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venerdì 31 maggio 2019

Lo Sapevate Che: Cultura in pillole: Cos'è un buco nero, come si forma e perchè è così importante


L’idea dell’esistenza di questi oggetti è un corollario della Teoria della relatività generale di Einstein

Cosa sono i buchi neri?

Si definisce buco nero una regione dello spazio tempo con un campo gravitazionale così intenso che nulla al suo interno può sfuggire all’esterno, nemmeno la luce. L’idea dell’esistenza di questi oggetti è un corollario della Teoria della relatività generale di Einstein: poiché la forza di gravità, che dipende dalla massa degli oggetti, deforma lo spazio tempo e curva anche la traiettoria della luce, un corpo può raggiungere una concentrazione della massa così grande che il suo campo gravitazionale impedisca anche alla luce di allontanarsi.


Che dimensioni hanno? 

Sono relativamente piccoli, anche se possono comprimere e racchiudere la massa di milioni o di miliardi del Sole, i buchi neri sono per definizione invisibili e a rendere le cose più complicate c’è il fatto che questi mostri provano a celare la loro stessa attività. Lo fanno con nubi di polveri e con vortici di gas super-caldi. E tuttavia in questo gioco di inganni - e nel processo di assorbimento gravitazionale di cui sono protagonisti - si tradisco


Come si formano? 

Si pensa che il processo di formazione primaria per i buchi neri sia il collasso gravitazionale di oggetti pesanti come le stelle.

Quanti tipi ne esistono? 

Per gli scienziati ce ne sono di tre tipi: quello di Schwarzschild, caratterizzato soltanto dalla massa e formato dalla singolarità e dall’orizzonte degli eventi. Quello di Kerr, che ruota su se stesso. E per ultimo quello di Reissner-Nordstrom, che non ruota ma ha carica elettrica.

Perché sono così importanti? 

Perché sono una delle chiavi per comprendere i misteri dell’Universo. Nonostante la teoria di Einstein descriva bene l’Universo, potrebbero esserci alcune deviazioni proprio in prossimità di un buco nero a causa dell’estrema gravità. Quindi, la Relatività potrebbe non essere la teoria finale.
La Stampa a cura di Gabriele Beccaria – redazione Claudia Ferrero – Scienza 1/4/19


Speciale: Il Pesce del venerdì!...


Spaghetti o Vermicelli con le Vongole in bianco, col pomodoro e coi pomodorini

Per 4 persone

In bianco

gr 400 di spaghetti o vermicelli, 4 spicchi d’aglio, un ciuffo generoso di prezzemolo tritato finemente, olio evo, sale peperoncino.


Spazzolare bene i gusci delle vongole e lavarle accuratamente in un contenitore sotto l’acqua corrente, cambiando sovente l’acqua, o se si dispone di più tempo lasciandole più a lungo nell’acqua che cambierete sovente.
Fare imbiondire 3 spicchi d’aglio in un capiente tegame in 3 cucchiai d’olio. Aggiungere le vongole ben scolate e fare cuocere a fuoco vivo per 3 minuti, fino a che siano tutte aperte (quelle rimaste chiuse si eliminano).
Sgusciarne la metà, lasciando da parte le altre per la decorazione. Rimettere le vongole sgusciate nella padella e aggiungere il prezzemolo tritato finemente, salare se occorre e aggiungere una punta di peperoncino.
Nel mentre avrete fatto cuocere e scolato molto al dente, in acqua bollente salata, gli spaghetti o i vermicelli. Ben scolati versarli nella padella con le vongole preparate. Fare insaporire mescolando delicatamente per qualche minuto, decorare con le vongole non sgusciate e servire subito.

Col sugo di pomodoro

Gli ingredienti sono uguali alla preparazione delle vongole in bianco, con l’aggiunta di mezzo chilo di pomodori da sugo.

Si deve preparare una salsa di pomodoro: pelare i pomodori, toglirte i semi e tritarli grossolanamente con un coltello. Fare imbiondire 3 spicchi d’aglio in un tegame in 3 cucchiai d’olio. Aggiungere i pomodori preparati e fare cuocere per 8 minuti. Quindi aggiungere le vongole e proseguire la preparazione come nella ricetta delle vongole in bianco.

Con i pomodorini

Gli ingredienti sono uguali alla preparazione delle vongole in bianco, con l’aggiunta di 10 pomodorini ciliegia, maturi.

