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giovedì 31 maggio 2018

Speciale: Spettacolari Primi piatti!...


Minestra dell’angelo
Per 4 persone

1 litro e mezzo di brodo di carne, 600 gr di piselli freschi (peso dei piselli puliti dalla buccia), 150 gr di maltagliati, 2 uova sode, 60 gr di parmigiano grattugiato.

Cuocere sode le uova, sbucciarle e tenerle da parte.
Portare a ebollizione in brodo, unire i piselli e dopo pochi minuti anche i maltagliati. A fine cottura della pasta spegnere il fuoco.
In ogni fondina del commensale mettere mezzo uovo sodo, quindi unire con delicatezza la minestra e aggiungere una bella porzione di parmigiano. Delicato e delizioso piatto!

Crema con Asparagi e Gamberetti
Per 4 persone

800 gr di asparagi, gr 500 di gamberetti congelati, 100 gr di panna, 750 gr di brodo vegetale, 1 scalogno, burro, sale e pepe.

Eliminare la parte dura agli asparagi. Lavarli con attenzione e tagliarli a tocchetti. Rosolarli in una padella con 100 gr di burro e lo scalogno finemente affettato, per un paio di minuti. Salare, pepare e tenere da parte alcune punte di asparago.
Unire la panna, farla addensare e completare la cottura aggiungendo il brodo vegetale bollente. Far cuocere per 10 minuti. Poi frullare il tutto. Se dovesse essere troppo densa, diluire la crema con un poco di brodo. Unire ora anche i gamberetti e le punte tenute da parte. Lasciare sul fuoco ancora un minuto e servire. Piatto delicato e completo di nutrienti.

Riso e Lonza alla Creola, ricetta Spagnola
Per 4 persone

350 gr di riso Patna, 700 gr di lonza di maiale tagliata a dadini, peperoncino in polvere, succo di 2 lime, Vodka, 8 peperoncini verdi dolci, 1 carota, 2 fette di ananas, brodo vegetale, zucchero, sale, olio.

Versate il riso in una pirofila che si possa coprire e andare in forno. Coprite il riso con acqua che superi il suo livello di un dito, salate, mettete sul fuoco (se la pirofila è di vetro, appoggiatevi sotto uno spargi fiamma) e portate a ebollizione.
Quando l’acqua sarà ridotta a livello del riso, coprite la pirofila e mettetela in forno preriscaldato a 130°, finché l’acqua sia completamente assorbita.
Nel frattempo versate in un tegame con 3 cucchiai d’olio e una presa di peperoncino, la lonza tagliata a dadini, fate rosolare, bagnate con il succo dei lime e 2 cucchiai di Vodka, fate evaporare e aggiungete i peperoncini verdi dolci, la carota raschiata e ridotta a julienne, le 2 fette di ananas, tagliate a dadini, un cucchiaino di zucchero e mescolate.
Fate cuocere, mescolando ogni tanto, per 10 minuti. Aggiungete, se occorre, brodo vegetale caldo, regolate con poco sale mescolate e cuocete ancora per 5 minuti. Servite la carne con il riso alla creola.

Trenette Carciofi, Fave e Salsiccia
Per 4 persone

350 gr di trenette fresche.

Per il sugo: 6 carciofi, 300 gr. di fave (già pulite del baccello), 50 gr. di salsiccia, 50 gr. di prosciutto crudo, 1 cipolla, un mazzetto di prezzemolo, un pizzico di spezie, 250 gr. di pomodori pelati, olio, sale, pepe.

Lavare accuratamente i carciofi, pulirli di spine e fieno e tritarli insieme al prosciutto, alla salsiccia spellata, alla cipolla e al prezzemolo.
Fare rosolare il trito in un tegame con un po’ d’olio e dopo una decina di minuti unire le fave. Lasciare cuocere per mezz’ora a recipiente coperto aggiungendo un mestolo di acqua calda.
Unire i pomodori passati al setaccio, salare, pepare, profumare con le spezie e continuare la cottura a fuoco lento mescolando di tanto in tanto.
Cuocere in abbondante acqua salata le trenette al dente, scolarle e passarle nel tegame col sugo, mescolare e servire subito.

Lo Sapevate Che: Gigi Buffon...


