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giovedì 31 gennaio 2019

Lo Sapevate Che: Cosa si usava nell'antica Roma come carta igienica?...


Nell'antica Roma, al posto della carta igienica, si usava un particolare attrezzo simile allo scopino dei nostri bagni, che veniva condiviso nelle latrine pubbliche.

Non era ancora stata inventata la carta igienica, ma gli antichi romani sapevano come pulirsi alla toilette. Secondo diversi studiosi, al posto della carta, nei gabinetti dell'antica Roma, si utilizzava un particolare utensile igienico chiamato tersorium

SPUGNA E MUSCHIO. 

Si trattava di una spugna marina infilata su di un bastone, che veniva condivisa da chi utilizzava la latrina pubblica. L’attrezzo, che era utilizzato anche come scopino, veniva poi pulito in un secchio con acqua e aceto (con buona pace dell’igiene, poiché un simile trattamento non serviva di certo a sanificare lo strumento).

Al posto della spugna, i soldati romani a volte utilizzavano anche il muschio, che però (per fortuna) era usa e getta.

COME UNA SPADA. 

Proprio un tersorium viene menzionato da Seneca. Il filosofo romano, in una lettera delle Epistulae morales ad Lucium (62 - 65), racconta che, alla metà del I secolo, un gladiatore germanico usò questo attrezzo per suicidarsi.
  
Rimasto finalmente solo e senza sorveglianza per andare in bagno prima di un'esibizione in anfiteatro, la usò come una lancia, infilandosela in gola fino a soffocare.

Oggi si trova un tersorium raffigurato nelle Terme dei Sette Sapienti a Ostia, l'antico porto di Roma, in un affresco del II secolo.
https://www.focus.it/

Speciale: Dolce o Salata in Tortiera!...


Torta Rustica imbottita
Per 6 persone

300 gr di semola di grano duro, 100 gr di olio, 25 gr di lievito di birra, 60 gr di parmigiano grattugiato, 60 gr di Emmental, 60 gr di provolone, 100 gr di scamorza fresca, 100 gr di salame Felino, 2 uova sode, 80 gr di formaggio cremoso, 1 cucchiaino da tè di zucchero, sale, pepe. Farina, olio.

Sbriciolare il lievito in una ciotola, aggiungere metà dello zucchero e 1 dl di acqua tiepida. Mettere metà della semola in una terrina, unire sale, pepe, il restante zucchero, il lievito diluito bene e impastare per ottenere fino ad ottenere un impasto morbido. Coprire la terrina con della pellicola e lasciare lievitare in luogo tiepido per 30 minuti. Aggiungere al composto la rimanente semola, 4 cucchiai di olio, il parmigiano e 1 dl di acqua tiepida. Lavorare l’impasto prima nella terrina e poi mettendolo su di un piano di lavoro infarinato. Formare una palla, ungerla di olio, metterla in una terrina e coprirla con un canovaccio umido. Lasciare lievitare per 1 ora.
Tagliare a dadini il salame e i formaggi e a spicchi le uova sode.
Riprendere la pasta e lavorarla schiacciandola con le nocche delle mani, per farne uscire l’aria.
Stenderla in un rettangolo spesso 1 cm, mischiare tutti i formaggi col salame, disporli sopra la pasta, aggiungere l’uovo e avvolgere la pasta su se stessa in modo da formare un rotolo.
Sistemare il rotolo in uno stampo rotondo con il foro centrale unto di olio, sigillare bene le estremità, pennellare la superficie con olio e rimettere la preparazione a lievitare per 2 ore, coperta con un canovaccio, poi cuocere la torta a 180° per circa un’ora. Fare raffreddare la preparazione prima di servire. Una vera delizia!


Torta Rustica di Zucca e Pistacchi
Per 8 persone

500 gr di farina, 400 gr di polpa di zucca, 2 uova, 100 gr di pistacchi sgusciati, una bustina di lievito di birra liofilizzato, 50 gr di zucchero di canna, latte, cannella in polvere, noce moscata, 8 foglie di alloro, olio, sale.