Si procede nello stesso modo della ricetta delle vongole in bianco, però dopo aver sgusciato metà delle vongole si aggiungono all’olio i 10 pomodorini schiacciati, il prezzemolo finemente tritato, il sale e il peperoncino; fare cuocere per 1 minuto a fuoco vivo. Aggiungere gli spaghetti o i vermicelli e servire come nella ricetta delle vongole in bianco.

Insalata con Acciughe, limone e Burrate
Per 4 persone

500 gr di acciughe fresche, 4 piccole burrate, 4 limoni non trattati, un ciuffo di prezzemolo, un ciuffo di basilico, 1 peperoncino piccante, 1 spicchio d’aglio, olio, sale.

Lavare e pulire le acciughe. Asciugarle, ridurle a filetti e metterle in un piatto.
Pulire l’aglio, affettarlo e unirlo alle acciughe con il succo dei 2 limoni. Lasciare marinare per ½ ora. Nel mentre pulire e tritare il prezzemolo fine.
Lavare i 2 limoni rimasti e affettarli finemente.
Eliminare dalle acciughe l’aglio e scolarle.
Tagliare le burrate a fettine e lasciarle scolare da un colino. Posarle in un piatto da portata, aggiungervi le acciughe ben disposte, spolverizzarle con il prezzemolo e il peperoncino piccante senza semi e tritato fine. Aggiungere le fettine di limone, mescolare delicatamente il tutto, condendo con sale e olio. Unire qualche fogliolina di basilico e servire. Una delizia!

Merluzzo ai Pomodori e Carciofi
Per 4 persone

½ kg di filetti di merluzzo, succo di un limone, una cipolla, 2 spicchi d’aglio, 4 carciofi, ½ kg di pelati, gr 30 di pinoli, prezzemolo, olio, sale, pepe.

Tagliate i filetti a tocchetti, salateli e metteteli in una terrina, irrorate di succo di limone. Fate scaldare l’olio in una padella, unitevi cipolla e aglio tagliati finemente, lasciando cuocere per 5 minuti.
Pulite i carciofi, tagliateli a spicchi e fateli rosolare per 5 minuti nel soffritto.
Tritate grossolanamente i pomodori e uniteli agli altri ingredienti. Salate, pepate, aggiungete i pinoli e fate cuocere il sugo per 20 minuti.
Adagiatevi i pezzi di merluzzo e cuoceteli ancora per 20 minuti a fuoco moderato. A cottura ultimata tritate finemente il prezzemolo e cospargetelo sul tutto.

giovedì 30 maggio 2019

Lo Sapevate Che: Cultura: Meditare fa bene, è scientifico


Dopo tanto scetticismo la ricerca scientifica conferma: l’uso delle tecniche orientali di meditazione può prevenire e curare molte malattie


Fino agli Anni ’50 la meditazione è stata prerogativa dei monaci. Poi con i Beatles diventò pratica dei figli dei fiori, seguiti negli anni successivi da calciatori e attori: meditano Roberto Baggio e Richard Gere. In tempi più recenti è stata la volta degli amministratori delegati delle grandi multinazionali: Rao Dalio (Bridgewater associates) e Marc Benioff (Oracle e Salesforce.com). E oggi si è dato alla meditazione persino Dmitry A. Medvedev, primo ministro della Federazione Russa.


Da qualche anno però la meditazione non si occupa più solo di “benessere psicologico” ed è entrata negli ospedali con molte applicazioni: dal controllo del dolore all’immunologia, dalla cura dell’ipertensione al rallentamento del declino cerebrale.


In che cosa consiste? Che risultati dà e con quali meccanismi agisce?


IN PRINCIPIO. Tutto è iniziato una trentina di anni fa quando Jon Kabat Zinn fondò il Center for Mindfulness all’University of Worcester (Uk) e cominciò a usare la meditazione come strumento terapeutico. Strumento tutt’altro che facile da proporre: nella frenetica vita contemporanea la meditazione di tradizione orientale è pratica difficile. Ma i suoi vantaggi non sono più in discussione: migliora l’attenzione, le abilità cognitive e la memoria, riduce l’ansia e i sintomi depressivi. Non solo.


