C’è Una Scissione in atto nel Pd. Ma non è quella tra
Renzi e i suoi oppositori: riguarda la divaricazione tra il centro e la
periferia, tra il quartier generale romano e i terminali locali. La nuova leadership
democrat ha dato il colpo di grazia a una separazione di percorsi che già da
molti anni stava allontanando i dirigenti periferici del partito dai vertici
nazionali. Renzi ha semplicemente accelerato un processo. Se i De Luca boys
fanno il bello e il cattivo tempo alzando le spalle di fronte a regole e
prassi, stringendo alleanze contro natura e cambiando casacca con grande naturalezza è perché il partito
non controlla più le spinte centrifughe. L’autonomizzazione dei quadri dirigenti a livello subnazionale
e, soprattutto, degli eletti, parte da lontano, dal collasso del sistema
partitico post- Tangentopoli. Il Pd, passando attraverso il Pds e i Ds, è stato
l’unico ad aver conservato una continuità politico-organizzativa. Ingannevole,
però, perché mentre narrazioni e riferimenti simbolici hanno garantito la tradizione,
le pratiche sono andate da tutt’altra parte. Quello che cambiava, in maniera
sotterranea e nascosta, erano i rapporti tra vertice e base, al di là di ogni
contrapposizione politica all’interno del partito. (..). In sostanza, è stata
promossa una sorta di federalizzazione strisciante. Parallelamente a questa
tendenza si è affermata, anche nel dibattito pubblico, una impostazione
“autonomista” fondata sullo sganciamento degli eletti dalla ossequienza nei
confronti dei rispettivi partiti.(..). Il Frutto di questo processo di
autonomizzazione è stato quello di indebolire la capacità di controllo delle
strutture centrali sulla periferia. Perché i vertici romani hanno lasciato
correre? Perché riposava su uno scambio
implicito, sulla non interferenza della periferia nelle scelte nazionali. Una
sorta di vivi e lascia vivere. E così i vari livelli organizzativi sono andati
ognuno per conto proprio.(..). Poi E’ Arrivato Renzi, l’anti-partito per eccellenza.
Il leader che ha impersonato la capacità di far politica, e di conquistare il
quartier generale, con una sua, personale, macchina organizzativa senza passare
per le file interne. L’arrivo al Nazareno di un personaggio con questo profilo,
tutto proiettato all’esterno, tutto concentrato sulla forza della leadership,
tutto rivolto alla comunicazione diretta con l’opinione pubblica senza filtri
partitici, significava il “liberi tutti” per i quadri locali. E così, quel
lento ma continuo cammino verso l’autonomia della periferia è diventato una
corsa senza freni. Ora, senza pudore né ritrosia i vari cacicchi locali
impongono le loro scelte e, sotto sotto, disinteressato. Finché il manovratore
centro-preriferia rimane sotto il livello di guardia. Ma il Pd viaggia su due
binari-diversi: dirigenti ed eletti ai livelli sub-nazionali dalla direzione di
marcia del centro, al primo intoppo, possono far deragliare il treno.
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– Piero Ignazi – L’Espresso – 30 aprile 2015 -
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