ha fatto con due motivazioni sulle quali dovremmo raccogliere tempo e approfondire. La prima è di carattere pratico: il lavoro minorile, secondo il ministero del Lavoro indiano Bandaru Dattatreya, aiuterà le famiglie più indigenti a uscire da una situazione di estrema povertà. Il secondo è un’assurdità spacciata per buon senso: il lavoro minorile darà ai bambini quello “spirito imprenditoriale” necessario nel loro futuro di lavoratori. Sul piatto della bilancia da un lato l’istruzione e politiche di welfare su cui non è possibile – o almeno non dovrebbe esserlo – effettuare  tagli, dall’altro un impoverimento del mercato del lavoro che si sta spacciando per necessario, anzi benefico. E se da un lato, in un paese popoloso come l’India, dove spessissimo il lavoro minorile non viene denunciao anzi caldeggiato, è molto difficile dare cifre, dall’altro è pur vero che dal 2001 a oggi il numero di bambini costretti a lavorare era notevolmente diminuito da 12,6 milioni a 4,3 milioni nel 2014 anche grazie a una legge introdotta nel 2009 che prevede educazione obbligatoria e soprattutto gratuita fino ai 14 anni. Ecco, l’emendamento appena approvato, va esattamente nella direzione opposta, spostando la lancetta dei diritti umani indietro di un decennio e soprattutto allontanando definitivamente la possibilità di emancipazione delle classi sociali più povere – i dalit – e delle minoranze da sempre marginalizzate e costrette ai lavori più umili. (..). Tutto Questo non dovrebbe suscitare l’interesse e l’indignazione solo delle organizzazioni umanitarie che si occupano di garantire i diritti dei minori, ma dovrebbe essere centrale nel dibattito politico soprattutto delle sinistre di tutto il mondo, che hanno ormai abdicato totalmente al loro principale compito. quello di battersi perché vi siano ovunque condizioni di lavoro dignitose e un salario minimo garantito. La Risposta Politica unitaria a un mercato senza regole non può essere più uno statalismo radicale e nemmeno il controllo dei prezzi, ma un vincolo che preveda l’impossibilità di importare e acquistare prodotti provenienti da paesi che non garantiscono salari minimi dignitosi, che consentano il lavoro minorile. Mentre scrivo mi viene in mente un documentario di Luigi Comencini del 1970 “I bambini e noi – La fatica” che racconta la storia sconosciuta dei calani, bambini venduti al lavoro agricolo per un sacco di grano a Benevento. Era una sorta di “attrazione” cittadina, ci si riuniva nella piazza accanto al Duomo, piazza Orsini e lì,nel giorno dell’Assunta, per secoli si è svolta la pubblica vendita di mano d’opera agricola. A denunciare questa pratica fu per la prima volta nel 1950 un articolo che lo descriveva come un vero e proprio mercato della carne umana. Tutto questo ci sembra lontano, foto e frammenti di video in bianco e nero a segnare la distanza temporale, eppure accade in un mondo che è il nostro, che è ancora più vicino perché l’economia mondiale non è a compartimenti stagni, ma tutto ciò accade in India ha effetti sulla nostra vita. Mancanza di democrazia in India e lavoro minorile non pesano nel dibattito italiano. Li crediamo lontani? Nulla di più falso: questi meccanismi sono a un passo dal ritornare nel nostro Sud e non solo.
Roberto Saviano – L’antitaliano – www.lespresso.it – 28 maggio 2015 -

Lo Sapevate Che: Pronti alla vita...



Come dire Cancellare o conservare? Tirare un segnaccio o cantare quel che si è sempre cantato? La vicenda dell’Inno di Mameli ritoccato dal coro scolastico di fronte al presidente del Consiglio rientra in due vaste tendenze che, in quel punto, si incrociano. La prima è quella del revisionismo, o anche della damnatio memoriae. Mameli ha scritto: “Siam pronti alla morte” e si evidentemente sbagliato, o comunque ora non ci va più bene: quindi, cancelliamo. La seconda tendenza è quella della rimozione della morte, specie per quanto riguarda i nostri piccoli che devono vivere spensierati e non essere sfiorati da certi cattivi pensieri. Canteranno quindi “Siam pronti alla vita”. E’ lo stesso meccanismo per cui gli istruttori di nuoto non insegnano più a “fare il morto” ma a “fare la stellina”. Si può arrivare fino al punto di quei genitori che dissero al figlioletto, sconvolto dalla visione del “Re Leone”, che il re padre non moriva affatto ma si sarebbe rialzato dopo essere caduto: così il bambino fu tranquillizzato sul tabù della morte, ma a proposito della trama del film avrà pensato che gli sceneggiatori di Disney sono un branco di ubriaconi. Il problema di “Siam pronti alla vita” è che non funziona più la rima con “Stringiamoci a coorte”, e sono state già proposte modifiche. La migliore pare essere “Guardiam la partita”, che chiarisce bene a che tipo di vittoria noi fratelli mameliani pensiamo più spesso.
Stefano Bertezzaghi – Narrativa – Saggistica – L’Espresso – 28 maggio 2015 -