Alla Brown University di Providence (Usa), Catherine Kerr sfrutta la meditazione per il suo effetto analgesico: sostiene che funziona come una specie di manopola che regola la percezione delle sensazioni sgradevoli. Nel 2010, quando era al Mit di Harvard, ha dimostrato che, se si focalizza l’attenzione sulle sensazioni della mano sinistra, la “mappa” cerebrale corrispondente a quella mano registra una significativa caduta dell’ampiezza delle onde che filtrano le sensazioni lasciando passare solo quelle che superano una certa soglia.
  

Se invece l’attenzione si focalizza su un’altra parte del corpo, le onde tornano normali. L’anno successivo, usando la magneto-encefalografia, una tecnica di imaging cerebrale, ha dimostrato che i ritmi di queste onde nel cervello sono correlati con l’attenzione sensoriale e che l’abilità di regolare queste onde nella corteccia cerebrale è maggiore nei soggetti capaci di meditazione.


In altre parole, meditare consente un maggior controllo sul sistema sensoriale e permette di scegliere su cosa focalizzare l’attenzione. Risultato? La meditazione fa andare sullo sfondo quello che non si vuole sentire, per esempio – e non è poco – i dolori cronici.


Fadel Zeidan, neurobiologo della Wake Forest Baptist University(Usa), ha persino quantificato l’effetto della meditazione rispetto al potere analgesico della morfina: «Potrebbe ridurre del 40% l’intensità del dolore e del 57% la sua spiacevolezza, contro una riduzione del solo 25% ottenuta con la morfina» sostiene Zeidan.


ANTINFIAMMATORIO. Molte malattie cardiovascolari e neurodegenerative sono legate a uno stato di infiammazione di cui non si conosce esattamente né l’origine né la cura: se si riuscisse a ridurre lo stato infiammatorio forse le si potrebbe prevenire. È la strada percorsa quasi per caso da Steven Cole, dell’University of California Los Angeles(Ucla): voleva studiare se la meditazione fosse in grado di ridurre la sensazione di solitudine degli anziani, condizione che aumenta il rischio di malattie cardiache, Alzheimer, depressione e persino morte prematura.


Così ha messo una quarantina di soggetti in meditazione mezz’ora al giorno per 8 settimane. Ma presto ha scoperto che questa “terapia” non si limitava a influire sul benessere psicologico: la meditazione riduceva anche l’attivazione dei geni correlati all’infiammazione e quindi riduceva l’infiammazione stessa.


Il passo è breve anche per valutare gli effetti sul sistema immunitario. La meditazione sembra essere efficace anche su un particolare tipo di globuli bianchi, i linfociti CD4 T. Sono considerati il cervello del sistema immunitario  perché coordinano l’attività dell’esercito di difesa quando il corpo subisce un attacco infettivo. Ma sono anche le cellule che devasta il virus Hiv, responsabile dell’Aids, indebolendo la risposta immunitaria dei pazienti.
  

Nel 2008 David Creswell, del Counsins center for Psychoneuroimmunology della Ucla, ha messo in meditazione per 8 settimane un gruppo di 24 soggetti sieropositivi (cioè infetti, ma non malati di Aids), confrontandoli con un equivalente gruppo di controllo. Nei soggetti in meditazione la riduzione dei linfociti CD4 T era inferiore rispetto al gruppo di controllo: l’effetto era della stessa portata in tutti i 12 meditanti, sia quelli in terapia antiretrovirale, sia in quelli che non lo erano.


La meditazione si rivela un toccasana in molti campi. Sembra essere efficace persino contro il raffreddore: Bruce Barrett, dell’University of Wisconsin (Usa), ha studiato la meditazione su 51 individui e ha calcolato che chi fa meditazione ha una riduzione del 40-50% delle giornate lavorative perse per infezioni respiratorie acute, influenza compresa, rispetto a chi non medita. La durata della malattia è minore e i sintomi sono più lievi.


CARATTERE. Che meditare possa placare gli animi più agitati sembra banale, ma si è accertato che gli effetti sono ben più rilevanti e profondi. Prendete quelle che per la psicosomatica sono personalità di tipo A: competitive in tutti gli aspetti della vita, tendono alla lotta, manifestano aggressività (anche se repressa), impazienza, insofferenza per i ritmi altrui.


Di solito si tratta di individui di successo, ma con un rischio maggiore di patologie cardiovascolari. Circa 30 anni fa Herbert Benson, cardiologo del Massachusetts general hospital di Boston (Usa) e fondatore del Mind/Bondy Medical Institute, aveva cominciato a usare il rilassamento e la meditazione in questo tipo di pazienti.

