Penso che presto rottamerò il mio televisore anche se è
abbastanza nuovo e in sé, come apparecchio, non ha nessuna colpa. E il suo
contenuto che dovrebbe informarmi sulla situazione del nostro Paese che mi è
diventato insopportabile: con i suoi telegiornali e i suoi talk show di segno
politico, che ogni giorno, in più canali, mi raccontano, raccontano a tutti
noi, che stiamo vivendo in un Italia senza futuro, disperata, finita,
irrecuperabile, fatta solo di ladri, sfruttatori, miseria, disastri procurati
dall’incuria umana. Non c’è traccia anche sull’informazione cartacea che da
qualche parte, in qualche angolo, stia succedendo qualcosa di bello, di
geniale, di utile, di ammirevole. E invece sta succedendo, ogni giorno, ogni
ora, ovunque, ma noi non ne veniamo informati perché, come dicono i gelidi
esperti, “non fa notizia”. Caso eccezionale, dopo aver fatto notizia per ore
sulla televisione e per decine di pagine sui giornali i disastri del 1° maggio
a Milano perpetrati dai cretini in nero, si è scoperto che poteva essere una
notizia, per quanto positiva, il corteo dei milanesi in difesa della città e il
prodigarsi dei cittadini per ripulire, riaggiustare, ripristinare. Una breve
ventata di ottimismo, come l’entusiastica accoglienza dell’inaugurazione
dell’Expo, 220mila visitatori il primo giorno, dopo che per anni l’informazione
ci aveva martellato, in questo caso giustamente, sui grandi ladri che la
stavano depredando, e negli ultimi tempi assicurandoci, sbagliando, che non
sarebbe mai stata finita. Ma poi: chi mi spiega perché è così importante
l’audience di incattiviti desiderosi di incattivirsi di più, e perché quindi
non c’è nessuna di queste trasmissioni che non abbia il più spesso possibile
come ospite d’onore il luciferino Matteo Salvini, con le sue stupide magliette,
divo assoluto della disinformazione, che ripete in continuazione le sue
volgarità apolitiche, e come fosse un comico, più lo si vede più piace alla
gente, tanto che potremmo ritrovarcelo premier, per la gioia della minoranza
Pd, finalmente riuscita a sconfiggere il suo giovane compagno segretario
(scelto da loro) e attuale presidente del consiglio?(..). Può darsi, ma può
darsi anche che non tutti abbiano capito che il mondo è cambiato drasticamente,
che non è più quello di cinquant’anni fa, che la globalizzazione e purtroppo il
potere incontrollabile della finanza non consentono più di applicare totalmente
gli ideali della sinistra ora al potere da noi proprio perché sta cercando di
adattarsi ragionevolmente ai tempi, salvando il salvabile. Questa corsa
televisiva alla denigrazione, alla famosa adorata polemica, allo scontro, alla
presenza di chiacchieroni di ogni tipo e di ogni idea, sempre gli stessi
sproloqui, centrati qua e là sul disastro politico, finanziario e sociale della
giornata, è assolutamente funesta. Infatti non si resiste mai sino in fondo, o
nel caso mio, si evita di vederle (infatti stanno diminuendo gli spettatori).
Perché alla fine non ti è stato concesso dalla confusione dei pareri di farti
un’idea tua, perché ti batte il cuore dal disagio e dalla paura, perché ti
ritrovi inutilmente arrabbiato col mondo, perché cerchi la salvezza imparando a
ignorare la politica, la sua informazione, e a decidere che davvero la prossima
volta, sia pure con desolazione e risentimento, non andrai a votare “perché
tanto sono tutti uguali”. E’ come se oggi l’Italia fosse costretta a
barcamenarsi solo sulla sorda distruttività che le viene imposta. Non solo dai
vari No Tutto, ma proprio da chi dovrebbe non soltanto rappresentarsi in una
smania di protagonismo negativo e pericoloso, ma rappresentarci per un futuro
migliore.
Natalia Aspesi – Donna di Repubblica – 16 maggio 2015 -
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