Bello È Bello. Nessun dubbio. Ma quello che ti colpisce di Gigi Buffon è la composta eleganza dei modi e dei pensieri. Un’attitudine che spiega le ragioni profonde del fatto che sia stato il capitano ultracarismatico della Nazionale e della Juventus per vent’anni. La vicinanza fisica trasmette un che di rilassante, la voce è calma e gli occhi limpidi confermano in ogni istante che le parole che dice sono sincere. Definito il miglior portiere della storia del calcio, pochi giorni fa, a 40 anni, ha chiuso una carriera piena di Guinness. Ma resta il capitano del team Head & Shoulders: anche per questa stagione è volto della nuova campagna #Coraggiointesta.
Pensando al libro di Peter Handke e al film che ne ha tratto Wim Wenders, quanto coraggio ci vuole a un portiere Prima del calcio di rigore?
“Per me, nessuno. Quando sono in campo seguo in maniera fedele, i talenti che la natura mi ha dato e che mi hanno fatto scegliere questa vocazione. Così per me stare in campo, e affrontare le difficoltà che mano a mano si presentano, è una cosa normale. Ecco sì, ci vuole amore per il proprio lavoro”.
Lei è una persona riservata. Oggi è testimonial del nuovo shampoo d Head & Shoulders, Men Ultra, non teme questo tipo di esposizione”
La vita che conduco è l’antitesi di quello che sono in campo, cioè l’eroe di tutti, aotto i riflettori sempre e comunque. Per il mio equilibrio cerco di vivere una vita serena, come di base sono io. Ma queste occasioni mi fanno piacere perché sono parte di quelle responsabilità di cui una figura pubblica, come la mia, ogni tanto si deve fare carico”.
Ha sempre scelto donne bellissime. Cos’è per le, adesso a 40 anni, la bellezza femminile?
“L’aspetto esteriore resta la prima cosa che colpisce, è inevitabile. Poi c’è altro. Penso che la bellezza sia un modo di essere e di vivere, d riuscire a condividere sentimenti, interessi e pure le frustrazioni con gli altri. È saper crescere insieme e farsi forza a vicenda nelle relazioni. Questo è esattamente il tipo di rapporto che in questo momento della vita mi fa essere così felice.
Cosa fa per il suo benessere?
“Non mi faccio mancare niente, anche cose che sembrano “immorali, quelle che sai che ti fanno o ti faranno male. Secondo me nella vita servono molti ingredienti. Le valvole di sfogo ci vogliono e una persona che ha una vita pubblica, con tante responsabilità e pressioni, ogni tanto ne ha bisogno”.
Dopo lo stress sul campo riesce a rilassarsi?
“Ci riesco, ci riesco. Anche perché sono un tipo solitario. Mi pace prendermi i miei spazi: stare da solo a casa e regalarmi momenti in cui posso leggere. Ora, per esempio, mi sto dedicando all’inglese e quindi m ritaglio 3 ore al giorno per studiare. Sono in una fase di miglioramento personale, in una sorta di formazione che mi prepari a quella che tra poco sarà, inevitabilmente, la mia seconda vita”
Lei ha sdoganato le lacrime maschili. Piangere davanti a milioni di tifosi può avere una sua bellezza: il coraggio di affermare la propria personalità, difendere i valori.
“la mia risposta emotiva a una serata nefasta. (l’eliminazione della Juventus dalla Champions League grazie a un rigore concesso al 97’ al Real Madrid, ndr) per me è stata qualcosa di estremamente naturale, anzi, normale. Soprattutto fatto da u uomo di 40 anni che vive lo sport e il suo lavoro nella pienezza di tutti. I sentimenti. Penso che sia stata valutata positivamente da molti per il fatto che sono sempre stato considerato un perno, anche carismatico, della mia squadra. E quindi, certo, significa che nella vita c’è spazio per i sentimenti, la commozione, senza che per questo cambino l’impostazione caratteriale e le peculiarità di una persona”.
Tra tanto equilibrio, avrà pure fatto qualche pazzia…
“Tante, senz’altro. Io sono nato folle. Poi cresci. Però hai bisogno di qualche pazzia: ti aitano a sentirti vivo. Sono disposto a farle, a volte, perché hanno un senso e so, dentro di me, che un determinato comportamento mi fa bene e ne ho bisogno. In linea di massima sono un essere umano che cerca il proprio equilibrio, che è fatto di tanti ingredienti.
Marilena Malinverni – Donna di La Repubblica – Giugno 2018 –

mercoledì 30 maggio 2018

Speciale: Menù del Mercoledì!...


Frullato allo Zenzero
Per 4 persone

½ kg di fragole, 100 gr di lamponi, 50 gr di mirtilli, 1 pesca, 1 mela, un pezzo di zenzero fresco, 300 gr di cubetti di ghiaccio, 4 cucchiai di zucchero integrale di canna, 1 bicchiere di vino barbera rosso.

Serve come aperitivo e apporta tutti i nutrienti della Frutta, che è sempre meglio consumare prima dei pasti o ancora meglio lontano dai pasti.
Pulire la frutta e lasciare da parte qualche piccola frutta per guarnire. Pulire anche la radice di zenzero.
Mettere i frutti e lo zenzero a pezzi nel frullatore, unire i cubetti di ghiaccio, lo zucchero, il vino rosso. Frullare il tutto.
Versare nei singoli bicchieri e guarnire con i piccoli frutti avanzati.

Piatto Unico con Crepes, formaggio e Insalata
Per 6 persone                                                                                        

250 gr di farina, 4 dl di latte, 4 uova, noce moscata, 600 gr di pomodorini sardi, 150 gr di rucola, 150 gr di radicchio di Treviso, 150 gr di songino, 250 gr di pecorino Toscano fresco, olio, aceto, sale e pepe.

Stemperate in una ciotola la farina con il latte unito poco alla volta, poi versate la pastella in una ciotola dove avrete sbattuto leggermente le uova, mescolate bene in modo da ottenere un composto omogeneo, salate, pepate, unite una grattata di noce moscata e lasciate riposare per ½ ora.
In un padellino di circa 15 m di diametro, imburrato leggermente, una sola volta, versate un mestolino di pastella che ricopra per intero il fondo, cuocete la crepe da un lato per un minuto, poi giratela e cuocete ancora 1 minuto dall’altro lato.
Preparate così le altre 15 crêpes, quindi trasferitele in un piatto, impilandole e coprendole con pellicola per alimenti. Mettetele in frigorifero per qualche ora. Successivamente tagliate le crêpes a striscioline della larghezza di mezzo cm e mettetele in una grande ciotola dove avrete riunito i pomodorini, tagliati a spicchietti, la rucola spezzettata, il radicchio a striscioline, il songino, e il pecorino tagliato a dadini. Condite con 10 cucchiai d’olio, sbattuti con 2 spruzzi di aceto, sale e pepe. Servite come piatto unico.

Veloce Crostata Golosa
Per 6 persone

Per la pasta: 300 gr di farina, 1 uovo, 100 gr di zucchero, una bustina di zucchero vanigliato, gr 75 di mandorle tritate, gr 200 di burro.
Per la copertura: crema al cioccolato nocciolato in vasetto ( o cioccolata con nocciole che si farà fondere a bagnomaria con un cucchiaio d’acqua ).

Amalgamare velocemente tutti gli ingredienti, formare una palla e metterla in frigorifero per 30 minuti, avvolta in una pellicola.
Foderate uno stampo imburrato e infarinato con ¾ della pasta, spalmatevi sopra la crema nocciolata e livellate la superficie.
Con la pasta rimanente, tirandola a sfoglia sottilissima, formate delle striscette che poserete in modo artistico sulla torta, formando una griglia.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 200° per 35 minuti. Lasciate raffreddare, sformate e servite. 

Lo Sapevate Che: Sicuri che le Iraniane siano così sottomesse?...