Tagliare la polpa di zucca a fettine e cuocerla a vapore per 15 minuti. Schiacciare la polpa con i rebbi di una forchetta sin ad ottenerne una purea.
Versare a fontana 450 gr di farina in una grande terrina e unirvi nel centro 1 dl di latte tiepido in cui avrete stemperato il lievito con lo zucchero e un pizzico di sale. Lavorare un po’ con la farina e incorporare la purea di zucca, e lavorare ancora. Incorporare un cucchiaino di cannella, una grattugiata di noce moscata e 70 gr di pistacchi tritati, 1 uovo intero e una chiara, 3 cucchiai d’olio, ancora un pizzico di sale. Lavorare a lungo la pasta con forza, impastare almeno per 10 minuti. Formare una palla, inciderla in superficie con il segno di una croce e lasciare lievitare in luogo tiepido, coperta con un canovaccio per un’ora.
Lavorare di nuovo la pasta e sistemarla in uno stampo rettangolare abbondantemente unto di olio, posando le foglie di alloro sulle pareti dello stampo. Coprire lo stampo e lasciar lievitare ancora per mezz’ora, in luogo tiepido.
Mettere in forno preriscaldato a 200° per 30 minuti. Poi spennellare la superficie della torta con il tuorlo dell’uovo battuto con 2 cucchiai di latte e spolverizzare con i pistacchi rimasti. Continuare la cottura per 30 minuti. 
Sfornare e lasciare intiepidire. Sformare sul piatto di portata. Servire con salumi e formaggi.


Torta alle Mandorle caramellata
Per 6 persone

80 gr di cacao amaro, 150 gr di zucchero semolato, 2 uova, 2,3 dl di latte intero, 5 savoiardi, 1 etto di mandorle pelate e tritate grossolanamente.
Per la crema: 3 dl di latte intero, 1 scorza di arancia, 3 tuorli, 60 gr di zucchero semolato, 1 bustina di zafferano.

Sbriciolare i savoiardi, fare intiepidire 2,3 dl di latte.
In una terrina battere le uova con 80 gr di zucchero e, mescolando incorporare il latte tiepido, i biscotti e il cacao. Amalgamare con cura gli ingredienti. Mettere lo zucchero residuo con 1 cucchiaio di acqua in una pirofila rotonda di circa 18 cm di diametro e porla sul fuoco con sotto uno frangi fiamma. Fare caramellare e fare in modo che ne siano ricoperti anche i bordi. Togliere dal fuoco, cospargere con le mandorle dappertutto e fare raffreddare.
Versare ora il composto di cacao nella pirofila e metterla a bagnomaria in forno preriscaldato a 180° per 45 minuti.
Togliere dal forno e dopo qualche minuto rovesciare la torta su un piatto più grande del diametro della pirofila. Aspettare ancora in po’ e togliere la pirofila.
Preparare la crema: fare bollire il latte con la scorza di arancia. Sbattere i tuorli con lo zucchero, incorporare la farina e aggiungere il latte a filo mescolando. Fare cuocere a fuoco dolce sempre mescolando. Non appena inizia a sobbollire contare un minuto, togliere dal fuoco, incorporare lo zafferano, trasferire il tutto in una ciotola e fare raffreddare mescolando di tanto in tanto. Accompagnare la torta con la crema.


Torta di Orzo e Cocco
Per 6 persone

300 gr di orzo, 1 lt di latte magro, la polpa grattugiata di ½ cocco, ½ cucchiaino di cannella, un pizzico di noce moscata, 100 gr di miele, 60 gr di burro, 2 uova, farina.

Lessate 300 gr di orzo mondo in un lt di latte magro fino a che risulta sfatto. Lasciatelo raffreddare e aggiungete la polpa grattugiata di mezzo cocco, ½ cucchiaino di cannella, un pizzico di noce moscata, 100 gr di miele, 50 gr di burro sciolto a bagnomaria e 2 rossi d’uovo. A parte montate le chiare e unitele al composto, amalgamando bene tutti gli ingredienti.
Imburrate uno stampo rotondo, infarinatelo e versatevi il composto. Mettete in forno preriscaldato a 180° per 30 minuti. La torta è pronta quando si stacca dalle pareti. Si serve fredda.

mercoledì 30 gennaio 2019

Lo Sapevate Che: Cultura - Perché gli uccelli cinguettano all'alba?...