sabato 30 maggio 2015

Speciale: Trionfo di Verdure!....



Aspic di Verdure in Coppa
Per 6 persone

100 gr di carote, 100 gr di piselli freschi, 100 gr di zucchine, 100 gr di patate, 1 peperone rosso, 6 fogli di gelatina, basilico fresco, sale. Coppette da Martini.

Ammorbidire i fogli di gelatina. Lavare le verdure e tagliarle a dadini regolari. Bollire le verdure in poco meno di 1 lt di acqua leggermente salata, facendo in modo che restino croccanti e scolarle.
Strizzare i fogli di gelatina, immergerli in ½ lt di brodo di cottura delle verdure, mescolare e lasciare intiepidire.
Quando anche le verdure sono fredde, versare la gelatina oramai rappresa in coppe da Martini, poi le verdure.
Fare solidificare e al momento di servire decorare con foglie di basilico. Una delizia!

 Timballo con Scarole e salsa di Porri
per 4 persone

500 gr di scarola, 60 gr di mollica di pane raffermo, 50 gr di parmigiano grattugiato, 30 gr di acciughe sotto sale, 1 spicchio d’aglio, olio evo, sale e pepe.

Per la salsa: 1 grosso porro, 1bicchiere e ½ di latte, 1 cucchiaino di maizena, sale e pepe.

Lavare accuratamente la scarola per pochi minuti in acqua bollente salata, scolarla e farla raffreddare in acqua con ghiaccio.
Sbriciolare il pane raffermo e tenere da parte.
Dissalare le acciughe e diliscarle: in una padella con 3 cucchiai d’olio caldo unire i filetti e farli saltare finchè siano sciolti, aiutandovi con i rebbi di una forchetta.
Unirvi le foglie di scarola (meno 10 che serviranno per foderare lo stampo) ben strizzate dall’acqua, salare e pepare e lasciare insaporire l’insalata girandola delicatamente con un cucchiaio di legno. Dopo pochi minuti togliere la padella dal fuoco e incorporarvi il pane raffermo e il parmigiano grattugiato.
Foderare uno stampo da budino (senza buco centrale) con le foglie avanzate già scottate di scarola, facendo in modo che sbordino un poco dalla superficie.  Riempire l’interno con il composto preparato e richiudere sopra con le foglie sporgenti di scarola. Far cuocere a bagno-maria a 160° per 15 minuti.
Nel mentre, lavare e tagliare a listerelle sottili la parte bianca del porro, metterle in un tegamino sul fuoco unendo il latte in cui avrete stemperato a freddo la maizena, farlo cuocere a fuoco basso, sempre mescolando per 10 minuti circa. Regolare di sale e pepe.
Sformare il timballo e servirlo con la salsa di porro.

Quiche con Fiori di Zucca                                                                       
Per 6 persone

1 confezione di pasta brisée, 8 fiori di zucca, 250 gr di ricotta romana, 2 tuorli, 60 gr di parmigiano, 2 dl di panna, 1 cucchiaio di erbe tritate (erba cipollina, prezzemolo basilico), farina, latte, burro, sale, pepe.

Foderare una tortiera imburrata e infarinata con la pasta e bucherellare il fondo con i rebbi di una forchetta. Metterla in frigorifero. Mescolare la ricotta con 30 gr di parmigiano grattugiato, il cucchiaio di erbe e un pizzico di sale e pepe. Pulire delicatamente i fiori di zucca senza togliere il pistillo interno e farcirli con la crema alla ricotta preparata. Mescolare i tuorli alla panna, aggiungere il residuo parmigiano grattugiato, un pizzico di sale e pepe e versare il tutto nell’interno della pirofila sulla  pasta. Sistemare anche i fiori in bella mostra nell’interno sulla crema. Spennellarli col latte e sistemare su ogni fiore un fiocchetto di burro. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti. Servire la quiche tiepida o a temperatura ambiente.