Visitare L’Iran È un’esperienza tanto più intensa, se a farlo sono donne occidentali. Lo so perché ho viaggiato con loro: amiche di mia moglie, un gruppo piccolo ma variegato, con passaporti italiano, francese, croato, americano e brasiliano. Anche per noi mariti è stato un viaggio straordinario, ma le donne erano in prima linea nell’affrontare le realtà più controverse. Il velo obbligatorio non è un sacrificio da poco. Tant’è che alcune iraniane più giovani e spregiudicate osano contestarlo. Altre, più numerose, manifestano in privato la loro insofferenza.  Al di là del simbolo di discriminazione contro le donne, della sessuofobia dell’Islam nell’interpretazione che ne danno i suoi leader contemporanei, c’è l’aspetto pratico. Appena le temperature salgono quella stoffa in testa è un fardello, fa sudare sgradevolmente. Il velo è stato un tema costante del viaggio: se si ha spirito di osservazione, diventa un test sull’evoluzione della società iraniana. È obbligatorio, sì, ma in pubblico. E ci sono tante versioni, dietro le quali emergono le personalità delle donne. C’è chi lo porta nero e chi lo sceglie coloratissimo. C’è un modo sottile di lasciarlo scivolare all’indietro scoprendo ampie ciocche di capelli (tinte, appena uscite dal parrucchiere), finché mezza testa è “nuda”. Le donne occidentali in Iran attirano l’attenzione. Curiosità, molta. Ostilità, poca e rara, almeno nelle città che abbiamo attraversato: Kashan, Isfahan, Yazd, Rayen, Shiraz. Non è solo per come portano il velo (generalmente sgargiante e disordinato) che vengono osservate con sguardi stupiti e divertiti. C’è dell’altro che può fare scalpore. È la presenza in pubblico, la gestualità, il modo di parlare, la disinvoltura e i toni vivaci della voce, l’atteggiamento verso i mariti. Da questo body language traspare qualcosa che per noi è scontato e cioè sicurezza e autostima, uno status sociale che è stato conquistato in America e in Europa ma non altrove. La varietà di atteggiamenti delle donne è molto ricca, in Iran, Ci è capitato di trovarci in un ristorante a fianco di una lunga tavolata (anzi, un divano di legno coperto di tappeti, dove si mangia accovacciati) che era solo femminile. Con un po' di ginnastica linguistica – l’inglese non è molto diffuso – abbiamo appreso che era un gruppo di professoresse in pensione, in gita turistica. Variopinte, “discinte” nell’uso del velo, allegre, estroverse. Hanno animato il nostro pranzo con le loro risate e gioia di vivere. Non bisogna credere che la dittatura politica e l’oscurantismo religioso facciano dell’Iran una nazione triste. Tutt’altro. Poi c’è la complicità femminile. Noi veniamo tagliati fuori, allontanati, appena cominciano le confidenze. Tipico è il gesto dell’iraniana che fa vedere all’italiana le sue foto su WhatsApp: “Guarda come mi vesto a casa mia”. Seminude, senza velo, iper-sexy, così ce le hanno raccontate a posteriori le nostre mogli ammesse nel cerchio delle rivelazioni. Lo scollamento tra gli obblighi pubblici e le preferenze private è enorme, mostruoso. Infine c’è Teheran, la megalopoli è un mondo a parte. Più grande di New York, diversa dal resto dell’Iran così come New York non rappresenta l’America. Passeggi sulle alture di Bame-Teheran, sopra i quartieri residenziali della borghesia medio alta, e lì il velo è accessorio di lusso, indossato in modo scanzonato, quasi lascivo, scivola con negligenza in uno sfoggio di Hermés, Gucci, Ferragamo. Nei caffè letterari della capitale. Affollati di giovani artiste, le teste si scoprono del tutto. Ma basta prendere il metrò verso la Teheran bassa, i quartieri popolari, ed ecco riapparire le donne in nero, Anche nella disinvolta capitale, il velo non è mai un dettaglio. E’ un segnale per definire ciò che si è e, o si vuol essere.
Federico Rampini – Opinioni – Donna di La Repubblica – 19 maggio 2018 -

martedì 29 maggio 2018

Speciale: Proteina...in compagnia!...


Filetto di Manzo o Vitello in crosta di Sale e Pepe verde, accompagnato da Insalata e Pomodori
Per 4 persone

4 fette di filetto di manzo del peso di circa 200 gr ognuno, kg 1,5 di sale grosso marino, 100 gr di pepe verde, 4 foglie di alloro, 2 albumi d’uovo, prezzemolo, burro, sale fino.
Per accompagnare Insalata e Pomodori

Mettete in una capiente ciotola il sale grosso, gli albumi, leggermente sbattuti, il pepe verde, leggermente pestato.
Ungete una pirofila di burro, distribuitevi sopra uno spessore di un cm di sale aromatizzato, appoggiatevi le fette di filetto, una accanto all’altra, sopra queste le foglie di alloro. Coprite con il sale rimasto, premendolo bene. Infornate a forno preriscaldato a 250° per 10 o 15 minuti, secondo la vostra preferenza per la carne più o meno al sangue.
Terminata la cottura, sfornate e rompete la crosta del sale, servite i filetti con sopra un poco di burro fresco e un po’ di prezzemolo tritato. Accompagnare con l’insalata e pomodori.

Carbonata di Aosta in compagnia di purea di Patate
Per 6 persone

1 Kg di carne tagliata a striscioline (manzo, o pecora, o capra, o maiale ), 1 lt di vino rosso non corposo o bianco secco, rosmarino, salvia, alloro, prezzemolo, ginepro, timo, cannella, chiodi di garofano, grani di pepe, cipolla, farina, brodo vegetale burro, sale e pepe.

Mettete la carne a striscioline a marinare con 1 lt di vino bianco secco o rosso non corposo, unendo 2 rametti di rosmarino, qualche foglia di salvia, 2 foglie di alloro, un ciuffo di prezzemolo, 8 bacche di ginepro, un pizzico di timo, una stecca di cannella, 4 chiodi di garofano, 6 grani di pepe nero. Lasciare riposare al fresco per 3 ore.
Togliete la carne con un mestolo forato, sgocciolatela bene.
Infarinatela e mettetela in un tegame dove avrete affettato sottilmente la cipolla, rosolata con 50 gr di burro. Filtrate il liquido della marinata e dopo averlo, a fuoco vivace, ridotto di volume, unitela alla carne. Unite, se occorresse, un po’ di brodo vegetale. Portate a cottura, aggiustate di sale e pepe. Servire la preparazione con purea di patate.

Fegato di Vitello alla Veneziana e purea di Patate al succo di Arancia
Per 4 persone

300 gr di fegato di vitello, 100 gr di cipolla, 400 gr di patate, 1 arancia non trattata, 50 gr di parmigiano grattugiato, 1 noce di burro, latte q.b., 1 cucchiaio di aceto bianco, aglio, alloro, rosmarino, olio, sale.

