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lunedì 11 maggio 2015

Lo Sapevate Che: Ma da sola la Chiesa non può farcela...



Sarebbe Certo Bello che il Vaticano attraverso le iniziative apostoliche e altre strutture, si adoperasse per l’accoglienza e il riconoscimento giuridico dei profughi delle tante guerre e carestie in atto, destinati in gran parte alle vessazioni e ai rischi mortali della migrazione forzata. Tanto più che la Santa Sede non aderisce agli accordi di Dublino ma ha firmato la Convenzione di Ginevra. La proposta è dunque per molteplici ragioni condivisibile, oltre che realizzabile sotto il profilo giuridico. Ciò non toglie che, di fronte all’enorme tragedia dell’immigrazione, non può essere solo la Chiesa a levare la propria voce. Papa Francesco è stato finora la figura che nel modo più chiaro, forte e libero da interessi che non siano quelli della dignità umana, si è espresso sull’inaccettabile destino di questi fratelli, “uomini e donne come noi, in cerca della felicità”. Ma sarebbe sbagliato, oltre che comodo, sovraccaricare la Sua figura di ogni nostra aspettativa. Il problema dell’immigrazione è, come giustamente si dice, epocale, a patto di riconoscere in questa parola gli enormi disastri provocati da un modello politico-economico che ha distrutto l’idea di uguale dignità e scavato un solco profondissimo fra la ricchezza e la povertà. Un Modello Che non va solo corretto nei suoi meccanismi economici, ma ripensato nei suoi presupposti culturali, pena il diventare complici delle sofferenze che produce. Quelle morti nel deserto e in mare sono l’effetto di un generale naufragio delle coscienze, della volontà diffusa di non vedere, di voltarci dall’altra parte, di guardare a queste tragedie con fatalismo, rassegnazione, se non con indifferenza e cinismo, come dimostrano l’ostilità e il riaffiorante razzismo. Così come è effetto del vuoto della politica, di misure esitanti o piratesche, lo sfruttamento mafioso delle speranze, il turpe traffico che garantisce alle organizzazioni criminali ingenti profitti. In questo scenario, al di là dell’impegno di Francesco e della Chiesa, è la politica che deve dimostrare più coraggio, più determinazione, ma anche lungimiranza e sintonia umana col dramma in atto. Aumentare i fondi dell’operazione “Triton” – unica misura concreta scaturita dal vertice europeo della scorsa settimana – è un modo un po’ ambiguo di mostrare buona volontà senza andare a fondo del problema, che non può essere ridotto al pattugliamento delle coste e dei mari. Di fronte a drammi come quelli dei naufragi delle speranze e della dignità, non si può usare un linguaggio a metà fra il lessico economico e quello militare. Le persone non sono né cifre, né problemi. Volteremo pagina solo quando prenderemo coscienza che la nostra speranza ha proprio il volto dei profughi e degli immigrati a cui non abbiamo ancora saputo dare un’accoglienza degna di questo nome.
Luigi Ciotti – L’esodo – L’Espresso del 7 maggio 2015 -

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