L’Agcom “ si sta trasformando in un poliziotto mondiale di
Internet”. E’ l’accusa che gli attivisti per la libertà della Rete muovono
all’Autorità garante della comunicazione dopo aver scoperto che, dopo gli
interventi della stessa Agcom, alcuni siti stranieri accusati di violare il
diritto d’autore hanno eliminato da Internet parte dei propri contenuti. La
questione è scoppiata a seguito del regolamento di cui Agcom si è dotata dal 32
marzo scorso: su denuncia dei detentori di diritto d’autore, l’Autorità può
avviare procedimenti contro siti Web, arrivando a chiedere la rimozione dei
contenuti o rendendoli inaccessibili, con una sanzione fino a 250 mila euro. Agcom
finora si è occupata di circa 150 siti: all’inizio erano solo italiani o usati
da italiani, ma negli ultimi mesi le azioni si sono estese anche a siti
stranieri (..) sconosciuti da noi(..). Dopo aver ricevuto la lettera di Agcom,
questi siti hanno rimosso i contenuti indicati, che quindi sono spariti da
Internet: l’effetto vale per il mondo intero e non solo per gli utenti
italiani. “Il sospetto è che attraverso Agcom L’Italia sia diventata uno
strumento delle lobby americane per il diritto d’autore. Che possono così
eliminare da Internet file utilizzati dal pubblico americano, aggirando le
leggi Usa”, dice Fulvio Sarzana, avvocato esperto di Internet e tra gli
avversari del regolamento Agcom. (..). In Italia invece un’Autorità
amministrativa e di nomina politica si è auto assegnata il diritto di oscurare
pezzi di Web senza un provvedimento giudiziario e senza possibilità di difesa
davanti a un magistrato . Per questo sul regolamento pende un ricorso di
costituzionalità. Secondo Sarzana non è difficile vedere dietro tutto questo la
lunga mano dell’industria dell’entertainment: Columbia, Disney, Twentieth
Century Fox, Warner Bros, Universal, Paramount.(..). Finora Agcom ha avviato
solo il 41 per cento dei suoi provvedimenti contro siti con server in Italia,
anche se negli altri (sottolinea l’Autorità) non mancano “siti intestati a
soggetti italiani” o visitati dall’Italia. (..) Tra i siti presi di mira ce n’è
perfino uno russo, in cirillico. Alla
nostra domanda sulle modalità usate per comprenderne i testi (un traduttore
automatico o un interprete professionista?) e sugli eventuali soldi pubblici
utilizzati allo scopo, l’Autorità non ha risposto, limitandosi a notare che
c’erano anche “brani di Zucchero e Vasco Rossi”: Ascoltati però solo da
internauti russi.
Alessandro Longo – Attualità – Agcom - L’Espresso – 22
gennaio 2015 -
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