Lessare le patate con la buccia in acqua salata.
In una padella fare stufare la cipolla con un filo d’olio e l’alloro e, quando sarà evaporata tutta l’acqua di cottura, sfumare con l’aceto.
In un’altra padella con un filo d’olio caldo, fare rosolare le fettine di fegato, con aglio e rosmarino. Aggiungere la cipolla stufata e cucinare per un paio di minuti, L’interno del fegato dovrà rimanere rosa.
Sbucciare le patate lessate, passarle con l’apposito schiacciapatate, aggiungere un bicchiere di latte caldo, il succo dell’arancia, il parmigiano grattugiato e lavorare il purè per qualche minuto sino a farlo montare, poi mantecare con il burro e la buccia dell’arancia grattugiata.
Disporre il purè al centro del piatto di portata e adagiare tutto attorno il fegato. Completare con un filo d’olio.

Petto di Pollo e Peperoni
Per 4 persone

800 gr di petto di pollo, una cipolla, un peperone giallo, un peperone rosso, 20 olive nere snocciolate, 8 chiodi di garofano, un cucchiaio di capperi sott’aceto, ½ peperoncino piccante fresco, ½ dado per brodo, una presa di paprika dolce, sale, olio.

In una padella antiaderente, con 4 cucchiai d’olio, fate soffriggere per 3 minuti, una cipolla bianca affettata sottilmente, un peperone giallo e uno rosso, puliti e tagliati a listerelle sottili, 20 olive nere snocciolate, 8 chiodi di garofano, un cucchiaio di capperi sott’aceto, sciacquati.
Aggiungete quindi ½ peperoncino piccante fresco, tritato e mezzo dado per brodo di carne e cuocete per 5 minuti, poi unite 800 gr di petti di pollo, tagliati a listarelle dello spessore di 2 cm e lunghe 6-7 cm, cuocete per 15 minuti. Regolate di sale, insaporite con una presa di paprika dolce e servite. Una delizia di colori e di gusto!

Lo Sapevate Che: Quando a Roma si respirava...


Le biografie di René De Ceccatty, ultima quella di Elsa Morante uscita otto anni dopo quella di Alberto Moravia, riportano in una Roma nel frattempo cancellata. Non proprio sparita. Ne è rimasta una traccia sul foglio sgualcito della memora. Via dell’Oca, via del Babuino , piazza di Spagna. Sono un prezioso angolo della città che ti è stata familiare e che adesso stenti a riconoscere. Lo spazio scenico non è mutato, ma si ha l’impressione che sia stato invaso da quel che era annidato tra le quinte. Come se vi avessero rovesciato tutto quello che per rispetto dei luoghi e degli uomini era tenuto nascosto. Automobili e turisti non hanno invaso, sommerso, soltanto il selciato: hanno ucciso l’anima di quella Roma dall’aspetto provinciale e ricca di idee e di passioni che ho conosciuto. Mi riferisco agli anni Sessanta quando i protagonisti della vita letteraria si muovevano in quel nobile villaggio di cui erano i privilegiati abitanti. Non era la “repubblica di Moravia” come Saint Germain-des-Près era la “repubblica di Sartre”. Non solo perché Roma non era Parigi. Alberto Moravia era un borghese laico e come tale descriveva la borghesia con toni severi, sprezzanti, secondo una vecchia tradizione. Era un intellettuale che si con
Cedeva con misura. Elsa Morante era più generosa, più aperta, era moto presa dalle sue passioni e dai suoi romanzi. Morante era più autentica. Ci si sta dimenticando di Moravia. Il suo “Agostino” e gli “Indifferenti” sono romanzi che hanno lasciato un segno nelle nostre adolescenze borghesi. I romanzi di Elsa Morante, “Menzogna e sortilego” e “L’isola di Arturo”, hanno lasciato molto più di un segno. Ho accennato a Sarte. In quegli anni, quando era ancora in corso la guerra d’Algeria, lui veniva spesso a Roma con Simone de Beauvoir. Veniva “a riprendere fiato”, mi disse un giorno in piazza Navona, dove la mattina leggeva i giornali, in particolare la cronaca nera di France Soir. È vero, a Roma si respirava. Attorno a Moravia si muoveva una corte: Enzo Siciliano avrebbe potuto pretendere al titolo di gran ciambellano e Pier Paolo Pasolini a quello di figlio prediletto. C’era chi usava espressioni più crude per definire il mondo attorno a Moravia. Da Parigi, dove viveva, Italo Calvino non guardava con simpatia quel mondo. Né era guardato con simpatia da coloro che sentivano il suo distacco. Le cene riunivano spesso persone estranee allo stretto giro di Moravia. Natalia Ginzburg vi partecipava creando una suspense sul momento in cui avrebbe reclinato la testa e si sarebbe addormentato prima della frutta o verso il secondo piatto? “La noia”, romanzo premiato dalle critiche e dalle vendite, precedette di poco la separazione dei due scrittori non per motivi di lavoro o dispute letterarie, ma per un peggioramento dei rapporti coniugali. Già da tempo allentati. E si arrivò a una separazione. La quale non passo inosservata perché Moravia lasciò il duplex di via dell’Oca alla Morante e andò ad abitare sul lungotevere della Vittoria. La sua relazione con Dacia Maraini si era intensificata. Noi del quartiere-villaggio ci rendemmo subito conto dei cambiamenti avvenuti. Elsa comprò un piccolo appartamento in via del Babuino e chi si affacciava sulla stessa strada cominciò a vederla spesso. Con lei il giovane americano del Kentucky, Bill Morrow, del quale era innamorata. La storia finì in tragedia perché il pittore si gettò due anni dopo da un grattacielo di New York. Il suicidio ferì profondamente la Morante. E noi del villaggio partecipammo al suo dolore. A questo punto mi chiedo cosa mi spinga, più di mezzo secolo dopo, a ripercorrere una vecchia cronaca intima alla quale non mi sono mai interessato quando era attuale. Il proposito è di illustrare come Roma fosse un villaggio e fosse quindi possibile seguire le vicende di quella che chiamo la tribù degli scrittori. Pier Paolo Pasolini non viveva in centro. Abitava, come Attilio Bertolucci, a Monteverde Vecchio. Il figlio del grande poeta, Bernardo, appena ventenne, allora spesso in compagnia di Adriana Asti, mi ricordava il padre. Al quale dovevo, devo ancora, tante letture che come professore di lettere consigliava a mio fratello suo allievo, e che io più giovane divoravo.
Bernardo Valli – Dentro E Fuori – L’Espresso – 27 maggio 2018 -

lunedì 28 maggio 2018

Speciale: Primi piatti Unici|...

