Etichette

venerdì 22 maggio 2015

Lo Sapevate Che: Chi scontenterà Renzi...



Come trasformare il male in bene: è da giorni che Matteo Renzi si arrovella  su questo dilemma. Come fronteggiare la sentenza sulle pensioni numero 70 del 2015 della Corte costituzionale firmata dalla giudice Silvana Sciarra eletta un autunno dal Pd e dal Movimento 5 Stelle e tramutarla in un vantaggio politico. “Una sciagura”, raccontano i renziani nei giorni dell’incertezza. Che però può diventare il remake dell’operazione 80 euro, il film di maggior successo girato finora dal regista di Palazzo Chigi. La pronuncia della Consulta che ha dichiarato incostituzionale il blocco degli indicizzazioni delle pensioni deciso dal governo di Mario Monti nel 2011 ha mandato in tilt la perfetta macchina comunicativa del governo Renzi, già costretta per la prima volta sulla difensiva dalle proteste nel mondo della scuola, tra sindacati e insegnanti. Il buco di bilancio, con stime incerte: da cinque a tredici miliardi di euro. Cinque milioni di pensionati che aspettano le scelte del governo: la Corte costituzionale ha riconosciuto che il loro diritto a conservare il potere di acquisto della pensione è stato “irragionevolmente sacrificato in nome di eisgenze finanziarie non illustrate in dettaglio”. Il ministero dell’Economia fa capire che non tutti i pensionati potranno essere risarciti. E per risolvere il rebus, i tecnici di via XX Settembre pensano agli strumenti tradizionali: spalmare gli arretrati su più anni, restituire l’ammanco a rate, dividere i pensionati per quote, per fasce di reddito, contenere i danni. (..) Questa volta è più difficile, perché comunque bisogna operare per scontentare qualcuno: le fasce più alte di reddito, i pensionati che con il vecchio metodo retributivo hanno portato a casa un reddito lontano dai contributi effettivamente versati. Una manovra delicata, perché nell’idea di Renzi vanno centrati due obiettivi non facili da tenere insieme: l’inevitabile equilibrio dei conti pubblici, certo. E al tempo stesso non abbandonare il ceto medio, il blocco sociale di riferimento conquistato un anno fa con il decreto sugli 80 euro e con le elezioni europee, tutelare i ceti più bassi da non consegnare alla vigilia del voto regionale all’area della rabbia o della protesta, a Beppe Grillo e a Matteo Salvini, non inseguire soluzioni da governo tecnico, non dimenticare mai che quello di Renzi è un governo politico che guarda al consenso. Per questo la necessità, l’obbligo di restituire i soldi perduti in questi re anni nei piani di Renzi va capovolta nella possibilità di dare un segnale alla platea di chi finora era rimasto escluso dal bonus di un anno fa. I pensionati più poveri, con pensioni inferiori ai duemila euro al mese, cui rimborsare una cifra che potrebbe avvicinarsi ai mitici 8° euro al mese, quasi a mantenere la promessa fatta da Renzi nel 2014, gli 80 euro anche per i pensionati (e per le partite Iva). In un secondo momento intervenire sulle disparità più clamorose, sulle pensioni più ricche e più lontane dai contributi effettivamente versati. Ma per questa misura, forse, è meglio rimandare tutto a dopo il voto regionale.
Marco Damilano – L’Espresso – 21 maggio 2015

Nessun commento:

Posta un commento