Sinistra e potere. Al fatto non ero presente, ma mi era
stato raccontato da persona fededegna. Dunque, nel 1996 Prodi aveva appena
vinto le elezioni e per la prima volta la sinistra andava al potere. Gran
festa, credo, in piazza del Popolo, folla delirante. Mentre D’Alema si avviava
verso il palco, una donna gli aveva afferrato il braccio gridando: “Compagno
Massimo adesso sì che faremo una forte opposizione”. Fine della storia ma non
della maledizione di cui era sintomo. La militante aveva capito che il suo
partito aveva vinto ma non che era obbligato ad andare al governo, e non poteva
concepire un partito che fosse obbligato a dire sì a un sacco di cose, perché
lo aveva sempre pensato come una forza eroica e cocciuta che a tutto diceva di
no. Ma in lei si riassumeva una tragica storia della sinistra europea: per più
di centocinquant’anni è vissuta come forza di opposizione; rivoluzionaria, sì,
ma in sofferta e lunga attesa che la rivoluzione scoppiasse (e, in Russia e in
Cina dove la rivoluzione era esplosa, costretta a governare e non a opporsi, a
poco a poco quella sinistra è diventata una forza conservatrice. Per Questo La Sinistra si è sempre sentita capace di dire no e ha guardato con
sospetto quelle sue ali che azzardavano dei sì a mezza bocca, espellendole come
socialdemocratiche, oppure i suoi militanti abbandonavano il partito per
fondarne uno più radicale. Per questo la sinistra è sempre stata scissionista,
condannata a una cariocinesi perpetua, e naturalmente così facendo non è mai
stata abbastanza forte da andare a governare, e dicendo dei sì avrebbe perduta
quella purezza morale che la vedeva sempre sconfitta e caparbiamente capace di
rifiutare le seduzioni del potere. (..). Vestitevi A Modo! Guardo con piacere e profitto quel
canale che si chiama Classica HD e che trasmette splendidi concerti in cui si
segue la vicenda dei vari strumenti come se si fosse al posto del direttore, o
se si avesse la partitura tra le mani. Il canale trasmette anche moltissime
opere. Io non vado frequentemente all’opera, diciamo una volta ogni due o tre
anni, e pertanto solo attraverso questo canale mi documento sulle varie regie
ed esecuzioni musicali. Bene, anche se qualcosa del genere l’avevo già
sperimentato, mi rendo conto che la maggior parte delle opere liriche,
massimamente del Settecento e dell’Ottocento, e che si svolgono in epoche
diverse, sono messe in scena in abiti moderni, in fogge che non sono quelle
dell’epoca a cui il libretto si riferiva. Avevo già visto in vita mia non solo
opere ma anche tragedie manipolate di tal fatta, e ricordo un “Amleto” con i
personaggi in ariose giacchette estive stile Armani. Ma ora vedo sempre più
Nemorini in blusone di cuoio e Zerline in minigonna. Traviate vestite da Sola
Me Ne Vo Per La Città, Figlie del Reggimento con divise della guerra 14-18. e
tra un poco mi attendo un “Idomeneo in Creta” in felpa e Timberland. Le Ipotesi Sono Due . Una è che per campare i registi si sentano obbligati a inventare
qualcosa di assolutamente inedito e provocante, e i committenti cascano nella
pania. L’altra è che i registi e committenti vogliano in tal modo sottolineare
che il testo che mettono in scena è eterno, e cioè che le passioni di Amleto,
di Violetta Valery o di Mario Cavaradossi siano eterne, e quindi possano
manifestarsi in tutte le fogge. Sarà, ma allora perché non rappresentare i sei
personaggi in cerca d’autore vestiti da patrizi romani, facendoli entrare
nell’arena anziché sul palcoscenico? Vi accorgerete come questo stravolgimento
sia pari alla bella idea di far correre (giuro che una volta l’ho visto)
Papageno in due bicicletta (anche se ammetto che era divertente).
Umberto Eco – La bustina di Minerva www.lespresso.it - 21 maggio 2015 -
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