Si racconta. e il testimone è fededegno, che quando tre anni
fa Mario Monti ricevette a Palazzo Chigi i dirigenti del Comitato per le
Olimpiadi 2020, ai quali avrebbe comunicato il no del governo alla candidatura
di Roma, sulla sua scrivania facesse bella mostra di sé il numero
dell’Espresso” fresco di stampa nel quale Fabrizio Gatti e il fotografo Lorenzo
Maccotta documentavano gli “sprechi olimpici”, cioè il degrado e l’abbandono
degli impianti usati per i Mondiali di nuoto 2009 a Roma e per le Olimpiadi
invernali di Torino 2006. Parole e immagini dicevano tutto. In più,
dall’inchiesta emergeva che a gestire i relativi appalti erano stati i soliti
noti, la cricca Balducci – Anemone – Bertolaso & C. che si erano già fatti
onore alla Maddalena. Un filo rosso di cemento armato.(..). Oggi Si Ricomincia, e proprio da dove ci eravamo lasciati. Certo, tante cose sono cambiate:
al posto di Gianni Alemanno siede Ignazio Marino; a guidare il Coni non è più
Gianni Petrucci, ma l’emergente Giovanni Malagò; se il progetto dovesse andare
avanti il presidente del comitato non sarebbe più l’immarcescibile Gianni
Letta, ma forse Luca Montezemolo, e a capo del governo c’è Matteo Renzi il
rottamatore. non più Monti il bocconiano: dal loden alla giacca senza cravatta,
dal rigore ai sogni di crescita, dai tempi bui allo slogan “non c’è alcun
progetto troppo grande per l’Italia”. La polemica sulle Olimpiadi, però, è
ricominciata tale e quale: da una parte quelli che “basta con le colate di
cemento e i miliardi buttati al vento”; dall’altra quelli che “ma così non si
farà mai niente”. (…). Insomma, è importante non solo “fare”, ma “come”, e
pensare a come riutilizzare le opere dopo l’evento. Su questo, purtroppo, i
precedenti di casa nostra sono deprimenti. Ormai nominare un appalto e pensare
a Carminati, Buzzi e Odevaine è tutt’uno, visto che al sud e al nord, nella
Roma ladrona e nella Milano capitale
morale, dalle mense per gli immigrati all’Expo, dal G8 della Maddalena alle
Olimpiadi del nuoto fino al Mose, ogni euro di spesa pubblica è stato
accompagnato da tangenti, imbrogli, sprechi. E davvero sorprende che il premier
non se ne renda conto, o rimuova psicologicamente la realtà. O più
probabilmente lo sa talmente bene da sfruttare l’occasione per dimostrare che
Roma non è solo Mafia Capitale,e che il Paese può progettare grandi opere senza
finire necessariamente nelle grinfie dei mazzettari. Su tutto, prevarrebbe,
cioè, un’operazione di immagine: infatti una cosa è annunciare, l’altra è
vincere la candidatura, e comunque il problema ricadrà su chi verrà nel 2024…E
vabbè, la politica è anche comunicazione rassicurante. Ma dobbiamo credere a
Renzi sulla parola? Scommettere? Magari a una condizione: che per una volta
fosse il governo o il suo partito, e non la magistratura, a spodestare qualche
re della Terra di Mezzo. Non tra dieci anni, però.
Twitter@bmanfellotto – Questa settimana – Bruno
Manfellotto – L’Espresso – 8 gennaio 2015 -
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