Un anno fa, l’immunoterapia dei tumori svettava in cima alla
classifica di “Science” sui settori più caldi dell’anno. E le continue scoperte
del settore suggeriscono che nei prossimi anni, con ogni probabilità, il suo
ruolo diventerà ancora più centrale. Tra le ricerche più importanti c’è quella
pubblicata nei giorni scorsi su “Nature Communications” e firmata da un team
internazionale, che ha visto coinvolti in Italia l’Università Magna Grecia di
Catanzaro con il gruppo di Ennio Carbone, l’Università di Salerno con il gruppo
di Maurizio Bifulco, l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, l’Università di
Genova e lo Ieos-Cnr di Napoli. E a riconoscere l’importanza della scoperta è
il numero uno dell’oncoimmunologia in Italia, Michele Maio, direttore del
reparto di immunoterapia dei tumori dell’Ospedale Santa Maria delle Scotte di
Siena: “Questi dati sono importanti, perché mostrano che nei linfonodi delle
persone con melanoma metastatico c’è una concentrazione particolarmente alta di
un tipo di linfociti chiamati Natural Killer, molto attivi in modo specifico
contro le cellule tumorali, e che chi ne ha di più ha anche una prognosi più
favorevole”.. Gli autori ipotizzano che le cellule NK possano essere isolate
dal tumore rimosso, coltivate, e somministrate di nuovo al malato per
distruggere le cellule maligne che potrebbero aver colonizzato altri organi.
A.Cod.- Oncoimmunologia – L’Espresso – 15 gennaio 2015 -
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