Difficile dire dove e quando si fermerà questo calo
spettacolare del prezzi petroliferi e del gas. Ma è arduo immaginare che vi
possano essere presto recuperi tali da annullare del tutto i margini di
risparmio di cui stanno beneficiando le bollette energetiche dei paesi
importatori, a cominciare da quelli dell’Europa continentale: Germania e Italia
fra i primi. I fattori dell’origine di questa bonaccia mercantile appaiono,
infatti, tutt’altro che passeggeri nel breve-medio termine. In campo c’è
l’autonomia energetica raggiunta dagli Usa con le estrazioni di “shale oil” e
di “shale gas” ma anche il rallentamento economico di un paese come la Cina per
non dire della scelta del gigante saudita di non ridurre la propria produzione
di barili. Tutti elementi che concorrono a una sovrabbondanza dell’offerta
sulla domanda con le conseguenze che si registrano ormai di settimana in
settimana sui prezzi.(…). Ora la Situazione appare rovesciata: ancorché un po’
indebolito l’euro continua a oscillare su livelli di cambio insufficienti a
promuovere significativamente l’export, mentre l’onere dell’import di gas e
petrolio si è ridimensionato in termini rilevanti per i fattori esogeni sopra
richiamati. E non basta: il vistoso calo della bolletta energetica – dato
l’effetto pandemico degli idrocarburi sulla dinamica generale dei prezzi – sta
pure rendendo sempre più corposa la minaccia di una caduta dell’intero blocco
di eurolandia nella trappola di una deflazione che, per altro, già comincia ad allignare
in alcuni paesi fra cui il nostro. Abbiamo Assistito in questi anni (e continueremo anche
nei prossimi ) a una guerra, non dichiarata e però tenacemente combattuta, sul
terreno dei cambi che ha visto in prima
linea soprattutto Stati Uniti e Cina. L’Europa della moneta unica vi ha giocato
finora un ruolo da comparsa. E non solo a causa dei limitati poteri della sua
banca centrale, la quale ha fatto ciò che poteva portando quasi a zero i
tassi.(…). Ora però la caduta dei prezzi energetici ha capovolto il quadro
delle convenienze sarebbe un imperdonabile suicidio economico continuare sulla
strada di una sostanziale subordinazione alle mosse altrui. A questo punto,
governi e banca centrale devono fare tutto il possibile (e l’impossibile) per
spingere al ribasso le quotazioni dell’euro sul mercato dei cambi. Non è saggia
cautela ma la fuga dalle responsabilità attendere che siano altri a cavare le
nostre castagne dal fuoco ovvero che sia la Fed (chissà poi quando) ad alzare i
tassi sul dollaro per ottenere così un ridimensionamento della valuta europea.
L’opportunità favorevole offerta dai prezzi dell’energia va colta senza indugi
prima che la finestra ora spalancata cominci a richiudersi. Per forzare questo
passaggio occorre spingere la domanda per consumi, realizzare in piano di
investimenti meno evanescente di quello che va sotto il nome di Junker e,
infine , liberare Mario Draghi dalle manette che Berlino e Bundesbank
vorrebbero tenere ai suoi polsi. Occorre, insomma, guardare in faccia
l’incresciosa realtà di un’Europa che per salvarsi si trova dinanzi – è la
terza volta in cent’anni – allo stesso problema: sconfiggere la Germania.
Massimo Riva – Avviso ai naviganti – L’Espresso – 30 dicembre
2014 -
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