Insalata di Conchiglie alla Nizzarda
Per 4 persone

450 gr di pasta conchiglie, 250 gr di fagiolini, 3 pomodori, 300 gr di tonno al naturale, 30 olive nere snocciolate, un cucchiaio di timo, un cucchiaio di maggiorana, olio, sale e pepe.

Lavate i fagiolini, spuntateli e fateli cuocere a vapore per 25 minuti. Lasciateli raffreddare.
Togliete la pelle ai pomodori e riduceteli a dadini.
Sgocciolate il tonno dal liquido di conservazione e schiacciatelo con una forchetta.
In una ciotola sbattete 6 cucchiai d’olio con sale e pepe, quindi versatevi i fagiolini, il tonno, i pomodori, le olive, il timo e la maggiorana in polvere.
In una casseruola con abbondante acqua salata, lessatevi al dente le conchiglie, scolatele e passatele sotto l’acqua fredda per fermarne bene la cottura. Mettetela in una zuppiera di servizio e conditela con gli ingredienti preparati. Servire fredda.

Torta di Riso al Pomodoro
Per 4 persone

400 gr di riso Roma, 70 gr di parmigiano grattugiato, 1 cipolla, 400 gr di polpa di pomodoro, 2 pomodori maturi, un mazzetto di basilico, timo secco, origano secco, una mozzarella di bufala, peperoncino in polvere, olio, sale.

Tritate la cipolla e fatela appassire in un tegame con 2 cucchiai d’olio. Unite la polpa di pomodoro, salate e insaporite con un pizzico di peperoncino e di origano. Cuocete per 10 minuti. Lessate il riso in acqua bollente salata, scolatelo al dente e conditelo con il parmigiano grattugiato, il sugo di pomodoro, il timo e il basilico tritato. Foderate uno stampo con carta da forno leggermente unta d’olio. Versateci dentro la metà del riso e ricopritelo con metà della mozzarella tagliata a fettine sottili. Coprite con il riso rimasto. Decorate con i pomodori freschi a spicchietti, la mozzarella rimasta tagliata a dadini e qualche foglia di basilico. Mettete in forno preriscaldato a 200° per 10 minuti, quindi togliete dal forno, adagiatelo su un piatto da portata e servite.

Torta di Maccheroni
Per 4 persone

450 gr di maccheroni, 2 confezioni di pasta sfoglia fresca, 200 gr di prosciutto cotto in una sola fetta, 50 gr di funghi secchi, 450 gr di pelati, 1 cipolla, 1 bicchiere di vino bianco, 2 tuorli, 3 cucchiai di maizena, burro, olio, ½ lt di latte, burro, olio, sale e pepe.

Lavate bene i funghi sotto l’acqua corrente e lasciateli a bagno per 15 minuti in una ciotola con acqua tiepida.
In una padella con 3 cucchiai d’olio, fate appassire la cipolla affettata finemente per 6 minuti, aggiungete la fetta di prosciutto ridotta a piccoli dadini, fate rosolare qualche minuto, bagnate con il vino, lasciate evaporare e aggiungete i pelati, schiacciati con una forchetta. Fate cuocere per 10 minuti, aggiungete i funghi sciacquati, strizzati e tritati. Cuocere ancora per 15 minuti. Salate e pepate.
In un pentolino mettete il latte e 40 gr di burro. Portate quasi a bollore e unitevi la maizena, sempre mescolando con un cucchiaio di legno, sino a quando diventa spessa. Salate e unitela al sugo.
In uno stampo rotondo imburrato e infarinato, appoggiatevi una pasta sfoglia, in modo che fuoriesca leggermente dalla pirofila. Bucherellate leggermente il fondo.
In una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, cuocete al dente la pasta. Scolatela e conditela con il sugo, versatela nello stampo. Coprite con l’altro disco di pasta che dovrà essere ridotto di grandezza, che non superi la circonferenza della pirofila. Chiudete bene il bordo, usando la pasta che fuoriesce del primo disco di pasta. Creando attorno al bordo un disegno con i rebbi di una forchetta.
Spennellate la superficie con i tuorli e fatelo cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Deliziosa!

Ps. Se volete cimentarvi a fare la pasta Sfoglia, non solo per questo piatto ma, per pasticcini salati e dolci, per torte e voul au vent, ecco la ricetta:

Per 6 persone

250 gr di farina, 250 gr di burro, un pizzico di sale, ½ bicchiere d’acqua.

Mescolate la farina con acqua fredda o a vostro piacimento con un po’ di acqua e limone, e un pizzico di sale. Dovrete ottenere una pasta omogenea, né troppo dura né troppo morbida che riunirete in una palla e lascerete riposare in luogo fresco per 15 minuti.
Stendete poi la pasta in una sfoglia rettangolare e mettetevi sopra il pezzo di burro intero, poi piegate la pasta a portafoglio per ricoprire il burro completamente. Cospargete di farina la spianatoia su cui dovrete lavorare la pasta e pure di farina cospargete il mattarello. Passate sulla pasta il mattarello facendo molta attenzione affinchè il burro non fuoriesca da lati, pian piano, in modo da riformare una nuova striscia che ripiegherete di nuovo a portafoglio, ovvero in tre parti. Questa operazione costituisce il primo giro della sfoglia. Fate riposare la pasta ancora 15 minuti, poi passatevi sopra ancora il mattarello, spianandola nel senso opposto. Tirate e ripiegate la pasta ancora 4 volte, dandole così 6 giri e facendola riposare per 15 minuti dopo ogni giro.
Questa basa base, serve sia per pasticcini salati che dolci e torte.

Se volete fare i voul au vent, tirate la pasta ad uno spessore di 1/2 cm, tagliate delle ruote di 6 cm di diametro. Ne taglierete altrettante con un buco centrale di 4 cm., da sovrapporre a quelle piene. Appoggiatele quindi sulla piastra del forno, foderata con carta da forno, spennellatele con uovo sbattuto e fatele cuocere in forno preriscaldato a 190° per circa 15-20 minuti.

Lo Sapevate Che: Il Poeta che amava il popolo...