Altri cardiologi come Randy Zusman, direttore del programma ipertensione del Massachusetts general hospital, non credevano affatto all’efficacia di questi metodi e continuavano a prescrivere farmaci anti-ipertensivi. Dal 2008, anche Zusman ha cambiato rotta e ora punta sulla meditazione e sul corretto stile di vita.
  
L’ha convinto una sperimentazione su 60 pazienti ipertesi: in 40 la meditazione aveva ridotto l’ipertensione tanto da consentire un drastico calo dell’assunzione di farmaci. Zusman ha anche trovato una spiegazione biologica: «L’ipertensione è tutto un problema di tubature: se il calibro dei tubi è stretto la pressione sale, se il calibro si allarga la pressione scende: il rilassamento produce monossido di azoto che fa dilatare i vasi sanguigni e quindi fa scendere la pressione». Non è sempre facile far stare ferme e in silenzio personalità di tipo A per mezz’ora. Ma funziona.
27 OTTOBRE 2017 | AMELIA BELTRAMINI

Speciale: Dolci, frutta e verdura della giornata, in bicchiere e coppetta!...


Frullato con Piselli e Lattuga
Per 6 persone

250 gr di piselli novelli, sgranati, 1 cespo di lattuga lavata e tritata, 1 lt. di brodo vegetale (cipolla, carota, porro, 2 gambi sedano, 1 pomodoro piccolo, qualche rametto di prezzemolo, basilico, sale q.b.), 1,5 dl di yogurt bianco, 1,5 dl di panna, 1 cucchiaino di peperoncino rosso in polvere (facoltativo), sale, pepe nero.

Far lessare i piselli nel brodo bollente fino a quando saranno teneri (circa 10 minuti). Trasferirli in un robot da cucina assieme al liquido di cottura e lasciarli leggermente raffreddare.
Frullare i piselli unendo lo yogurt fino a formare una crema omogenea (ricordare di lasciare da parte alcuni piselli interi per guarnire). Regolare di sale e pepe. Sbollentare la lattuga in acqua per 1 minuto, toglierla dall’acqua e frullarla con la panna. Regolare di sale e pepe.
Versare la lattuga preparata in 6 bicchieri e completare con la crema di piselli. Mescolare bene e guarnire con un pizzico di peperoncino e i piselli interi. Servire la preparazione a temperatura ambiente.

Macedonia di Frutta mista allo Zabaione
Per 4 persone

1 kg di frutta mista, 4 tuorli d’uovo, 125 gr di zucchero semolato, 2 dl di vino bianco, 100 gr di panna, 1 etto di mandorle pelate e abbrustolite.

Mettete in una casseruola i tuorli d’uovo e lo zucchero, batteteli con la frusta, aggiungete il vino, continuando a frullare. Mettete a cuocere a bagnomaria e continuate a frullare sino al primo bollore. Togliete dal fuoco, lasciate raffreddare e unite a questa crema la metà delle mandorle tostate e tritate e la metà della panna montata.
In una grande coppa di vetro versate la crema e sopra sistemate tutta la frutta pulita e tagliata a pezzetti da macedonia (potete anche prepararla singolarmente nei bicchieri individuali). Mettete in superficie a mucchietti la panna rimasta, con sopra le mandorle rimaste. Una delizia!


Piccoli Muffin di Lamponi e Ricotta
Per 6 persone

200 gr di farina, 1 cucchiaio di lievito in polvere per dolci, 1 uovo, 120 gr di zucchero, un pizzico di sale, 1 yogurt, 3 cucchiai di latte, 100 gr di ricotta romana, 130 gr di lamponi.

In una terrina unite a fontana la farina preventivamente mescolata al lievito.
Nel centro mettete l’uovo, lo zucchero, il sale, lo yogurt, il latte, la ricotta lavorata prima con una forchetta e amalgamate bene gli ingredienti. Unitevi anche i lamponi, lavati velocemente sotto l’acqua fredda, scolati e asciugati. Mescolateli delicatamente al composto.
Suddividete il composto negli stampini da muffin imburrati e infarinati o nei pirottini di carta appositi.
Fate cuocere in forno preriscaldato a 200° per 25 minuti. Fate raffreddare prima di sformarli. Deliziosi!

mercoledì 29 maggio 2019

Lo Sapevate Che: Cultura: Giacomo Leopardi, vita e opere

L’Infinito  di Giacomo Leopardi

Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.