Di primo mattino gli uccelli sono più deboli perché arrivano da una notte di digiuno. Per dimostrare di essere in forma però...
  
Gli uccelli cantano all'alba per apparire più in forma. Gli uccelli diurni tendono a mangiare durante il giorno e a digiunare di notte: il primo mattino quindi corrisponde al momento in cui sono più deboli. Cantando all’alba, o anche un’ora prima, gli uccelli maschi vogliono dimostrare di essere pieni di energia e validi compagni. Gli studiosi considerano il canto in stretta relazione con la vita sessuale, collegandolo a tutti quegli atti che il maschio compie per procurarsi e mantenersi una compagna e difendere il nido .

SVEGLIE DIFFERENTI. 

Ogni specie di uccello inizia a cantare in momenti diversi della giornata: merli e tordi sasselli sono i più mattinieri, mentre i più ritardatari sono fringuelli e cinciarelle. Poi canteranno anche il resto del giorno, ma con minore intensità. In genere i bravi cantori sono scarsamente colorati: non potendo attirare la femmina con i colori del piumaggio, utilizzano la voce.


OCCHI GRANDI. 

Ogni uccello ha un canto caratteristico che gli permette di essere sentito, notato e riconosciuto anche grandi distanze. Alcuni studi hanno come uccelli con gli occhi più grandi iniziano a cantare prima di quelli con piccoli: uccelli con occhi più grandi hanno meno difficoltà di vedere eventuali predatori in condizioni di scarsa luminosità rispetto a chi invece avendo occhi più piccoli, richiede più luce.
https://www.focus.it/ambiente/animali/perche-gli-uccelli-cinguettano-allalb

Speciale: Misto di piatti al "baffo"!...


Canederli Sudtirolesi allo Speck
Per 4 persone

150 gr di speck, 4 pagnotte rafferme, ¼ di latte, 1 cucchiaio di prezzemolo, 1 cipolla, 3 uova, farina, 1 litro e mezzo di brodo di carne, 2 cucchiai di erba cipollina, sale.

Tagliare a pezzetti il pane e metterli in una terrina.
Ridurre a dadini lo speck e unirlo al pane. Spolverare con il prezzemolo tritato. Sbattere in una ciotola le uova con il latte e unirlo nella casseruola sul pane.
Mescolare il tutto e lasciare riposare per 20 minuti.
Pulire la cipolla, ridurla a fettine sottili e rosolarla in 30 gr di burro, spolverarla con 80 gr di farina, cuocere qualche minuto e unire tutto nel pane, regolare di sale e mescolare bene.
Formare dei canederli piccoli e farli cuocere in acqua bollente salata per 15 minuti. Fare scaldare il brodo di carne, scolare i canederli, unirli nel brodo di carne e spolverare con l’erba cipollina.


Pizza Integrale con Verdure
Per 6 persone

200 gr di farina bianca, 300 gr di farina integrale, 25 gr di lievito di birra, 2,5 dl di acqua minerale frizzante, 2 pomodori, ½ melanzana, 4 falde di peperone arrostite e spellate, 1/2 zucchina, 1 cucchiaio di zucchero, 3 cipollotti, 1 pizzico di peperoncino, 1 cucchiaino di erba cipollina, olio, sale e pepe.

Sciogliete il lievito con 1 bicchiere d’acqua tiepida e lo zucchero. Unite una manciata di farina integrale e mescolate finché il composto sarà omogeneo. Coprite e fate lievitare per mezz’ora.
Unire i due tipi di farina sulla spianatoia. Formare nel centro un incavo e mettervi un cucchiaino di sale, il panetto lievitato, l’acqua rimasta e 3 cucchiai d’olio. Lavorate l’impasto per 15 minuti, formate una palla, incidetela a croce, mettetela in una ciotola infarinata. Coprite con un telo e fatela lievitare per almeno 2 ore.
Preriscaldate il forno a 250°.
Pulite le verdure: tagliate a metà i cipollotti per il lungo, fate 6 fette della melanzana, 10 della zucchina e 12 fette dai pomodori. Grigliate le verdure. Unitele al peperone e condite con olio, sale, peperoncino, pepe e erba cipollina.
Lavorate la pasta per qualche minuto, stendetela sulla placca unta del forno, lasciando il bordo tutto attorno un po’ più alto. Ricopritela con le verdure, alternando i colori. Cuocetela in forno già caldo per 20 minuti.


