A chi sostiene che i
francesi siano degli italiani di cattivo umore, i nostri cugini spesso
replicano che gli italiani sono francesi un po’ troppo remissivi, soprattutto
nei confronti del peggio. La storia di questi decenni sembra autorizzare la
loro tesi. Fenomeni di malessere politico e sociale che in Francia ai sono manifestati
come febbriciattole effimere, da noi sono diventati malattie croniche e
devastanti. Il terrorismo che aveva soltanto sfiorato le lotte sociali francesi
degli anni Sessanta, in Italia è durato quasi un ventennio. Il primo
miliardario proprietario di reti televisive e squadre di calcio a scendere nel
campo della politica si chiamava Bernard Tapie, ma è finito prima abbandonato
dagli elettori e subito dopo in galera. Il nostro miliardario ha invece
governato più di ogni altro presidente del Consiglio dal dopoguerra, mentre i
processi finivano (quasi) tutti in prescrizione o affossati dalle leggi ad personam. Così il primo comico che si
è messo in testa di fondare un partito si chiamava Coluche, ma la cosa è durata
appena un paio di mesi. Il nostro comico ha fondato un partito che ha preso un
quarto dei voti ed è ancora lì a decidere le sorti dell’opposizione nel Paese,
mentre ancora non s’è capito se faccia davvero sul serio o non si tratti
piuttosto di uno show. Da tutti questi precedenti si evince che non c’è molto
da essere ottimisti sulla breve durata dell’ondata di xenofobia e razzismo
partita dalla Francia lepenista e approdato in Italia con la nuova versione
della Lega. E’ impressionante come in pochi mesi Matteo Salvini abbia buttato
nella spazzatura una narrazione leghista che era durata quasi trent’anni. La
Padania, il Nord libero e indipendente, il secessionismo e il federalismo, la
sacra ampolla presa al Monviso e portata con i barconi fino a Venezia, i
Serenissimi armati di trattori-tank e bandiere di San Marco, i barbari e il
mito di Braveheart, la statua di Alberto da Giussano sul pratone di Pontida, le
leggende celtiche e il celodurismo, tutto questo è già modernariato. Tutto è
stato azzerato e sostituito dallo slogan più antico del mondo: fuori gli
stranieri. Non importano i dati reali, il fatto che la migrazione economica
verso l’Italia sia già ai minimi storici: gli unici stranieri che arrivano
sulle nostre coste sono poveri profughi in fuga disperata dalle guerre. La
caccia all’immigrato offre la soluzione più stupida ma anche più semplice ai
complessi guai del Paese. Tanti anni fa scrivevamo che Bossi in fondo era un
capo migliore del suo popolo. Pare fosse proprio così, ma non pensavamo di
dover rimpiangere così presto Dio Po.
Curzio Maltese – Contromano – Il Venerdì di Repubblica – 9
gennaio 2015 -
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