L'infinito è una delle liriche più famose dei Canti di Giacomo Leopardi. Il poeta la scrisse negli anni della sua prima giovinezza a Recanati, sua cittadina natale, nelle Marche. Le stesure definitive risalgono agli anni 1818-1819. Wikipedia

  
Nel 1798 nasce Giacomo Leopardi a Recanati, che il poeta definisce "il natio borgo selvaggio", nelle Marche, una regione marginale e arretrata dello Stato Pontificio. Nasce in una famiglia aristocratica, figlio di un conte, Monaldo, e di una marchesa. Riceve fin da bambino un'educazione approfondita in diversi campi del sapere dalle lettere classiche alla scienza, avvalendosi anche della grande biblioteca paterna. Inizia a comporre versi fin dall'infanzia; famosa l'allegoria di sè come un uccello prigioniero. Si occupa di filologia, studiando, traducendo e commentando opere classiche. Scopre la filosofia illuminista e ne rimane affascinato. Nel1815 avviene la cosiddetta "conversione letteraria" di Leopardi, dalla filologia si dedica alla composizione di testi propri, molto più evoluti di quelli giovanili. Nel 1818 Leopardi cerca di inserirsi nella polemica classico-romantica, di questo periodo il testo che rimane inedito, Discorso di un italiano intorno poesia romantica, in cui afferma la superiorità dell'immaginario classico su quello romantico. Incomincia a raccogliere i suoi pensieri, sue annotazioni di carattere letterario-filologico, filosofico. Questa raccolta diventerà nota come Zibaldone di pensieri, carte che rimarranno inedite a lungo, fino al 1898. Qui si trovano le considerazioni più profonde del poeta sulla poesia, sulla letteratura e sulla filosofia.

Negli anni venti dell'Ottocento pubblica le sue prime raccolte, gli Idilli (1819-1821) e le Canzoni (1820-1823). In questo stesso periodo Leopardi lascia Recanati, recandosi in viaggio a Roma. Nel 1824 la prima produzione poetica di Leopardi entra in crisi, e il giovane poeta si dedica a un'opera in prosa, le Operette Morali. Nel 1828 è costretto a tornare a Recanati, a causa di un grave disturbo agli occhi, e rimarrà nel paese natale fino al 1830. In questi due anni Leopardi compose i cosiddetti Grandi idilli, alcune delle sue poesie più conosciute: A Silvia, Il passero solitarioIl sabato del villaggioCanto notturno di un pastore errante dell'Asia. Dal 1830 al 1833 si trova a Firenze, dove conosce Antonio Ranieri, giovane napoletano a cui rimarrà legato fino alla sua morte. Si innamora di una giovane nobile, Fanny Targioni Tozzetti. Passione che si conclude in una delusione, ma che gli ispira le poesie del cosiddetto Ciclo di Aspasia. Nel 1833 Giacomo Leopardi è a Napoli con Ranieri, in questa città compone i suoi ultimi Canti, La ginestra o il fiore del deserto Il tramonto della luna. Nel 1837 le sue già precarie condizioni di salute si aggravano ulteriormente e il 14 giugno 1837 muore a trentanove anni.

Speciale: Il Menù speciale del mercoledì!...


Casunziei Veneti
Per 4 persone

300 gr di farina bianca, 4 uova, latte, 700 gr di barbabietole cotte al forno, 100 gr di ricotta romana, 100 gr di burro, pangrattato, 70 gr di Montasio grattugiato, un pizzico di semi di papavero, sale, pepe.

Pulire della buccia le barbabietole e passarle dalla grattugia a buchi grossi.
In una padella farle asciugare con 30 gr di burro. Versarle in una terrina e farle raffreddare. Unirvi la ricotta, 2 uova, salare e pepare. Incorporarvi il pangrattato, sino ad ottenere un impasto di media consistenza. Coprire la terrina e lasciare riposare. Mettere la farina, salata, in una terrina a fontana e versarvi nel centro le due uova rimaste e il latte necessario per avere un impasto consistente. Lavorare sino ad ottenere una pasta liscia ed elastica e raccoglierla a palla. Avvolgerla nella pellicola e lasciarla riposare 30 minuti.
Dividerla in 4 pezzi e passarle alla macchina della pasta sino ad ottenere delle strisce sottili (volendo si possono anche stendere a mano con il mattarello). Deporvi nel centro dei mucchietti di ripieno, richiudere le strisce di pasta su se stesse, facendole bene aderire. Ritagliare delle forme a mezzaluna aiutandovi con la rotella dentata.
In una casseruola con abbondante acqua salata in ebollizione, lessare i casunziei al dente, scolarli e disporli a strisce in una zuppiera, condendo ogni strato con il formaggio grattugiato e il burro fatto fondere con 2 cucchiai di semi di papavero. Deliziosi!


