Quando si parla di salute del cuore, la cosa peggiore che
possa capitare è essere donna, e risiedere in un paese del sud Europa. Lo
dimostrano i ricercatori guidati da Flavia Franconi, farmacologa all’Università
di Sassari e oggi anche assessore alla Salute della Regione Basilicata.
Franconi da tempo si occupa di medicina di genere, esplorando la variabile del
sesso in medicina. Sue sono molte delle ricerche che indicano come gli effetti
dei farmaci siano diversi tra uomini e donne, e come queste ultime siano ancora
escluse dalle sperimentazioni delle nuove molecole: il risultato è che i
medicinali sono spesso tagliati su misura per il corpo maschile, e le donne
presentano un tasso di reazioni indesiderate decisamente superiore. Ora però, con
una pubblicazione su “Plos One”, oltre alla variabile di genere i ricercatori
hanno misurato anche la componente geografica, confrontando i paesi del Nord
Europa con quelli dell’area mediterranea. Gli studiosi hanno considerato
retrospettivamente i quattro studi Smile, condotti tra il 2008 e il 2013 per
valutare l’efficacia dello zofenopril, un farmaco contro l’ipertensione
appartenente alla categoria degli Ace inibitori, nella terapia successiva
all’infarto miocardico acuto. Dall’analisi dei dati, scrivono nelle conclusioni
dello studio, risulta in primo luogo che questo farmaco funziona meglio sugli
uomini che sulle donne. In secondo luogo, dai dati emerge come le donne colpite
da questa condizione abbiano un rischio di morte superiore del 18 per cento rispetto
agli uomini. E questo dimostra, ancora una volta, come le malattie
cardiovascolari rappresentino una minaccia sottovalutata dal genere femminile
ma anche dai medici. Non solo: l’analisi dei dati mostra come le donne
presentino un rischio maggiore di complicanze cardiovascolari dopo un infarto
soprattutto quando vivono nei paesi dell’area mediterranea (54 per cento
rispetto al 12 dei paesi nordici).
Elisa Manacorda – Medicina di genere – L’Espresso – 22
gennaio 2015 -
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