Sapeva Parlare del popolo senza essere populista. Raccontava i lavoratori nella loro quotidiana fatica, ma non era marxista né seguace di una dottrina per cui la classe operai avrebbe un giorno trasformato il mondo e reso l’umanità libera e felice. Era cristiano credente, convinto che la storia della crocifissione fosse stata una storia di vera remissione di colpa, ma era lontano dal Verbo in versione clericale. Quando se ne va un maestro – ed Ermanno Olmi, scomparso il 7 maggio era un vero maestro del pensiero, non solo del cinema – si dice che lascia un vuoto incolmabile. Una frase banale? Forse, ma non per questo meno vera. Olmi era consapevole della propria grandezza ed eccezionalità e tuttavia a parlargli ci si trovava davanti a una persona umile e disponibile, convinta delle proprie ragioni ma mai tentata di imporle all’interlocutore. E, soprattutto, in un’epoca in cui spesso, nell’ambito della cultura, viene posta una secca alternativa tra eccellenza (roba per élite, secondo i populisti) da un lato e ricerca di popolarità (tv spazzatura, secondo le élite) dall’altro, il regista nato a Bergamo, cresciuto a Treviglio e ritiratosi negli ultimi anni sull’altopiano di Asiago, sosteneva che si potesse al contempo fare eccellenza e parlare al popolo e del popolo. Sia permessa una parentesi personale. Anni fa a Gavoi, in Sardegna, sede di un bel festival di letteratura, Olmi mi chiese di mettermi al suo tavolo, nel giardino dell’albergo. Dirigevo allora le pagine di cultura di questo settimanale. E senza preamboli, mi disse, appunto questo: va bene l’eccellenza, va bene la ricerca, ma non ti dimenticare del popolo, Per me fu una lezione di vita (e non solo di mestiere). Infatti, lui faceva film dove la ricerca formale ed estetica diventava una presa di posizione etica, esistenziale e politica ma che narravano storie di persone semplici. A partire, come si diceva prima, dal lavoro. Nel film “Il posto”, girato nel 1961 e spesso considerato un’opera in continuità con il neorealismo (non lo è; è invece l’inizio di un percorso personale di Olmi) si racconta la storia di un uomo e una donna in una Milano del boom, alla ricerca di un lavoro ma anche dei sentimenti. Ma, per dirla brutalmente, la vita cittadina, il lavoro “alienato” (direbbero i marxisti) comportano tristezza e morte del desiderio. E ancora, in “Milano 83” un film che nelle intenzioni dei committenti avrebbe dovuto celebrare la Milano godereccia e spensierata anticipatrice di quel fenomeno post-moderno che possiamo definire come l’abolizione del tempo (la vita è solo un presente), Olmi mette la sua cinepresa al servizio di coloro che lavorano di notte. Il regista comincia il racconto dallo spettacolo alla Scala per poi mostrare il popolo grazi al quale i signori possono esibire la loro eleganza. Tutto questo senza demagogia e con serenità d’animo e delle immagini. De “L’albero degli zoccoli” (1978), infine, è stato detto tutto; dall’accusa di apologia di un mondo chiuso (i contadini) all’esaltazione della fedeltà alla terra. In un’intervista all’Espresso, qualche anno fa, Olmi disse che la zolla non tradisce. E ribadiva la sua diffidenza verso le città fatte di soli commerci. Ma poi era un uomo eclettico, con tratti di cosmopolitismo, in una recente conversazione con Gad Lerner esaltava l’Europa come una patria comune di tanti popoli. E del resto, sempre con L’Espresso si definiva “ebreo”, perché il cristianesimo secondo lui era solo un ramo di quell’albero che era appunto l’ebraismo; un modo per dire: ci tengo alle radici, ma guardo altrove.
Wlodek Goldkorn – Cultura – L’Espresso – 13 maggio 2018 –

domenica 27 maggio 2018

Speciale: Delizie con Formaggi e Verdure e...un Dolcetto!...


Strudel con Indivia Belga
Per 6 persone

1 confezione di pasta sfoglia fresca, 5 cespi di indivia belga, 1 spicchio d’aglio, 100 gr di panna, 100 gr di prosciutto cotto, 200 gr di formaggio tipo Asiago, 1 uovo, 50 gr  di burro, farina, sale, pepe.

Tagliare la base dei cespi di insalata, tagliare ogni cespo in 4 spicchi.
In una padella fare rosolare nel burro lo spicchio d’aglio e unire l’indivia, cuocerla a fuoco lento e quando sarà dorata, aggiungere sale e pepe. Unire la panna e fare addensare. Togliere dal fuoco e lasciare intiepidire, eliminare l’aglio.
Srotolare la pasta sfoglia e appoggiarla su di un piano di lavoro leggermente infarinato. Bucherellare il fondo della pasta con i rebbi di una forchetta. Distribuirvi al centro il prosciutto cotto tritato, ricoprire con la belga e l’Asiago tagliato a fettine. Avvolgere bene la pasta tutto attorno alla farcitura, chiudendo bene i bordi. Eliminare eventuale pasta eccedente. Battere l’uovo e spennellare lo strudel.
Appoggiare della carta da forno sulla placca del forno e posarvi lo strudel. Fare cuocere in forno preriscaldato a 200° per 25 minuti. Sfornare e lasciarlo leggermente intiepidire. Servirlo tagliato a fette.

Plum Cake con Erbette, Formaggio e salsa al Cren
Per 4 persone

1 kg di erbette (primo taglio), 4 uova sbattute, 1 etto di crostini abbrustoliti nel forno con pepe, 50 gr di semi di girasole, 200 gr di formaggio provolone o caprino a cubetti, 100 gr di panna, parmigiano grattugiato, maggiorana, burro, olio, sale. Per servire salsa al cren:250 gr di radice di cren (o rafano, 100 gr di pangrattato e ½ bicchieri di aceto di vino bianco.

Lavare e scottare le erbette per pochi secondi in acqua salata in ebollizione. Scolarle e tagliarle pezzi di 2 cm.
Mescolarle con tutti gli altri ingredienti, aggiungere le spezie, il parmigiano grattugiato e il sale.
Versare l’impasto ottenuto in uno stampo da plum cake, precedentemente foderato con carta da forno, unta con il burro. Fare cuocere in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Servire con una salsina al cren.