Cosce e sottocosce di pollo al pomodoro e zafferano accompagnate da Insalata mista
Per 4 persone

4 cosce e 4 sottocosce di pollo, ½ cucchiaino di semi di finocchio, 5 cm di scorza d’arancia, 400 gr di cipolline borretane pelate, 400 gr di polpa di pomodoro, 1 bustina di zafferano, 3 dl di brodo, un ciuffetto di foglie di prezzemolo, 1 spicchio d’aglio, olio e sale.

Private della pelle le cosce e le sottocosce di pollo e fatele soffriggere in un tegame con 4 cucchiai d’olio. Unite ½ cucchiaino di semi di finocchio, 2 cm di scorza d’arancia. Aggiungete una presa di sale, le cipolline borretane pelate e la polpa di pomodoro tritata grossolanamente, la bustina di zafferano e i 3 dl di brodo caldo, mescolate, coprite e fate cuocere per 30 minuti. Distribuitevi sopra 3 cm di scorza d’arancia, una manciata di foglie di prezzemolo e lo spicchio d’aglio, tutti tritati finemente e servite subito. Accompagnare con insalata mista.


Granita di Ciliegie
Per 6 persone

400 gr di ciliegie, 100 gr di zucchero semolato, 1 cucchiaio di vino bianco.

Snocciolare le ciliegie con l’apposito attrezzo dopo averle lavate. Tagliarle a pezzettini e metterle in una padella. Rosolarle con il vino per 4 minuti mescolandole di tanto in tanto. Togliere dalla padella 1 cucchiaio di ciliegie e tenerle da parte.
Mettere tutto il residuo nel frullatore e frullare. Dopo unire anche le altre.
Nel mentre fare bollire per 3 minuti 1 dl di acqua e zucchero. Unire il composto di ciliegie all’acqua raffreddata.
Versare nella gelatiera, fare girare le spatole per 10 volte e poi fermare per ½ minuto. Continuare fino a quando la granita sia pronta.
In mancanza della gelatiera, si può usare il freezer:
si versa la miscela nella vaschetta per il ghiaccio (senza divisori) e, quando è già quasi del tutto gelata, si passa al frullatore. Poi si rimette nella vaschetta e si lascia ghiacciare un’altra volta. Alla fine si passa ancora nel mixer. Ed è pronta per essere servita.

martedì 28 maggio 2019

Lo Sapevate Che: Cultura: La scomparsa dei dinosauri? Una sfortuna galattica


Se l'asteroide che causò la scomparsa dei dinosauri fosse caduto pochi milioni di anni prima o dopo, i grandi rettili oggi governerebbero il pianeta.
  

Si può essere sfortunati al punto tale da essere colpiti da un asteroide quando la propria specie sta vivendo il periodo peggiore della storia? Sarebbe sfortuna al 100% ed è quello che è successo ai dinosauri, se quanto afferma Steve Brusatte, dell'Università di Edimburgo, fosse confermato. Secondo il ricercatore i dinosauri avrebbero potuto sopravvivere all'impatto dell'asteroide se l’oggetto caduto dal cielo vosse arrivato anche solo pochi milioni di anni dopo o prima. «Una sfortuna colossale», ha sottolineato Brusatte, per il quale i dinosauri sono stati oggetto di una tempesta perfetta di eventi che si sono verificati proprio quando erano nel loro momento evolutivo più vulnerabile. A questa conclusione il ricercatore è giunto dopo aver fatto il punto sulla storia evolutiva dei grandi rettili con gli 11 maggiori esperti di dinosauri del Regno Unito, degli Stati Uniti e del Canada.
  

