Il Papa ha ripetuto ciò che abbiamo sentito mille volte dai
suoi predecessori sulla famiglia costituita da un uomo e una donna, sull’aborto
e l’eutanasia. Proprio lui che poco più di un anno fa aveva detto: “Non possiamo
insistere solo sulle questioni legate ad aborto, matrimonio omosessuale e uso
dei metodi contraccettivi. Questo non è possibile”.
Francesca Riberio – ribesca@tiscali.it
Il professor Veronesi ha dichiarato che ha smesso di credere
in Dio. Mi chiedo: a quale Dio si riferisce? Al Dio indifferente al genocidio
del popolo ebraico e in generale a ogni cattiveria che l’uomo fa verso l’uomo,
o al Dio che “dà mangiare a chi ha fame, bere a chi ha sete, accoglie lo straniero,
cura l’ammalato e veste chi è nudo”?
Raffaele Pisani – raffaelepisani41@yahoo.it
E’ probabile che le religioni siano diventate meno malvagie
man mano che meno malvagio diventava l’uomo, e che l’uomo sia diventato meno
malvagio man mano che meno malvagie diventavano le religioni.
Renato Pierri – renatoèierri@tiscali.it
Il motivo fondamentale che induce la Chiesa a negare il
sacerdozio alle donne è che Cristo scelse i suoi apostoli soltanto tra gli
uomini. Stando a questo, però, dovremmo anche dire: Gesù affidò a un uomo
sposato il compito di guidare la sua chiesa. Se ha fatto così, dobbiamo farlo
anche noi: il papa deve avere moglie.
Elisa Merlo – lisamer@tiscali.it
(…).Eppure la questione potrebbe essere risolta se solo si
prestasse un po’ di attenzione all’annuncio di Nietzsche quando dice: Dio è
morto”. Dove in gioco non è la questione se Dio esiste o non esiste, perché, se
uno muore, vuol dire che c’era un tempo in cui – per esempio nel Medioevo – era
vivo, tanto che l’arte era arte sacra, la letteratura parlava di inferno,
purgatorio, paradiso, persino la donna era donna-angelo. Allora Dio era vivo al
punto che, se togliessimo la parola “Dio”, non capiremmo nulla di quell’epoca.
Ma se la togliamo oggi, capiremmo ancora il mondo in cui viviamo? La risposta è
sì. Non lo capiremmo il mondo, se togliessimo la parola “denaro” o la parola
“tecnica”. Quindi Dio è davvero morto. (…). Ma se Dio è morto, questo sguardo
ottimistico sul futuro si obnubila, e allora, in mancanza di uno scopo, resta
inevasa anche la domanda relativa al perché stare al mondo, se non è più
reperibile un senso nella vita e tantomeno la speranza a trovarlo nel futuro,
che oggi appare non più come una promessa, ma come una minaccia. E i giovani
sono i primi a saperlo.(…). Oggi che Dio è morto, la speranza nel futuro può
essere recuperata solo con una massiccia educazione dell’umanità, fidandoci
ancora una volta di quell’affermazione di Nietzsche secondo il quale “l’uomo è
un animale non ancora stabilizzato”. Quindi ha qualche chance ancora, che non
può essere affidata come un tempo alla provvidenza, ma a un impegno collettivo
e su vasta scala per l’educazione dell’uomo.
umbertogalimberti@repubblica.it
– Donna di Repubblica – 10 gennaio 2015 -
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