Sfogliatine di Merluzzo allo zafferano
Per 4 persone

400 gr di filetti di pesce, anche surgelato, 1 rotolo di pasta sfoglia fresca, 1 cipolla, 1 bustina di zafferano, prezzemolo, olio, sale e pepe.

Srotolate la pasta sfoglia e ritagliate 4 dischi di circa 12 cm di diametro.
Preriscaldate il forno a 190°.
Sistemate i dischi su una teglia coperta con carta da forno, bucherellate il fondo dei dischetti, con i rebbi di una forchetta e salate un poco la superficie. Cuocete i dischi nel forno, per 15 minuti.
Nel frattempo tritate molto fine la cipolla e rosolatela in una padella, con 2 cucchiai d’olio. Quando sarà dorata, mettete nella padella anche i filetti di pesce. Salate e dopo pochi minuti, bagnate con una tazzina d’acqua tiepida, dove avrete sciolto lo zafferano. Continuate la cottura fino a che l’acqua sia evaporata del tutto. Pepate e unite un cucchiaino di prezzemolo tritato. Sbriciolate accuratamente il pesce, schiacciandolo con una forchetta.
Ritagliate la calotta superiore delle sfogliatine e farcitele col composto di pesce. Infornatele per un paio di minuti e servitele. Deliziose!


Crumble di Mele renette al cucchiaio
Per 6 persone

Una manciata di uvetta sultanina, 5 mele renette, 50 gr di zucchero semolato, 40 gr di zucchero di canna, 200 gr di burro, un cucchiaio di marmellata di prugne, 150 gr di farina, panna liquida.

Mettete a bagno in una ciotolina con poca acqua tiepida l’uvetta. Lasciatela ammorbidire per 15 minuti.
Sbucciate le mele renette e tagliatele a pezzi, trasferitele in una teglia trasparente, cospargetele con un cucchiaio di zucchero semolato e l’uvetta sgocciolata e sciacquata. Mescolate ed aggiungete un cucchiaio di marmellata di prugne. Impastate la farina con 40 gr di zucchero semolato e 40 gr di zucchero di canna, il burro ammorbidito a pezzetti. Sbriciolate il composto con le mani e distribuitelo sulle mele. Mettete in forno preriscaldato a 180° per 40 minuti. Servite tiepido a cucchiaiate con panna liquida.

martedì 29 gennaio 2019

Lo Sapevate Che: I Tre Giorni Della Merla....