NON SI SAREBBERO ESTINTI. Secondo lo studio esistono prove che alcune specie di dinosauri stavano subendo una forte moria di individui poco prima che il gigantesco asteroide colpisse la Terra. Il livello del mare, infatti, si stava alzando velocemente e imponenti eruzioni vulcaniche stavano modificando il clima a livello globale. Ma se l'asteroide non fosse caduto, si sarebbe estinti comunque? Gli esperti ritengono di no. E dunque se l’asteroide fosse arrivato poco prima o poco dopo (in termini geologici) la crisi evolutiva, per i grandi rettili non sarebbe stato così micidiale.
  

PER UN SOFFIO. «Cinque milioni di anni prima dell’arrivo dell’asteroide gli ecosistemi in cui vivevano i dinosauri erano molto più forti, erano più diversificati, la base della catena alimentare era più robusta e sarebbe stato molto più difficile distruggere tale specie», afferma Brusatte. «Oppure, se l’asteroide fosse precipitato solo qualche milione di anni dopo, per i dinosauri vi sarebbe stato il tempo di recuperare e avrebbero avuto una migliore possibilità di sopravvivenza. Durante la loro lunga vita i dinosauri ebbero più di una volta alti e bassi, ma sempre riuscirono a riprendersi.»
  

NOI NON SAREMMO QUI. E se i dinosauri non fossero scomparsi? Molto probabilmente, secondo il ricercatore, noi oggi non ci saremmo. Fu infatti la scomparsa dei grandi rettili che permise ai mammiferi di uscire allo scoperto e di crescere. Difficile fare ipotesi, ma perché escludere che sarebbero potuti diventare molto più intelligenti di quel che erano, fino a dominare il pianeta? Adesso questa è solo fantasia, ma di certo c'è che poche altre specie hanno avuto la "sfortuna galattica" dei dinosauri.

L'autopsia di un baby dinosauro


l fossile di Ciro fotografato alla luce ultravioletta (UV). In marrone sono visibili le ossa, mentre i tessuti molli sono fluorescenti. I residui di fegato, cuore e milza formano una macchia scura all'interno del torace. Il fatto che gli organi interni si siano ben preservati ha reso possibile risalire all'ultimo pasto del piccolo teropode (la stessa famiglia dei Velociraptor): una sardina, un piccolo rettile, un altro pesce e una grossa zampa di lucertola, il tutto procurato probabilmente dai suoi genitori.| ROBERTO APPIANI, © SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASER


Gli occhioni inseriti in grandi orbite circolari, il muso ancora corto e una fontanella ancora aperta sulla testa. Il cranio di Ciro presenta tutte le caratteristiche dello scheletro di un rettile morto in tenera età. Le fauci potrebbero essersi aperte anche dopo la morte, avvenuta in circostanze poco chiare, forse per annegamento, ma è solo una supposizione.| ROBERTO APPIANI, © SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA.


 Una ricostruzione di Ciro realizzata dal paleoartista veneziano Troco. Si pensa che il piccolo fosse ricoperto da uno strato di "protopiume", anche se non sono state ritrovate tracce di questi rivestimenti nel sito beneventino di Pietraroja. Ciro era lungo circa 50 centimetri.| © TROCO


Parte dell'intestino di Ciro: le frecce indicano le pieghe della mucosa intestinale. Il fossile presenta una quantità stupefacente di organi interni conservati, tra cui cartilagini, muscoli, parte della trachea, residui di esofago ma anche fasci muscolari delle zampe posteriori e della coda.| LEONARDO VITOLA, © SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA.

Un capillare dell'intestino di Ciro visto al microscopio. Sono visibili anche alcuni dei batteri che colonizzavano l'apparato digerente del piccolo rettile.| MICHELE ZILIOLI, © SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI SALERNO, AVELLINO, BENEVENTO E CASERTA

Una ricostruzione di Ciro operata dal paleoartista milanese Davide Bonadonna. Disegni e illustrazioni pubblicate sulla monografia dedicata al rettile permetteranno la comparazione degli organi e dei tessuti molli di Ciro con quelli di animali estinti e in vita. Le ricerche sul misterioso baby dinosauro italiano continuano.| © DAVIDE BONADONNA.

Speciale: Di tutto un pò!...


Focaccine all’acciuga e Insalata multicolore
Per 8 persone

gr 500 di farina, 30 gr di lievito di birra, 90 gr di filetti di acciuga sott’olio, un mazzo di foglie di tarassaco, 100 gr di soncino, 50 gr di spinaci da insalata, il cuore di un radicchio di Treviso, una costola di sedano, ½ avocado, 2 cipollotti, un ciuffo di coriandolo, aceto zucchero, olio, sale, pepe.

