Nel novembre scorso, il giorno 23, si è votato in Calabria
per eleggere il nuovo governatore e il consiglio regionale. Solo nel pomeriggio
del 9 dicembre, l’ufficio regionale elettorale ha proceduto alla proclamazione
complessiva dei seggi. Anzi meglio ha provveduto a fornire i risultati
elettorali definitivi dopo che discrasie tra votanti e voti espressi in due
seggi avevano impedito per giorni di conoscere l’esito degli scrutini.
Sarebbero ritornate alla memoria le settimane necessarie e comunque previste
per conoscere i risultati di instabili democrazie come Iraq o Afganistan, se
solo qualche giorno dopo, il 28 novembre, non si fosse votato in Namibia, paese
africano indipendente solo dal 1990 e non tra i più progrediti del mondo. Oltre
ad avere più o meno la stessa popolazione della Calabria, cosa c’entra la
Namibia? Anche in questo caso ci sono volute oltre due settimane per conoscere
i risultati di qualche seggio? Al contrario, in Namibia la conoscenza dei
risultati, non di qualche sondaggio o exit pool, è stata questione di ore dopo
la chiusura dei seggi. Nessuna stregoneria bensì innovazione tecnologica: la
Namibia è stato il primo paese africano a usare il voto elettronico. Un voto
che, sebbene abbia suscitato qualche critica dall’opposizione, è stato
certificato dagli osservatori dell’Unione africana. Il voto elettronico è ormai
usato in molti paesi occidentali e offre notevoli vantaggi. Dalla conoscenza
immediata dei risultati all’impedimento di segni identificativi sulla scheda,
dai risparmi sul personale impegnato alla possibilità di velocizzare le
operazioni elettorali. Vi sono diverse modalità di impiego del voto elettronico
e dunque anche in Italia si dovrebbero aumentare le sperimentazioni a riguardo.
Naturalmente, il voto elettronico non servirà a risolvere problemi di natura
politica (l’astensionismo in Calabria non scenderà per questo) ma potrà
agevolare sicuramente tutta la dinamica
elettorale.
Antonio Tursi – New Tecnologia – L’Espresso – 22 gennaio 2015
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