Mi chiamo Marta, ho 19 anni e frequento l’ultimo anno di
liceo classico. Sono figlia della crisi economica, della disoccupazione,
dell’instabilità politica, della dipendenza da Internet. Faccio parte della generazione
cresciuta con i Pokemon, con le Big Babol, con Messenger. Siamo la generazione
dei “senza”: giovani senza ambizioni, senza lavoro, senza futuro. Dicono che
siamo immaturi, superficiali, maleducati, viziati, pigri, privi di valori. Nel
2007 il ministro dell’economia finì i giovani “Tommaso Padoa-Schioppa definì i
giovani “bamboccioni”, il viceministro del welfare Michel Martore chiamò
“sfigati” gli studenti che si laureano fuori corso, la ministra Cancellieri se
la prese con i giovani “mammoni” che vogliono “il posto fisso nella stessa
città, vicino a mamma e papà”, quel posto fisso definito “un’illusione” dalla
Fornero e “una cosa monotona” da Monti. Miei coetanei, diciamo loro, tutti
insieme: noi ce la possiamo fare, possiamo farvi cambiare idea! Perché
Alessandro Magno a 23 anni aveva conquistato metà del mondo allora conosciuto,
Leopardi a 21 scrisse L’infinito, Mozart a 13 suonava davanti a imperatori e
papi, Serfei Brin e Larry Page a 23 anni creavano Google e aveva la stessa età
Mark Zuckerberg quando annunciò il lancio di Facebook. Oltre questi nomi ci
sono anche Adriana ed Enrica, siciliane, 50 anni in due, che stanno sviluppando
nanotecnologie per ricavare tessuti dalle bucce degli agrumi(..). Mario
Calabresi ha ragione quando scrive: “Chi predica l’entusiasmo spesso viene
guardato con sospetto perché rompe il fronte del malumore, ma rischia anche di
dare coraggio a qualcuno, e questo è un rischio che vale la pena di correre”
Marta Viazzoli e buona parte della generazione dei “senza” – atram16@libero.it -
Ho dovuto tagliare la sua lettera fino a renderla quasi priva
della sua forza, ma spero che almeno qualcosa traspaia per comprendere quella
che lei chiama “ la generazione dei senza”, voi giovani di cui alcuni politici
parlano solo per segnalare l’indolenza, invece di illustrare i provvedimenti
che sarebbe loro compito adottare per le occasioni di lavoro, magari studiando
e finanziando le iniziative e i progetti che quelli della sua età inventano. E che
i media non illustrano e non diffondono, limitandosi a riferire quotidianamente
i dati Osta sulla disoccupazione givanile italiana tra le più alte in
Europa.(..). In fondo siete stati voi, per esempio, a insegnare agli adulti
l’uso e l’abuso dei mezzi informatici da cui ormai tutti dipendiamo. Quindi il
mondo l’avete già cambiato voi, catturando con anticipo, rispetto alle
generazioni che vi hanno preceduto, i segni del futuro per il quale siete nati.
Perché il futuro è già vostro, cari ragazzi, per il solo fatto che l’avete
davanti e, per ragioni biologiche, spetta solo a voi. L’unica cosa da evitare è
“attenderlo”, come molti di voi purtroppo ancora fanno, invece di “afferrarlo”
con decisione, fidandovi della vostra forza biologica, sessuale e intellettuale
che, come dagli esempi che lei riporta, è al massimo tra i 15 e i 30 anni.
Quanto a lei, che a 19 anni ha questa qualità di scrittura, questa quantità di
informazioni, questa sensibilità per i problemi giovanili e questa forza nel
segnalarli, lei che non disdegna tutti gli strumenti che la tecnologia mette a
vostra disposizioni e insieme sa citare Sant’Agostino, per il suo futuro non
deve temere niente. Perché i giovani che insistono nella loro formazione e non
si lasciano scoraggiare dalla gran massa dei coetanei che, con la scusa della
crisi, non s’impegnano, vincono.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 3 maggio 2015
Grazie infinitamente per la condivisione:)
RispondiEliminaMarta della generazione dei senza