I cosiddetti giorni della merla sono, secondo la tradizione, gli ultimi tre giorni di gennaio (29, 30 e 31) e sarebbero i tre giorni più freddi dell'anno. 
Le statistiche meteorologiche disponibili per gli ultimi decenni contrastano con il detto popolare, per cui si ipotizza che le temperature medie di un tempo fossero inferiori alle attuali.
Secondo la tradizione contadina, si dice che se i giorni della merla sono freddi, la primavera sarà bella; se sono caldi, la primavera arriverà in ritardo.
Ma perché si dice "i giorni della merla"? Ci sono varie leggende al riguardo... ve ne racconto due.
PRIMA LEGGENDA - Tanto, tanto tempo fa a Milano ci fu un inverno molto rigido. La neve scendeva dal cielo e copriva tutta la città, le strade, i giardini. Sotto la grondaia di un palazzo in Porta Nuova c’era il nido di una famigliola di merli, che a quel tempo avevano le piume bianche come la neve. C’era la mamma merla, il papà merlo e tre piccoli uccellini, nati dopo l’estate.
La famigliola soffriva il freddo e stentava a trovare qualche briciola di pane per sfamarsi, perché le poche briciole che cadevano in terra dalle tavole degli uomini venivano subito ricoperte dalla neve che scendeva dal cielo.
Dopo qualche giorno il papà merlo prese una decisione e disse alla moglie: “Qui non si trova nulla da mangiare, se continua così moriremo tutti di fame e di freddo. Ho un’idea, ti aiuterò a spostare il nido sul tetto del palazzo, a fianco a quel camino, così mentre aspettate il mio ritorno non avrete freddo. Io parto e vado a cercare il cibo dove la neve non è ancora arrivata”.
E così fu fatto: il nido fu messo vicino al camino e il papà partì. La mamma e i piccoli uccellini stavano tutto il giorno nel nido, scaldandosi tra loro e anche grazie al fumo che usciva tutto il giorno dal camino.
Dopo tre giorni il papà tornò a casa e quasi non riuscì più a riconoscere la sua famiglia! Il fumo nero che usciva dal camino aveva colorato di nero tutte le piume degli uccellini!
Per fortuna da quel giorno l’inverno divenne meno rigido e i merli riuscirono a trovare cibo sufficiente per arrivare alla primavera.
Da quel giorno però tutti i merli nascono con le piume nere e, per ricordare la famigliola di merli bianchi divenuti neri, gli ultimi tre giorni del mese di gennaio sono detti “I tre giorni della merla”.
(dal web)
SECONDA LEGGENDA - Tanto tempo fa, una merla con uno splendido candido piumaggio, era regolarmente strapazzata da gennaio, mese freddo e ombroso, che si divertiva ad aspettare che lei uscisse dal nido in cerca di cibo, per gettare sulla terra freddo e gelo. Stanca delle continue persecuzioni, la merla un anno decise di fare provviste sufficienti per un mese, e si rinchiuse nella sua tana, al riparo, per tutto il mese di gennaio, che allora aveva solo ventotto giorni.
L'ultimo giorno del mese, la merla, pensando di aver ingannato il cattivo gennaio, uscì dal nascondiglio e si mise a cantare per sbeffeggiarlo.
Gennaio se ne risentì così tanto che chiese in prestito tre giorni a febbraio e si scatenò con bufere di neve, vento, gelo, pioggia.
La merla si rifugiò alla chetichella in un camino e lì restò al riparo per tre giorni. Quando la merla uscì, era sì salva, ma il suo bel piumaggio si era annerito a causa del fumo, e così essa rimase per sempre con le piume nere.
Come in tutte le leggende, esiste un fondo di verità: infatti nel calendario romano il mese di gennaio aveva solo ventinove giorni.♥
 

Lo Sapevate Che: Cultura - Curiosità: L'Impressionismo...



L’impressionismo è un movimento pittorico francese che nasce intorno al 1860 a Parigi. È un movimento che deriva direttamente dal realismo, in quanto come questo si interessa soprattutto alla rappresentazione della realtà quotidiana. Ma, rispetto al realismo, non ne condivide l’impegno ideologico o politico: non si occupa dei problemi ma solo dei lati gradevoli della società del tempo. 

La vicenda dell’impressionismo è quasi una cometa che attraversa la storia dell’arte, rivoluzionandone completamente soprattutto la tecnica. Dura poco meno di venti anni: al 1880 l’impressionismo può già considerarsi una esperienza chiusa. Esso, tuttavia, lascia una eredità con cui faranno i conti tutte le esperienze pittoriche successive. 

La grande rivoluzione dell’impressionismo è soprattutto la tecnica, anche se molta della sua fortuna presso il grande pubblico deriva dalla sua poetica. La tecnica impressionista nasce dalla scelta di rappresentare solo e soltanto la realtà sensibile. Evita qualsiasi riferimento alla costruzione ideale della realtà, per occuparsi solo dei fenomeni ottici della visione, con la maggior fedeltà possibile. 

Dal punto di vista della poetica l’impressionismo sembra indifferente ai soggetti. In realtà, proprio perché può rendere piacevole qualsiasi cosa rappresenti, l’impressionismo divenne lo stile della dolce vita parigina di quegli anni. Non c’è, nell’impressionismo, alcuna romantica evasione verso mondi idilliaci, sia rurali sia mitici; c’è invece una volontà dichiarata di calarsi interamente nella realtà urbana di quegli anni per evidenziarne tutti i lati positivi e piacevoli.

