Con la morte dei vecchi
ragazzi di Charlie Hebdo scompare un
pezzo, il più allegro, della nostra giovinezza. Scompare del tutto il fantasma
della libertà. per usare un titolo di un loro autore di culto. Luis Bunuel
aveva previsto tutto anche l’avvento di un terrorismo religioso, ispirato a
testi sacri. Nel suo
ultimo film Quell’oscuro oggetto del
desiderio del 1977, epoca segnata dalla violenza politica. Il grande
maestro faceva uccidere i suoi protagonisti da un attentato dell’Armata
Rivoluzionaria del Bambin Gesù. Nella redazione di Charlie Hebdo amavano un’altra scena del genio surrealista di
Bunuel, la fucilazione del papa da parte di una brigata anarchica in La via lattea. Una scena che oggi non verrebbe neppure in mente di girare
a nessun regista di cinema. Naturalmente, al posto dei fucili, loro usavano
matite colorate. Questo per dire del mondo culturale in cui erano cresciuti i
padri fondatori di Charlie, formati intorno al ’68, un mondo dove si poteva e
si doveva mettere in dubbio e anche irridere qualsiasi forma di potere,
soprattutto nella sua presunzione di sacralità. Ma non erano soltanto reduci
sessantottini, erano gli ultimi eredi di un grandioso pensiero illuminista, i
nipoti di Swift e Voltaire. Ho conosciuto Wolinski tanti anni fa, grazie al
solito Oreste del Buono, a un incontro di satira internazionale. C’era anche
una nutrita rappresentanza di vignettisti di Paesi islamici, egiziani,
algerini, iraniani, pakistani, che parlavano degli iman come italiani e
francesi dei nostri preti. Chissà dove sono finiti ora, se in carcere o al
cimitero. Ci siamo dimenticati in tutti questi anni di stupida, presunta guerra
di civiltà di quanta società civile nell’area islamica ha lottato e sofferto e
pagato con la galera o la vita contro la marea montante del fanatismo. Il più
straordinario fim di denuncia contro la follia omicida di Al Quaida Timbuktu, non è forse opera di un
regista mauritano? A questa comunità mondiale di uomini liberi appartenevano in
vita Cabu, Charb, Tignous e Wolinski. A parte il dolore, è dura vederli
arruolati da morti come eroi di una guerra alla quale non avrebbero mai
partecipato, da parte di politici che li detestavano da vivi. Usati per
operazioni di marketing, come le vendite di best seller islamofobi dove si
ipotizza nel 2022 l’ascesa all’Eliseo di un presidente musulmano. Non accadrà,
tranquilli. Piuttosto andrà al potere il lepenismo e allora Al Qaida festeggerà
la creazione di migliaia di cellule terroristiche. Qualsiasi terrorismo lavora
per il peggio. Il brigatismo uccideva magistrati di sinistra, non piduisti. La
jihad non spara ai razzisti che organizzano la caccia all’arabo, ma alle
persone libere armate di una penna.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 16
gennaio 2015 -
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