Per la salsa al cren:

Lavare la radice di cren (o rafano) sotto l’acqua corrente, asciugarla bene e raschiarla con l’aiuto di un coltello. Grattarla e metterla in una terrina. Aggiungere il pangrattato, ½ bicchiere di aceto di vino bianco, un pizzico di sale e mescolare bene onde amalgamare gli ingredienti. La salsa si conserva riposta in un contenitore di vetro e in superficie coperta con un filo d’olio evo.

Schiacciata con Ricotta
Per 6 persone

150 gr di farina, 150 gr di ricotta, sale e pepe.

Lavorare 150 gr di farina con 150 gr. di ricotta. Regolare di sale e pepe. Stendere la pasta con il mattarello.
Fate cuocere sulla placca del forno, foderata con carta da forno leggermente unta. Cuocere in forno preriscaldato a 180° per 20 minuti.
Sfornare, appoggiare su un piatto di portata e quando sarà fredda, tagliarla a rettangoli. Servire per accompagnare piatti di salumi o formaggi.

Terrina con Formaggio di Capra e Pere
Per 4 persone                                                                                                

gr 400 di formaggio di capra fresco, un dl di panna fresca, 10 gr di gelatina in fogli, pepe verde, due pere William, 3 cucchiai di marsala, sale.

Mettete in bagno in acqua fredda 10 gr di gelatina in fogli.
In una ciotola mettete 400 gr di formaggio di capra fresco, unite un cucchiaio di pepe verde macinato e una presa di sale. Lavorate bene il tutto con un cucchiaio di legno.
In un pentolino versate un dl di panna, fatela scaldare e unite i fogli di gelatina ammorbiditi e strizzati, lasciandoli sciogliere.
Filtrate la panna in un colino e mettetela nella ciotola del formaggio, mescolate bene. Sbucciate una pera William soda, tagliatela a metà, eliminate torsolo e semini e riducetela a spicchi. Tuffateli in un pentolino con ½ lt di acqua e 3 cucchiai di marsala. Mettete sul fuoco e portando a ebollizione, cuocete per 15 minuti. Scolate gli spicchi e lasciateli raffreddare e asciugare su carta da cucina.
Rivestite uno stampo da plum-cake della capacità di 7 dl, con pellicola per alimenti, versatevi metà del composto di formaggio e fatelo rapprendere in frigorifero. Toglietelo, aggiungetevi uno strato di pere e terminate con il resto del formaggio. Rimettete lo stampo in frigorifero per almeno 4 ore.
Sformate lo stampo su un piatto da portata, eliminate la pellicola, decorandola con una pera William tagliata a fettine sottili e un cucchiaino di pepe verde tritato grossolanamente. Servite con crostini di pane nero.

Bavarese alla Menta e Yogurt al Lime
Per 6 persone

4 fogli di gelatina di pesce, 150 gr di zucchero, 7 cucchiai di sciroppo di menta, 2 dl di panna montata, 1 lime, 150 gr di yogurt intero.

Mettete a bagno in acqua fredda i fogli di gelatina.
In una casseruolina fate sciogliere a fuoco medio 150 gr di zucchero con 1 dl d’acqua e appena arriva a bollore togliete il recipiente dal fuoco. Fate intiepidire e incorporatevi i fogli di gelatina scolati e ben strizzati.
Fate raffreddare completamente. Unitevi 7 cucchiai di sciroppo di menta e 2 dl di panna montata non troppo densamente e distribuite il composto in sei stampini che terrete in frigo sino al momento di servire.
Sformate le piccole bavaresi sui piattini da frutta e decorateli con scorza di lime. Accompagnate con lo yogurt, ben freddo, corretto col succo di lime ( a piacere aggiungere zucchero).

Lo Sapevate Che: E' Possibile un umanesimo tecnologico?...


È Possibile Reperire il senso della vita e della storia, che la fede in Dio garantiva, in un mondo costruito secondo criteri di razionalità, giustizia e bellezza, senza bisogno di auto-illudersi per sopravvivere, costruendo metafisiche, religioni e morali? E chi dovrebbe scrivere questo nostro catechismo? Un pensiero pragmatico può rispondere a questa domanda esaltando il ruolo fondamentale di una società democratica, in cui la scienza e la tecnologia si accollino in maniera sempre più credibile il ruolo di speranza e promessa per le malattie, la miseria e l’incremento progressivo della vita media, senza bislacche promesse di vita eterna e resurrezioni della carne. La tecnologia funziona, ma la scienza che ne è la premessa logica non viene adeguatamente accettata, anche perché l’universo educativo non riesce ad assumere questo compito che diventa ogni giorno più difficile, se si pensa alla velocità con cui la biologia e la fisica macinano i risultati dirompenti che pongono, questi sì, domande filosofiche essenziali del tipo: “Quale senso è possibile al di fuori delle rivelazioni della scienza? Ma quale scienza? La scienza non è un costrutto mentale neutro, per cui esiste il problema etico fondamentale d scegliere. Ma a chi spetta questa scelta? Alla politica. E quindi fondamentalmente a noi, che siamo bombardati dalle fake news e da prospettive di una vita sana e bella. È possibile uscire da questo circolo furioso senza invocare il nichilismo? È possibile un Umanesimo tecnologico come io auspico? Giuseppe Sambri  g_sambri@gmail.com

