Matteo Salvini cavalca gagliardamente l’onda islamofobica e
securitaria che attraversa l’Italia. In effetti, per lanciare messaggi forti e
mobilitanti che riportassero l’attenzione dell’opinione pubblica sulla Lega ci
voleva ben altro che lo stanco Bossi o il pallido Maroni. Ci voleva uno come
Salvini, grintoso e spavaldo.(..) . La Popolarità Del Leader leghista si associa con la crisi
verticale del berlusconismo. Forza Italia e il suo a attuale leader
sopravvivono grazie alla respirazione artificiale praticata, peraltro a giorni
alterni, da Matteo Renzi. Ogni qual volta il premier si distrae o si irrita,
tra i forza italioti di rito arcoriano scoppia il panico. (..). Ma come mai
l’esaurimento della spinta propulsiva del berlusconismo alimenta il successo
della Lega e non premia invece l’Ncd di Alfano? Rispondere a questo
interrogativo svela l’essenza profonda della destra italiana. Ancora una volta
dobbiamo richiamare il berselliano forzaleghismo. Tra i due partiti c’è sempre
stata una osmosi elettorale, frutto di una comune ostilità alle tradizioni
costituzionali repubblicane. Essi rappresentavano – meglio, intendevano
rappresentare – il nuovo e il moderno, l’efficiente e il produttivo: una Italia
fattiva e operosa, estranea ai vecchi riti della politica romana e ai suoi
neghittosi rappresentanti. Questa comunanza pre-politica era poi cementata da
una serie di atteggiamenti politici da maggioranza silenziosa, dove svettava
una ostilità rocciosa alla sinistra in qualunque forma si presentasse. Ora, nel
momento in cui Berlusconi “tradisce” e si fa irretire dal nemico, comunque ancora
troppo amico dei comunisti, la sirena di un leader truce e tranchant non può
che essere suadente. Salvini Con La Sua Aria da bravo ragazzo, ma tosto e in
grado di cantargliela chiara, oggi drena il consenso che un tempo andava al
doppiopetto d’ordinanza Fininvest. La sua irruenza si accompagna però ad una
indubbia intelligenza politica. Non disdegna infatti quando serve – e si vedrà
ancor meglio in occasione delle prossime elezioni per il Quirinale quando
deciderà al momento opportuno se far pesare i propri voti in favore di un
candidato “potabile” per il suo elettorato, o sottrarsi all’intesa urlando
grillescamente all’inciucio. (..). Certo è che oggi, soprattutto dopo gli
attentati di Parigi, la Lega potrebbe diventare il primo partito della destra
italiana. Con il che verrebbe alla luce la natura intrinsecamente reazionaria
di gran parte dell’elettorato cosiddetto moderato. Questa componente, di cui
hanno sempre (stra)parlato Silvio Berlusconi e suoi sodali, è sempre stata una
infima minoranza: in realtà, il cuore dei sostenitori delle formazioni di
destra pulsa per posizioni ben più radicali e antagoniste rispetto a quelle che
osservatori compiacenti o superficiali attribuivano loro. Tutti gli studi
condotti in questi vent’anni avevano segnalato una propensione radicale della
destra, ma solo ora questo tratto emerge con chiarezza, quando irrompe un nuovo
protagonista che enfatizza senza pudore tutte le pulsioni anti-repubblicane
presenti nella pancia dei cosiddetti moderati. E Renzi guarda sornione l’ascesa
di Salvini: uno scivolamento a destra dell’asse dell’opposizione è proprio un
bel regalo per il premier. Il “suo” Pd può espandersi ancora al centro.
Piero Ignazi – Potere&poteri – L’Espresso – 22 gennaio
2015 -
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