Lo Sapevate che: Confindustria e Regioni un declino comune....



In Crisi Di Autorevolezza, credibilità, rappresentanza. E pure costosa. Non per le casse pubbliche, per fortuna. Ma per il portafoglio degli imprenditori associati. “Potere forte” per antonomasia. Confindustria ha di pesante, ormai da nni, soltanto il suo bilancio: 500 milioni all’anno di costi, coperti con soldi privati ma non per questo cifra meno impressionante. (..). L’influenza di Confindustria sulla politica nazionale è andata calando di pari passo alla sua capacità di offrire visioni dei crescita e di sviluppo del paese. Gli anni del fiancheggiamento entusiasta verso il berlusconismo trionfante, interpretati da Antonio D’Amato nei primi anni 2000, si sono poi conclusi con l’irrilevanza attuale. Anche quest’anno Matteo Renzi ha fatto sapere che diserterà l’invito del presidente Squinzi: ha altro da fare. (..). Oggi Confindustria, complice anche la lunga crisi economica, a stento riesce a tenere insieme i propri aderenti. Tra le critiche mosse a Renzi, ricorre anche quella secondo cui il premier-segretario tende a disarticolare i cosiddetti corpi intermedi, organizzazioni o istituzioni che siano, deputati a svolgere un ruolo di rappresentanza e di ricomposizione di interessi diffusi presenti nella società.(..). Tuttavia la facilità con cui Renzi procede nello scavalcarli e delegittimarli è favorita dalla crisi di identità di questi stessi organismi. Che è ben precedente all’ascesa a Palazzo Chigi del sindaco di Firenze. Renzi, con la spregiudicatezza che lo contraddistingue, ne prende semplicemente atto e ratifica l’abolizione di una liturgia senza più significato. Così il “sindacato dei padroni” finisce per essere ignorato alla stregua dello storico rivale, il sindacato dei lavoratori. E’ il leaderismo politico che ha bisogno fi ridurre le distanze tra l’eletto e gli elettori. Una democrazia accorciata, potremmo definirla. Con le incognite di una prassi finora sconosciuta. Tuttavia il renzismo non è la causa di questo ribaltamento dei rapporti di forza all’interno delle pratiche repubblicane, bensì l’effetto di un trentennio di immobilismo in tutti i campi. Ulteriore Esempio della degenerazione della rappresentanza viene dalle Regioni. Se la Confindustria è un organismo privato, queste sono espressione della volontà popolare. Nel tempo le Regioni invece si sono rivelate il distillato di una democrazia sfibrata dalla cattiva politica. Da enti di programmazione e di indirizzo, dunque “leggeri”-come era nelle intenzioni dei costituenti – si sono trasformate in macchine burocratiche onnivore, sempre più costose, invasive: Stati nello Stato, pessima interpretazione di un federalismo inconcludente e mazzettaro. Alle Regioni Dedichiamo la copertina di questo numero con i servizi di Bruno Manfellotto, Marco Damilano e Roberto Di Caro, invista delle elezioni di domenica 31 maggio in sette di esse (Veneto, Liguria, Toscana, Umbria, Marche, Campania e Puglia). Ho già espresso la mia opinione sulla necessità di rifondare e rioensare le loro funzioni così come si sono configurate dopo la sciagurata riforma costituzionale del 2001, governo D’Alema e Amato. Perché hanno assunto la consistenza di una inutile sovrastruttura (anzi 20 tanti quanti sono gli enti regionali ordinari e speciali in Italia) delegittimata dalla sua inefficienza. Tutte le previsioni indicano una bassa affluenza. E’ come se l’abrogazione delle Regioni venisse di fatto sancita dall’astensione di massa. irrilevante dal punto di vista costituzionale, perché – va da sé – esisteranno ugualmente anche se dovesse votare meno della metà degli elettori. Ma indicativo dello spirito del tempo. Ancora una democrazia accorciata, stavolta per volontà popolare. Che inquietante modo di festeggiare l’anniversario della Repubblica….
Luigi Vicinanza – Editoriale www.lespresso.it- @vicinanzal – 28 maggio 2015