Dunque Le Lacrime della prof Elsa Fornero ci costeranno
quattro anni dopo una decina di miliardi (16 secondo Vincenzo Visco). Il groppo
in gola, mentre la ministra pro tempore spiegava la riforma pensionistica, arrivò
in diretta tv, la sera di domenica 4 dicembre 2011, alla parola “sacrificio”,
cioè l’azzeramento dell’indicizzazione al costo della vita delle pensioni
superiori ai 1443 euro. Già allora molti temevano che la norma fosse
incostituzionale, alcuni ne erano convinti, ma davvero la ministra pro tempore
non poteva fare altrimenti, e meno male che lo fece: l’Italia rischiava il
default, la fine della Grecia, già si immaginavano i cavalli della Troika
abbeverarsi alle fontane di piazza Navona, a un passo dal Senato. E il governo
Monti tagliò, tecnicamente, per evitare il commissariamento. Si era in
emergenza. Come sempre. Sì, Il Bel Paese Vive in perenne emergenza e solo quando
questa incombe, esso si agita si industria si muove risolve. E talvolta riesce
pure a dare il meglio di sé. Solo che emergenza chiama altra emergenza. La
bocciatura della Corte costituzionale, per esempio, ha cancellato d’un colpo il
sogno di attingere al tesoretto di 1,6 miliardi, nascosto nelle pieghe del
bilancio pubblico, che Matteo Renzi avrebbe voluto destinare ai redditi più
bassi e agli ammortizzatori sociali, riedizione corretta degli 80 euro in busta
paga di un anno fa.(..) Anche l’Expo, Si Sa, è stato realizzato in emergenza. E
a caro prezzo. La corsa finale e un bel po’ di lavori aggiuntivi hanno fatto
lievitare i costi: per il Padiglione Italia erano stati messi in conto 63
milioni, ne sono stati spesi 92; per la Piastra, la spina dorsale dell’Expo, il
preventivo diceva 165 milioni, non ne basteranno 200; per rispettare l’investimento
pubblico di 1,3 miliardi, infine, è stato necessario un robusto taglio ai
progetti iniziali.(..) Continuiamo? Sono emergenza continua gli sbarchi
dei migranti; la corruzione; la spesa pubblica; la sanità; l’ambiente
dissestato. E naturalmente anche il maltempo, i rifiuti, i dopo terremoto che
durano per generazioni senza che nessuno vi ponga definitivamente rimedio. Non
si programma né si previene. Di conseguenza l’esecutivo si adegua sparando
decreti legge, d’urgenza e di emergenza: Berlusconi e Monti ne produssero
insieme un centinaio; Enrico Letta più di venti, cifra appena superata dal
gabinetto Renzi. In tutto, più o meno 165 decreti presentati in sei anni. (..).
P.S. Se Permette, vorrei spezzare una lancia a favore dei “gufi”, come li
chiama Renzi, quelli seri e intellettualmente onesti, per i quali il mio
apprezzamento è pari alla gioia che ho provato per il brillante esordio
dell’Expo di Beppe Sala & C. Ecco perché: forse, se non ci fossero state le
copertine dell’Espresso” sulle infiltrazioni della criminalità organizzata
nelle imprese appaltatrici, non si sarebbe arrivati alla nomina di Raffaele
Cantone a commissario anticorruzione e al suo prezioso lavoro di ripulitura;
forse, senza le inchieste dell’Espresso” sul ritardo nei lavori, non si sarebbe
stato quello scatto d’orgoglio che ha poi consentito di ultimare quasi tutti i
padiglioni; forse, se non ci fossero state le domande che “l’Espresso” si è
posto sull’uso di quelle immense aree a esposizione ultimata, sarebbe stato
rimosso il tema centrale del dopo Expo. Insomma, per farla breve, evviva
l’Expo, ma anche i gufi.
Bruno Manfellotto – Questa settimana www.lespresso – bmanfellotto – 14 maggio 2015
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