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venerdì 29 maggio 2015

Lo Sapevate che: Gli immigrati di oggi come gli ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste...



Nell’anno 2015, ogni giorno migliaia di profughi affrontano il mare del canale di Sicilia nelle condizioni più disperate. Vengono da Paesi in guerra coma la Siria, il Sudan, la Somalia, l’Eritrea, la Libia. Ogni giorno, da anni, le cronache riferiscono di barconi affondati, di naufraghi, di morti collettive, di cimiteri marini. L’Europa verso cui i rifugiati cercano riparo non li accoglie volentieri; anzi, cerca di respingerli. L’opinione pubblica, con grande riluttanza, sta discutendo in queste settimane di “quote” di profughi da accogliere, Paese per Paese, incontrando moltissime resistenze. Questo ricorda la situazione che si verificò in Europa alla fine degli anni Trenta. Le leggi razziali di Hitler avevano privato dei diritti politici gli ebrei di Germania, Austria e Cecoslovacchia. Circa mezzo milione di ebrei europei cercavano un Paese in cui rifugiarsi. Per iniziativa del presidente americano Roosevelt, nel luglio del 1938 si tenne ad Evian, in Francia una conferenza per favorire il rifugio degli ebrei. Ma nessun Paese, con diverse motivazioni, accettò di accoglierli. Solo la Repubblica Dominicana del dittatore Trujillo ne accettò alcune centinaia, cui destinò dieimila ettari di terra. Hiltler si sentì confortato dai deludenti risultati di quella conferenza nel programmare lo sterminio degli ebrei europei. Nel 1986, Primo Levi, il testimone dei lager, scrisse un saggio di riflessione, sull’universo, concentrazionario, che intitolò I sommersi e i salvati. Levi poneva il problema della narrazione della storia, e di come questa fosse – tragicamente – affidata ai soli salvati, sopravvissuti. Dato che oggi, in circostanze non paragonabili, ma in qualche modo simili, migliaia di persone muoiono annegate, ovvero letteralmente “sommerse”, un contributo alla formazione delle nostre coscienze può venire dalla riproposizione di un passo del libro di Levi. “Non siamo noi i superstiti, i testimoni veri. Noi sopravvissuti siamo una minoranza anomala oltre che esigua: siamo quelli che, per loro prevaricazione o abilità o fortuna, non hanno toccato il fondo. Chi lo ha fatto, chi ha visto la Gorgone, non è tornato per raccontare, o è tornato muto; ma sono loro, i sommersi, i testimoni integrali, coloro la cui disposizione avrebbe avuto significato integrale. (..). Noi toccati dalla sorte abbiamo cercato, con maggiore o minore sapienza, di raccontare non solo il nostro destino, ma anche quello degli altri, dei sommersi, appunto; ma è stato un discorso per conto di terzi, il racconto di cose viste da vicino, non sperimentate in proprio. La demolizione condotta a termine, l’opera compiuta non l’ha raccontata nessuno come nessuno è tornato mai a raccontare la propria morte. I sommersi, anche se avessero avuto carta e penna, non avrebbero testimoniato, perché la loro morte era cominciata prima di quella corporale”
Enrico Deaglio – Annali – Il Venerdì di Repubblica – 22 maggio 2015

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