La trovata di vietare
il fumo nei film mi ha ricordato il celebre e straordinario Sui danni del
tabacco di Anton Cechov, dove l’oratore Njuchin, incallito tabagista costretto
dalla moglie a tenere la conferenza, finisce per denunciare l’ipocrisia che
regola la società intera in cui vive e dalla quale cerca di fuggire ogni giorno fra nuvole di fumo e
più abbondanti dosi di vodka. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha poi
virato dalla proposta di legge al semplice indirizzo o suggerimento ai registi,
ma questo poco importa. E’ interessante piuttosto capire come sia maturata
un’idea così bizzarra e integralista, contro la quale si sono sollevati per una
volta all’unanimità gli artisti del cinema italiano, da Martore a Sorrentino,
da Virzi a Salvatores, da Lucchetti a Muccino. Negli ultimi pochi anni e anche
mesi, la situazione negli ospedali pubblici è rapidamente precipitata a causa
di montagne di tagli che dovevano essere mirati contro sprechi e sono stati
tagliati ovunque i farmaci salvavita, a Milano non si trova più un posto letto
neppure per i casi più gravi, in molte regioni le liste di attesa per una
mammografia, con tutta la propaganda sull’importanza della prevenzione, si sono
allungate fino a due o tre anni. Spostare l’attenzione sulla sigaretta perenne
del Jep di la grande bellezza può essere una conveniente furbata, come un tempo
parlare del ritorno del grembiulino invece che del crollo dei tetti sulle teste
degli alunni. L’altra ipocrisia è l’intransigenza su un solo tema. Che il fumo
faccia male ormai lo hanno capito tutti. Neppure i fumatori incalliti
tornerebbero mai ai ristoranti, bar,vagoni di treno ciminiere di un tempo.
Forse, a questo punto, sarebbe più utile concentrare gli sforzi su altro, come
l’alimentazione a base di chimica, l’abuso di farmaci e le emissioni
industriali. E’ il modello Usa. Dove, senza una carta di credito, o un
certificato di assicurazione privata, le ambulanze non ti caricano neppure, ma
accendersi una sigaretta in strada è un delitto contro l’umanità. Dall’America,
infatti, arriva la proposta di proibire le sigarette nei film, alla quale molti
hanno già risposto, statistiche alla mano, che forse bisognerebbe anche vietare
gli spettacolari inseguimenti in auto, le abbuffate nei fast food e le solite
decine di morti crivellati di colpi, vista l’incidenza sulla mortalità di
incidenti stradali, cattiva alimentazione e mercato delle armi. Come hanno
scritto i registi: signori della sanità, fate i bravi, fate il vostro mestiere.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 23
gennaio 2015 -
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