I protagonisti dell’impressionismo furono soprattutto pittori francesi. Tra essi, il più impressionista di tutti, fu Claude Monet. Altri grandi protagonisti furono Auguste Renoir e Alfred Sisley

L’impressionismo non nacque dal nulla. Esperienze fondamentali, per la sua nascita, sono da rintracciarsi nelle esperienze pittoriche della prima metà del secolo: soprattutto nella pittura di Delacroix e dei pittori inglesi Constable e Turner. Punti fondamentali per seguire le specificità dell’impressionismo sono: 

il problema della luce e del colore
la pittura en plain air
l'esaltazione dell’attimo fuggente
i soggetti urbani.


Le rivoluzioni tecniche sul colore e sulla luce 


La grande specificità del linguaggio pittorico impressionista sta soprattutto nell’uso del colore e della luce. Il colore e la luce sono gli elementi principali della visione: l’occhio umano percepisce inizialmente la luce e i colori, dopo di che, attraverso la sua capacità di elaborazione cerebrale distingue le forme e lo spazio in cui sono collocate. La maggior parte della esperienza pittorica occidentale, tranne alcune eccezioni, si è sempre basata sulla rappresentazione delle forme e dello spazio.


Il rinnovamento della tecnica pittorica, iniziata da Manet, parte proprio dalla scelta di rappresentare solo la realtà sensibile. Su questa scelta non poca influenza ebbero le scoperte scientifiche di quegli anni. Il meccanismo della visione umana divenne sempre più chiaro e si capì meglio il procedimento ottico di percezione dei colori e della luce. L’occhio umano ha recettori sensibili soprattutto a tre colori: il rosso, il verde e il blu. La diversa stimolazione di questi tre recettori producono nell’occhio la visione dei diversi colori. Una stimolazione simultanea di tutti e tre i recettori, mediante tre luci pure (rossa, verde e blu), dà la luce bianca. Questo meccanismo è quello che viene definito sintesi additiva. 


Il colore che percepiamo dagli oggetti è luce riflessa dagli oggetti stessi. In questo caso, l’oggetto di colore verde non riflette le onde di colore rosso e blu, ma solo quelle corrispondenti al verde. In pratica, l’oggetto, tra tutte le onde che costituiscono lo spettro visibile della luce, ne seleziona solo alcune. I colori che l’artista pone su una tela bianca seguono lo stesso meccanismo: selezionano solo alcune onde da riflettere. In pratica, i colori sono dei filtri che non consentono la riflessione degli altri colori. In questo caso, sovrapponendo più colori, si ottiene, successivamente, la progressiva filtratura, e quindi soppressione, di varie colorazioni, fino a giungere al nero. In questo caso si ottiene quella che viene definita sintesi sottrattiva. 


I colori posti su una tela agiscono sempre operando una sintesi sottrattiva: più i colori si mischiano e si sovrappongono, meno luce riflette il quadro. L’intento degli impressionisti è proprio evitare al minimo la perdita di luce riflessa, così da dare alle loro tele la stessa intensità visiva che si ottiene da una percezione diretta della realtà. 

