Prima o poi doveva succedere: il mare, come da tempo previsto
da ambientalisti e climatologi, inizierà a portarsi via pezzi di terra. Così il
mondo conoscerà i primi profughi ambientali, costretti a lasciare le proprie
case per fare posto all’acqua. Se danni tutti guardavamo all’arcipelago delle
Kiribati, in realtà i primi a cui toccherà il triste primato saranno – pare
entro fine 2015 – i circa 3000 abitanti delle isole Carteret, al largo di Papua
Nuova Guinea. L’arcipelago, formato da sei isole, ha prima visto l’atollo di
Huene spaccato in due dalle mareggiate. Poi quelli di Han e Piun quasi
completamente sommersi. Ora, se andrà come si prevede, tutto il resto potrebbe
essere inghiottito dalle onde. E gli abitanti delle Carteret (che ancora non si
sono rassegnati al trasloco, nonostante le continue inondazioni e le terre non
più coltivabili perché allagate o inaridite dal sale) non resterà che fare i
bagagli e lasciare per sempre le loro case. Il governo di Papua Nuova Guinea,
che monitora da tempo la situazione, ha cercato di mettere a punto un piano di
evacuazione che fosse il più efficace e il meno traumatico possibile: già dal
2003, infatti, parte degli abitanti sono stati accompagnati fuori dalle isole
con un piano graduale che prevede il ricollocamento di 10 famiglie alla volta
e, dal 2007, sono stati stanziati due milioni di Kina, circa 700 mila euro, per
dare loro nuove case, un nuovo lavoro e nuovi appezzamenti di terra da
coltivare. In attesa, sostiene l’Unesco, che tocchi ad altri popoli e ad altre
isole.
Luciana Grosso – Social Marketing – Il Venerdì di Repubblica
– 24 gennaio 2015
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