I risultati di una recente indagine sulla popolazione
femminile fanno rabbrividire: le donne trascorrono in media 31 anni della loro
vita a dieta e, arrivate a 45 anni, hanno già sperimentato, e archiviato,
qualcosa come 61 diverse tecniche dimagranti.Molte sono insensate. Pensavamo di
conoscerle tutte, o quasi, e invece avevamo dimenticato la più capricciosa, a
cominciare dal nome: la dieta del lecca
lecca antifame. Dopo l’overdose di panettone-torrone-Pndoro che ha funestato le
nostre vacanze natalizie, l’idea di dimagrire col lecca lecca può sembrare una
beffa (e probabilmente lo è). Un’ombra di fondamento scientifico potrebbe
tuttavia esserci, a giudicare dalle componenti che vanta questa caramella da
passeggio: l’hoodia (estratto di una pianta sudafricana nota anche come catus
antifame), il citrimaz (ricavato dalla
buccia del frutto di Garcinia Cambogia, pianta tropicale della giungla
asiatica) e infine il ben più noto guaranà, fonte naturale di caffeina. I lecca
lecca così composti, ovviamente senza zucchero aggiunto, vanno consumati prima
dei pasti, tre al giorno. Contenendo sostanze naturalmente anoressizzanti,
avrebbero il pregio di ridurre l’appetito, di dare un senso di sazietà ancora
prima che ci si sieda a tavola e di soddisfare quella voglia di dolce che può
diventare lancinante proprio durante le diete. Che business l’ansia di
dimagrire. Il lecca lecca antifame, dieci calorie cadauno, è disponibile in una
fantasiosa varietà di gusti che vanno dal cappuccino al cheescake, dalla torta
di mele e fragole e panna. Una moda passeggera? l’ennesima trovata dietetica
antieducativa? I nutrizionisti sono scettici per l’assenza di solide prove
scientifiche sulle reali proprietà dimagranti di questo lecca lecca e per
alcuni possibili rischi epatici collegabili all’uso di ho odia. La lollipop diet viene dagli Stati Uniti ed
è stata resa celebre da personaggi come Paris Hilton e Britney Spears (il che è
quanto basta per tenersene lontano).
Laura Laurenzi – Il Venerdì di Repubblica – 16 gennaio 2015 -
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