La pratica dell’en plain air 
La pittura, così come concepita dagli impressionisti, era solo colore. Essi, pertanto, riducono, e in alcuni casi sopprimono del tutto, la pratica del disegno. Questa scelta esecutiva si accostava all’altra caratteristica di questo movimento: le realizzazioni dei quadri non negli atelier ma direttamente sul posto. È ciò che, con termine usuale, viene definito en plain air
L’en plain air non è una invenzione degli impressionisti. Già i paesaggisti della Scuola di Barbizonutilizzavano questa tecnica. Tuttavia, ciò che questi pittori realizzavano all’aria aperta era in genere una stesura iniziale, da cui ottenere il motivo sul quale lavorare poi in studio rifinendolo fino alla stadio definitivo. Gli impressionisti, e soprattutto Monet, portarono al limite estremo questa pratica dell’en plain air realizzando e finendo i loro quadri direttamente sul posto. 
Questa scelta era dettata dalla volontà di cogliere con freschezza e immediatezza tutti gli effetti luministici che la visione diretta fornisce. Una successiva prosecuzione del quadro nello studio avrebbe messo in gioco la memoria che poteva alterare la sensazione immediata di una visione. 
La poetica dell’attimo fuggente 
La scelta dei pittori impressionisti, di rappresentare la realtà cogliendone le impressioni istantanee portò questo stile ad esaltare su tutto la sensazione dell’attimo fuggente. 
Secondo i pittori impressionisti la realtà muta continuamente di aspetto. La luce varia ad ogni istante, le cose si muovono spostandosi nello spazio: tutto scorre, la visione di un momento è già diversa nel momento successivo. 
L’attimo fuggente della pittura impressionista è totalmente diverso dal momento pregnante della pittura neoclassica e romantica. Il momento pregnante sintetizza la storia nel suo momento più significativo; l’attimo fuggente non ha nulla a che fare con le storie: esso coglie le sensazioni e le emozioni. E quelle raccolte nella pittura impressionista sono sempre sensazioni e impressioni felici, positive, gradevoli. 
L’attimo fuggente della pittura impressionista ha analogie evidenti con la fotografia. Anche la fotografia, infatti, coglie una immagine della realtà in una frazione di secondo. E dalla fotografia gli impressionisti non solo prendono la velocità della sensazione, ma anche i particolari tagli di inquadratura che danno alle loro immagini particolare sapore di modernità. 
I soggetti urbani 
Sul piano dei soggetti l’impressionismo si presenta con un’altra notevole caratteristica: quella di rappresentare principalmente gli spazi urbani. E lo fa con una evidente esaltazione della gradevolezza della vita in città. Questo atteggiamento è una novità decisa. Fino a questo momento la città era stata vista come qualcosa di malefico e di infernale. Soprattutto dopo lo sviluppo della Rivoluzione Industriale, i fenomeni di urbanesimo avevano deteriorato gli ambienti cittadini. La nascita delle industrie avevano congestionato le città. Erano sorti i primi effetti dell’inquinamento. I centri storici si erano affollati di immigrati dalle campagne, le periferie sorgevano come baraccopoli senza alcuna qualità estetica ed igienica. Le città erano dunque viste come entità malsane. 
L’impressionismo è il primo movimento pittorico che ha un atteggiamento positivo nei confronti della città. E di una città in particolare: Parigi. La capitale francese, sul finire dell’Ottocento è, sempre più, la città più importante e gaudente d’Europa. I luoghi raffigurati nei quadri impressionisti diventano tutti seducenti: le strade, i viali, le piazze, i bar, gli stabilimenti balneari lungo la Senna, i teatri, persino le stazioni. 
Musée d'Orsay di Parigi 
Il museo è famoso in tutto il mondo per la sua formidabile parata di capolavori dell'impressionismo e post-impressionismo. In realtà è un museo dedicato all'evoluzione delle arti figurative e decorative in Europa, e soprattutto in Francia, tra la fine del romanticismo ed il primo '900. 
Inaugurato nel 1986, il Musée d'Orsay è collocato nell'edificio della antica Gare d'Orsay. Sotto la gigantesca volta della ex-stazione, sono stati ricavati due lunghi corpi longitudinali, mentre ulteriori spazi hanno occupato l'annesso hôtel d'Orsay. In essi le opere sono organizzate in ordine cronologico e per correnti su tre piani, partendo dal piano terra.
http://www.specialissimo.it/curiosi/impressionismo.asp

Speciale: Proteina in...rotoli!...


Rotolo di Uova con Spinaci e Robiola
Per 4 persone

4 uova, 100 gr di farina, 1 bustina di lievito in polvere, 800 gr di spinaci, 300 gr di robiola, 2 dl di panna liquida, 1 cucchiaio di fior di capperi, burro, sale.