Per la focaccia:
versate sul piano di lavoro, a fontana, 500 gr di farina. Mettete nel centro 30 gr di lievito sciolto in poca acqua calda, con ½ cucchiaio di sale e un cucchiaino di zucchero. Man mano che impastate, aggiungete 3 dl di acqua tiepida. Aggiungete 90 gr di filetti d’acciuga tagliati a tocchetti e il loro olio di conservazione, lavorate l’impasto con entrambe le mani, formate una palla, ungetela con un po’ d’olio, mettetela in una terrina unta d’olio, ricopritela con pellicola per alimenti e fatela lievitare per 20 minuti. Rilavorate brevemente la pasta, dividetela in 8 parti e stendetela in forme ovali dello spessore di mezzo centimetro. Disponetele sulla placca del forno spennellata con 2 cucchiai d’olio emulsionati con 4 cucchiai d’acqua. Copritele con la pellicola e lasciatele lievitare ancora per 20 minuti.
Su ciascuna focaccina, praticate con un coltello, dei tagli a lisca di pesce, incidendole fino in fondo. Cuocetele in forno, dove avrete messo una ciotolina piena d’acqua calda, da togliere dopo 10 minuti di cottura, già caldo a 200° per 25 minuti. Sfornate e fate intiepidire.

Per l’insalata:
riunite in una terrina un mazzo di foglie di tarassaco, 100 gr di soncino, 50 gr di spinaci da insalata, il cuore di un radicchio di Treviso, spezzettato, una costola di sedano affettata e mezzo avocado sbucciato e ridotto a pezzettini. Sciogliete ½ cucchiaino di sale in 2 cucchiai d’aceto, 6 cucchiai d’olio, pepate e aggiungete 2 cipollotti tagliati sottilmente e le foglioline di un ciuffo di coriandolo, tagliate con le forbici. Condite l’insalata e servitela con le focaccine ancora tiepide. Che delizia!...


Gnocchi di Ortiche al burro di Rose
Per 4 persone

250 gr di farina, 2 uova, 500 gr di foglie di ortiche, 200 gr di ricotta fresca, 100 gr di parmigiano grattugiato, sale, pepe.

Per il burro alle rose: 250 gr di burro e petali di 3 rose possibilmente della varietà Centifolia (burro che deve essere preparato 3 giorni prima).

Per il burro di rosa:
Staccare delicatamente i petali interni dei fiori, lavarli delicatissimamente e sminuzzarli. In una ciotola formare degli strati di burro alternati a strati di petali, fino ad esaurimento. Avvolgere il burro in un telo di cotone e lasciarlo in frigorifero per almeno 3 giorni.

Per gli gnocchi:
Pulire le ortiche e lessarle per 10 minuti in acqua bollente. Scolarle, strizzarle e tritarle finemente. Unirle a farina, uova, ricotta e parmigiano e ricavarne un impasto morbido. Salare e pepare. Preparare con il composto dei piccoli gnocchi e lessarli per pochi minuti in acqua bollente salata. Scolarli e servirli con riccioli di burro alle rose.


Ossibuchi al Vino bianco con contorno di Verdure a vapore
Per 4 persone

4 ossibuchi di vitello, gr 70 di burro, gr 50 di farina, un bicchiere di vino bianco, uno spicchio d’aglio, la buccia di un limone grattugiata, brodo, sale e pepe. Per il contorno, carote, piselli, cipolle, cavolfiore: cotti a vapore e conditi con olio evo e aglio.

Fate imbiondire in un tegame gli ossibuchi, infarinati nel burro fuso. Appena avranno preso colore, salate, pepate e spruzzateli col vino bianco. Lasciate evaporare, quindi, versate 3 mestoli di brodo e fate cuocere 1 ora e ½ a fuoco lento. Nel frattempo pulite e lavate le verdure, tagliate a bastoncini le carote, a cimette il cavolfiore. Fate lessare le verdure in acqua salata e poi passatele nel burro. Prima di togliere gli ossibuchi dal fuoco, mettete nel centro di ognuno un trito di aglio e la buccia del limone. Adagiateli su un piatto da portata, contornati dalle verdure.