Ieri gendarmi, oggi
indifferenti
Mai tanti conflitti,
gravi e forse insolubili. Davanti ai quali il neo-isolazionismo amplificato dal
silenzio europeo, appare al mondo come un esempio di debole lontananza. Mentre
il sangue scorre ancora.
Alle 18,50 di domenica 8 giugno, anno domini 2014, il
presidente israeliano Shimon Peres e quello palestinese Abu Mazen si
abbracciavano sorridenti uscendo dagli appartamenti di Santa Marta dove –
separatamente – erano appena stati a colloquio e in preghiera con papa
Francesco. Solo un mese dopo, razzi e missili firmati Hamas riprendevano a
colpire città israeliane, e bombe israeliane cadevano sulla Striscia di Gaza
sotto il controllo di Hamas. La tregua già fragile non reggeva più, e tutto
ricominciava proprio quando sembrava vicino alla fine. Oggi al Papa non resta
altro d fare che chiamare i fedeli a pregare. Ecco, se c’è un episodio che
suona come tragico paradosso della presente stagione, irriverente beffa di ogni
ottimismo, emblema dell’impotenza del mondo dinanzi a guerre, morti e
distruzioni, è proprio quella “preghiera per la pace” a lungo preparata e poi
invano officiata dal vescovo di Roma Bergoglio dinanzi ai due eterni nemici.
Che tali sono rimasti.
Probabilmente, Come
Suggerisce Romano
Prodi nell’intervista a Gigi Riva, ci siamo “Abbonati” alla morte, assuefatti
alla guerra, rassegnati all’impotenza. E alla rimozione psicologica. Come
spesso avviene, un tale peso di dolore e sangue che si ripete nel tempo
accompagnato da defatiganti quanto vane missioni di pace, finisce per provocare
una sorta di rigetto. A Gaza è ripresa la mattanza, ma il mondo sembra
paralizzato. Nel cuore dell’Europa un Boeing 777 con 289 persone a bordo viene
buttato giù come un piattello al tiro al volo, ma un’opinione pubblica shoccata
e attonita non riesce nemmeno ad avere paura, a indignarsi, a farsi
coinvolgere.(…). Già, Ma Chi Potrebbe
accollarsi tale onere? Non certo l’Ue, oggi incapace di affrontare e risolvere
alcun problema diplomatico: una politica estera comune è ancora una lontana
chimera; e tanto per cominciare il parlamento eletto già da due mesi non riesce
nemmeno a nominare un ministro degli Esteri d’Europa che rappresenti una tregua
nello scontro di potere e di poltrone tra socialisti e popolari. (…). Comunque,
apprezzata e contestata, la presenza americana costringeva a un forzato
equilibrio nell’area medio-orientale e non solo. Oggi il neo-isolazionismo del
primo presidente nero americano – voluto o imposto, spontaneo o meditato che
sia – amplificato dall’assenza europea, appare agli occhi del mondo come un
sovrano esempio di debole lontananza. All’ombra della quale svaniscono i freni
e fioriscono gli egoismi locali. Nel sangue.
Twitter@bmanfellotto – Bruno Manfellotto – L’Espresso –
31 luglio 2014 –
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