Sgusciare le uova in una terrina e batterle con un pizzico di sale, unire 80 gr di farina mescolata al lievito in polvere e lavorare bene per eliminare eventuali grumi.
Foderare una pirofila di diametro di 30 cm x 20cm, con carta da forno unta abbondantemente di burro e versarvi il composto. Farlo cuocere in forno preriscaldato a 180° per 10 minuti.
Nel mentre pulire e lavare gli spinaci, farli sbollentare in acqua bollente salata per 2 minuti. Scolarli e strizzarli.
Tritarli e metterli in una terrina. Unire la robiola ridotta a pezzetti, il sale e lavorare bene il tutto.
Trasferire la pasta di uova su un canovaccio umido e spalmarlo bene con la crema di spinaci, arrotolare su sé stessa la pasta così da ottenere un rotolo. Avvolgerlo con carta d’alluminio e appoggiarlo sulla placca del forno imburrata.
Farlo cuocere in forno preriscaldato a 180° per 10 minuti.
In un pentolino fondere 10 gr di burro e fuori dal fuoco unirvi la farina rimasta, poi poco alla volta e sempre mescolando, aggiungere la panna, rimettere il pentolino sul fuoco e, girando con una frusta, fare cuocere fin che la salsa sia addensata. Spegnere il fuoco e aggiungere un po’ di sale e i capperi sciacquati e tritati finemente, versarlo in una ciotola da portata.
Togliere la carta di alluminio al rotolo, sistemarlo su un piatto da portata, affettarlo e servirlo subito con la salsa preparata.


Rotolo con Faraona
Per 6 persone

1 faraona, 200 gr di panna liquida, un rotolo fresco di pasta sfoglia da 00 gr, 200 gr di fegatini di pollo, 2 uova, timo, cipolla, facoltativo tartufo nero, estratto di carne, olio, sale

Spolpare la faraona e frullare 400 gr di polpa insieme alla panna, 2 albumi, sale e timo tritato.
Stendere la pasta sfoglia e distribuirvi sopra la farcia preparata, arrotolare il tutto chiudendo bene il rotolo e sigillandolo ai lati come se fosse una caramella.
Pennellare esternamente la pasta con i tuorli leggermente battuti con un cucchiaio di acqua fredda.
Coprire la placca da forno con carta da forno e appoggiarvi il rotolo. Fare cuocere in forno preriscaldato a 160° per circa 30 minuti.
Tritare finemente la cipolla e farla stufare in poco olio, unire i fegatini di pollo ben puliti e cuocerli velocemente a fuoco vivo. Insaporire con poco sale e l’estratto sciolto in pochissima acqua calda. Posare il rotolo su un piatto ovale abbastanza grande e contornarlo con i fegatini. Coprire con lamelle di tartufo.


Rotolo di Frittata con Olive e Cipolle
Per 6 persone

9 uova, 100 gr di olive nere snocciolate e tagliate a rondelle, 1 cipolla, 50 gr di parmigiano grattugiato, 3 cucchiai di panna fresca, 60 gr di pane grattugiato, 2 grossi pomodori maturi ma duri, 200 gr di scamorza, olio evo, sale, pepe nero.

Portare il forno alla temperatura di 200°.
Ungere con olio una teglia capiente da forno.
In una terrina battere 8 uova, unendo il parmigiano, la panna e regolando di sale e pepe. In una padella larga far scaldare 4 cucchiai d’olio, versare le uova, ruotando la padella in modo da distribuire il composto uniformemente. Fare cuocere per 5 minuti a fuoco basso; rovesciare la frittata e continuare la cottura a fuoco medio per 3 minuti.
Battere in un piattino l’uovo rimasto, servirà per spennellare la frittata.
Preparare un foglio di carta da forno abbondante, cospargerlo con il pangrattato, stendere sopra la frittata prima spennellata con l’uovo preparato e appoggiando questo lato a contatto con il pangrattato.
Distribuire sopra i pomodori ridotti a fettine e asciugati dall’acqua di vegetazione con carta assorbente da cucina; sopra il pomodoro fare uno strato di fettine sottili di scamorza, infine arrotolare con l’aiuto della carta la frittata formando un rotolo. Trasferire il rotolo nella teglia preparata, unendo tutt’attorno le olive e la cipolla tagliata a fettine sottili.
Far cuocere in forno per 15 minuti, finché risulti dorata. Lasciare riposare per 5 minuti, appoggiare il rotolo sul piatto di portata, affettarla e servirla calda con le olive e la cipolla.