Convengo Con Lei che Dio garantisce all’esistenza e alla storia un senzo e una giustificazione perché, nella concezione religiosa, il tempo, lungi dall’essere un semplice trascorrere di giorni, è iscritto in un disegno di salvezza dove alla fine si realizza ciò che all’inizio era stato promesso. Questo sguardo ottimistico è tuttora rintracciabile nella scienza che guarda al futuro come progresso, nella sociologia che, quando vi riesce, cerca di immaginare e di promuovere un miglioramento delle condizioni umane, nella medicina che, nel desertificarsi della fede nella salvezza, s’ impegna senza sosta a promuovere almeno la salute. Ma in questo progressivo affermarsi della razionalità della scienza e della tecnica che caratterizzano il nostro tempo, lei avanza l’ipotesi che forse per trovare un senso, non abbiamo più bisogno di costruzioni metafisiche o religiose. E però si domanda: “Chi dovrebbe scrivere questo nuovo catechismo in cui si progetta una società basata su razionalità, giustizia e bellezza?”. Lei auspica un “umanesimo tecnologico” capace di sostituire alla “rivelazione divina” le “rivelazioni della scienza”, perché, a suo dire, nessun senso è possibile al di fuori di queste rivelazioni. Ma la scienza pone anche dei problemi etici. N questo caso, lei dice, deve intervenire la politica per decidere quali risultati raggiunti dalla scienza possono essere accolti e quali respinti. Ora le sa meglio d me che la politica, al pari della morale, è del tutto impotente di fronte alla tecnica a cui le scoperte scientifiche approdano, perché come è possibile impedire alla tecnica che può Morale e Politica dovrebbero disporre di un potere più possente della presenza della tecnica. Ma questa condizione non si dà, per cui a regolare il mondo sarà la tecnica senza particolari impedimenti. Ma la tecnica non tende a uno scopo, non promuove un senso, non apre scenari di salvezza, non redime, non svela la verità, la tecnica “funziona”, e siccome il suo funzionamento diventa planetario, nessuno può sottrarsi al suo dettato. Lei ad esempio, può benissimo non avere un telefonino o un computer, ma se non li ha non è semplicemente privo di due strumenti tecnic, ma subisce un’esclusione sociale se l’informazione e le comunicazioni passano quasi interamente attraverso questi strumenti. Come vede la tecnica agisce anche fuori dal suo ambito, modificando il nostro modo non solo di comunicare, ma di vivere e di pensare. La tecnica, infine, è regolata da una logica stringente che consiste nel raggiungere il massimo degli scopi con l’impiego minimo de mezzi. Questo è il principio fondante la sua razionalità, per cui se dice all’amata “ti amo”, ogni parola in più, dal punto di vista della razionalità tecnica, è inutile, sovrabbondante, e al limite irrazionale. Ma l’uomo è anche irrazionalità, non solo quando ama, ma anche quando soffre, quando sogna, quando immagina, quando progetta. E se la razionalità della tecnica diventa l’unica dominante, l’uomo viene messo ai margini della storia, per cui come non convenire con Gunter Anders là dove scrive: “La domanda non è più cosa possiamo fare noi con la tecnica, ma cosa la tecnica può fare di noi”.
umbertogalimberti@repubblica.it – Donna di La Repubblica – 19 maggio 2018 -

sabato 26 maggio 2018

Speciale: Menù vegetariano del Sabato!...


Verdure e Farro in insalata

200 gr di farro in chicchi, 2 carote, 2 cipolle medie, 10 ravanelli rossi, 2 finocchi, 2 cucchiai di gomasio, olio evo, sale

Lavare accuratamente e ripetutamente il farro e lasciarlo in ammollo in acqua, che deve essere il doppio del volume dei chicchi di farro, per almeno un’ora. Portarlo poi ad ebollizione nella sua acqua di ammollo, aggiungendo l’acqua necessaria per circa un’ora, prima con fiamma allegra, poi abbassando il calore e salare q.b. Lasciare raffreddare.
Nel mentre pulire e tagliare le verdure a julienne.
Cotto il farro, unire le verdure, il gomasio e 3 cucchiai d’olio evo. Regolare di sale. Mescolare il tutto delicatamente e servire.

(Il Gomasio è un prodotto utilizzato nella cucina asiatica e composto da sale marino e semi di sesamo tostati e tritati, a volte arricchito con alghe. Nella cucina giapponese è utilizzato talvolta sul riso lessato o sugli onigiri. Lo trovate nei negozi di erboristeria e prodotti esteri)


Piatto di Uova ripiene, al profumo Verde in compagnia di Insalata verde e Pomodori
Per 4 persone

4 uova, 2 spicchi d’aglio, 40 gr di parmigiano grattugiato, 3 noci, un cucchiaio di prezzemolo e uno di basilico tritati, 10 olive verdi denocciolate, qualche foglia di basilico, 4 pomodori da insalata, una lattuga, olio evo, sale.

Lavare, sfogliare e asciugare le foglie di lattuga. Tenere da parte.
Lavare le uova e farle cuocere in una casseruola per 10 minuti dall’ebollizione, affinché si rassodino. Raffreddarle sotto l’acqua corrente e tagliarle a metà nel senso della lunghezza.
Schiacciare gli spicchi d’aglio e amalgamarlo al parmigiano, unire un poco d’olio, le noci sgusciate e tritate, il cucchiaio di prezzemolo e il cucchiaio di basilico. Amalgamare il tutto accuratamente aiutandovi con un cucchiaio di legno, e se serve aggiungere ancora poco olio. Regolare di sale. Coprire ciascuna metà di uovo con la crema ottenuta.
Su di un piatto largo piano da portata, sistemare le foglie di lattuga e posarvi sopra le uova ripiene.
Tagliare a fette larghe i pomodori e sistemarle in bella vista, vicino alle uova. Un secondo piatto delizioso!


Crostata con Frutta e crema al Limone
Per 6 persone

250 gr di farina, 4 uova, 120 gr di burro, 120 gr di zucchero, la buccia grattugiata di un limone. Per la crema: 2 uova, 120 gr di zucchero, 120 gr di burro, 60 gr di succo di limone. Frutta a piacere a fettine per la copertura (fragole, lamponi, more, pere, ecc) Burro e farina per la tortiera.

Fare ammorbidire il burro a pezzetti. Metterlo in una ciotola con lo zucchero, lavorarlo, unire le uova e la buccia di limone grattugiata. Aggiungere piano piano la farina mescolando sino ad ottenere un impasto omogeneo. Coprire la ciotola e tenerla in frigorifero per mezz’ora.
Su di un piano di lavoro infarinato stendere l’impasto ad uno spessore di circa 2 cm. Imburrare e infarinare una tortiera e foderarla con la sfoglia, bucherellandone il fondo con i rebbi di una forchetta. Mettere nel fondo un disco di carta da forno e distribuirvi sopra dei fagioli secchi. Farla cuocere in forno preriscaldato a 180° per 25 minuti. Sfornare, togliere i fagioli e la carta da forno. Lasciare raffreddare.
Preparare la crema al limone: mettere nel mixer 2 uova, 120 gr di burro ammorbidito, 120 di zucchero e il succo di limone, azionare l’apparecchio fino ad ottenere un composto omogeneo, metterlo in una piccola casseruola e cuocerlo a fuoco dolce per 5 minuti, girando con un cucchiaio di legno. Sarà pronta quando sollevando il cucchiaio il composto non scivolerà via.
Sformare la crostata su di un piatto da portata. Versarvi la crema raffreddata al limone e decorare a piacere la superficie, con frutta a fettine.