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venerdì 15 maggio 2015

Lo Sapevate Che: Piazze piene e Parlamento vuoto...



La Repubblica Di Renzi nasce gioiosamente contraddittoria. Con le piazze affollate e le aule del Parlamento semivuote. Con Milano ostaggio della violenza inconcludente e fascistizzante dei black bloc; con Milano orgogliosa di sé, del suo senso civico, pronta a ripulire in silenzio e con sacrificio i danni altrui. “Maggioranza silenziosa”, secondo una definizione in voga negli anni ’70, assimilabile alla destra, come ha rievocato Stefano Folli su “Repubblica”. Oggi di segno diverso. Molto diverso. A cui va il plauso del premier-segretario del Pd: volontari della solidarietà contrapposti ai professionisti dello sfascio. Ma La Contraddittorietà della nascente Terza Repubblica incrocia altre piazze ancora. Quelle affollate di insegnanti in sciopero contro la “buona scuola”. Doveva essere la riforma “di sinistra” destinata a compattare famiglie, alunni e docenti in un progetto di società fondata sul merito: qualità dell’insegnamento, buone pratiche, valorizzazione dell’impegno (chi frequenta le scuole italiane sa quanti prof si dannano l’anima per tenere in piedi la baracca pubblica). Ma innanzitutto la riforma è stata concepita come un persuasivo spot elettorale pro-governo in vista delle elezioni di fine mese in sette regioni e in centinaia di comuni piccole e grandi. I centomila precari da stabilizzare – un numero di assunzioni che non ha pari negli ultimi 25 anni – sono una conquista. Innegabile. C’è poco da ironizzare o minimizzare. Intervento popolare, nel senso più ampio della parola, così come furono gli 80 euro concessi ai redditi bassi l’anno scorso alla vigilia di altre elezioni, quelle europee del mitico 40,8 per cento conquistato dal partito di Renzi.(..). Appena Un Anno Fa docenti e personale tecnico-amministrativo hanno contribuito all’insperato bottino elettorale del Pd, indiretta legittimazione per un premier non votato dagli italiani. Intorno alla scuola dunque si sta consumando la prima vera crisi sociale e di rappresentanza di questo governo. Coincide con l’approvazione dell’Italicum, marcia trionfale di un leader figlio legittimo della dissipazione del patrimonio di famiglia della sinistra post-novecentesca (..). Siamo entrati tutti insieme, piaccia o meno, in un’altra era politica, post-qualcosa che non ha mai preso corpo. E’ il renzismo di lotta e di potere, cortigiano e spregiudicato (..). Capace di manovre politiche, di disarticolare gli avversari, di instaurare un rapporto diretto con il “suo” popolo.(..). Marco Damilano nella sua inchiesta anticipa una prossima mossa, quella di cambiare nome al partito. Era nell’aria. Ma non si chiamerà Partito della Nazione che fa troppo centro, se non addirittura destra. Sarà invece: Democratici. All’americana. Contenitore ampio, con una strizzatina d’occhio a Romano Prodi e Walter Veltroni; simbologia di sinistra per un partito da rimodellare a immagine e somiglianza del Leader. Capita sempre più spesso nelle democrazie occidentali: la leadership prevale sulla struttura organizzativa e sulle nomenclature di apparato. Ma La Contraddittorietà della repubblica renziana è proprio qui: fatto l’Italicum quando si affronteranno le riforme che stanno a cuore agli italiani? Non ci sono più alibi. Né numeri da dare (..). L’economia, quella vera, sarà il banco di prova del consenso popolare.
Luigi Vicinanza  - Editoriale www.lespresso.it - @vicinanzal – 14 maggio 2015

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