E’ l’icona pop di questo 2014 declinante. Straripa da palazzo
Chigi al salottino casalingo di Barbara D’Urso, dalle solenni sale del Vaticano
all’effervescente adunata della Leopolda tra fedelissimi vecchi e nuovi. Matteo
Renzi ha dominato la scena politica dell’anno che se ne va. Memorabile il 40,8
per cento alle elezioni europee di maggio, risultato da far morire d’invidia i
big della Democrazia Cristiana degli anni Sessanta-Settanta. E pure gli eredi
di una sinistra post-comunista mal rassegnati all’idea di aver perso
l’appuntamento con la storia. Innanzitutto loro, i D’Alema e i Fassina, i
Bersani e le Camusso che si sono visti sfilare dalle mani un Pd che non è mai
stato un partito, Conglomerato di fazioni e sottopotere. L’ex sindaco di
Firenze se lo è rimodellato a sua immagine e somiglianza, il PdR, il partito di
Renzi (copyright Ilvo Diamanti), spendibile fuori dal recinto di una minoranza
numerosa e perdente fedele oltre ogni ragionevole dubbio al luogo comunismo di
sinistra. Segretario Da Un Anno, presidente del consiglio da dieci
mesi, Matteo piè veloce compatta gli elettori – nonostante qualche arretramento
nei sondaggi – e divide i professionisti della politica. Gufi e rosiconi, il
bestiario renziano ha affollato lo zoo mediatico. Mentre il partito del Nazareno è uno di quei misteri che si
rinnova con la stessa velocità con cui procede in parlamento la riforma della
legge elettorale. In attesa della magia del Quirinale. Sono già in corso le
manovre per aprire la successione a Re Giorgio. Percorso irto di insidie. Se
esce indenne dalle trappole predisposte dall’opposizione interna, dai
malpancisti di Forza Italia e dai grillini rimasti fedeli al padrone del blog,
il 2015 sarà un anno irresistibile per Renzi. Che lo sia anche per gli italiani
è tutto da vedere. Certo è che recessione e deflazione non si curano con
l’incertezza politica e le crisi di governo. (..) Matteo uomo dell’anno,
dunque? Troppo facile. (…) Raffaele Cantone, presidente dell’autorità contro la
corruzione, è stato scelto dallo stesso Renzi per porre argine a quel malaffare
politico-criminale che sta sfibrando le nostre istituzioni democratiche.
Milano, Venezia, Roma, le regioni del nord e del sud; mai come in questi mesi
il federalismo della mazzetta è apparso come il vero potere dominante. Con la
nomina di Cantone l’esecutivo prova ad affrontare la lotta alla corruzione cone
una priorità facendosi schermo del prestigio del magistrato per rassicurare una
opinione pubblica afflitta dal susseguirsi delle ruberie. Ed è una mano tesa ai
sospettosi giudici del sindacato Anm. Per Cantone non sarà una passeggiata,
(…). Non basta un uomo solo al comando. In questa copertina dell’Espresso
condensiamo una speranza e innanzitutto i nostri timori: non ci sarà un anno
buono senza affrontare la questione morale. Ce la farà, ce la faremo? Auguri
Italia, nonostante tutto.
Twitter@VicinanzaL – Luigi Vicinanza – Editoriale –
L’Espresso – 30 dicembre 2014
Nessun commento:
Posta un commento