Etichette

mercoledì 27 maggio 2015

Lo Sapevate Che: E ora cambiamo verso pure all'economia...



Bisognerebbe Avere il coraggio di confessare che capirci qualcosa nella baraonda delle statistiche su economia e lavoro è impresa ardua se non impossibile. Sembra di stare sotto la doccia scozzese mentre fuori della finestra si alternano cicale e formiche, gufi e allodole: ieri eravamo un sacco pessimisti; ma oggi siamo molto ottimisti, evviva; invece domani, ahinoi, le cose non andranno vene. Le statistiche (..) sono ormai il principale strumento di propaganda politica. Così, a seconda dei casi, è tutta colpa di un governo imbelle, oppure viviamo nel migliore dei mondi possibili. Che confusione. L’Inps, per esempio, ha appena diffuso cifre da nuova primavera economica: nei primi tre mesi dell’anno i rapporti di lavoro a tempo indeterminato sono cresciuti di 203mila unità rispetto al 2014, cifra che comprende sia nuovi contratti, sia la trasformazione di vecchi da precari a stabili. Bè, c’è da gongolare, no? E no! Cgil e Uil, per esempio la buttano in politica: attribuiscono l’inatteso saldo positivo allo sconto contributivo alle imprese deciso con l’ultima legge di stabilità, e allora polemicamente si chiedono a cosa sia servito tagliare diritti dei lavoratori con il Jobs Act di marzo (per gli effetti di questo sarebbe meglio, però, aspettare il secondo trimestre). Ma i sindacati, come dimostra il caso scuola, in certi momenti sembrano capaci solo di ripetere stanche cantilene. (..). Allora Lasciamo Da Parte le statistiche dell’occupazione e guardiamo il Pil, insomma la ricchezza che il Paese produce, un termometro indiscutibile. E anche qui: all’inizio del 2015, dopo anni di pessimisti e cassandre, come una volta si chiamavano i gufi, trionfava finalmente l’ottimismo, se non altro perché mai si era visto un così eccezionale insieme di circostanze favorevoli: scendeva il prezzo del petrolio; scalutava l’euro rispetto al dollaro per la gioia degli esportatori del made in Italy; le banconote stampate della Bce di Mario Draghi invadevano banche esauste; e il governo distribuiva bonus di 8° euro, firmava il jobs act e metteva da parte preziosi tesoretti. Vedrete che tutto questo – profetizzavano esperti ed economisti –varrà almeno un punto di Pil in più che si aggiungerà al nostro tradizionale zero virgola. E invece no, perché ora non c’è out look che ci assegni il 2015 qualcosa di più dello zero virgola. Non ci resta che sperare nel 2016. Perché? Come Si Spiega? Aspettiamo le “considerazioni finali” del governatore della Banca d’Italia. Ma intanto si può registrare che tutto cambia e regna l’incertezza: il prezzo del petrolio è instabile e ha ripreso ad aumentare; la crisi greca mette in affanno le Borse e spinge all’insù i tassi di interesse; l’euro ha recuperato terreno sul dollaro e, come se non bastasse, la Consulta ci ha regalato una sentenza sull’illegittimità del mancato adeguamento delle pensioni all’inflazione che, bene che vada, ci costerà come una manovra finanziaria.(..). Matteo Renzi, che si è trovato addosso una bella eredità, lo sa bene. Finora si è preoccupato soprattutto di garantirsi strumenti per strappare una maggioranza più robusta e un Parlamento ridotto di fatto a una sola Camera per rendere più facile e svelta l’attività di Palazzo Chigi. E vabbè. Ora però dovrebbe dirci almeno che cosa intende fare con queste nuove armi. Noi, a mo’ di agenda, ci limitiamo solo a elencargli alcune parole/problemi da non dimenticare: debito pubblico, evasione fiscale, corruzione, inefficienza della pubblica amministrazione. Da dove cominciamo per cambiare verso anche qui?
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso.it - @bmanfellotto – 21 maggio 2015

Nessun commento:

Posta un commento