Ma io faccio il tifo
per il gufo
L’immagine del gufo più volte usata dal primo ministro Renzi
come simbolo della sfortuna, dell’auspicare il fallimento sembra aver avuto
successo mediatico. Il gufo è un animale che ho sempre amato. Nascosto nei
tronchi, invisibile tra le rovine, uccello di bosco e foreste, solitario, è
diventato solo recentemente portatore di iella. (..) Ma al di la delle ironie,
se si ascrive al gufo il malessere del Paese, si rischia di riconoscergli la
dote della previsione. Io sono cresciuto in terra di tradizione contadina.
Quando uccisero Antonio Bardellino il fondatore del clan dei Casalesi (che per
molti non è mai morto visto che i cadavere non è mai stato trovato) alcuni
contadini presero dei gufi e i crocifissero alle porte delle loro masserie. I
poveri animali morirono soffrendo di stenti e paura, lanciando grida paurose.
(..).
Un Paese Dove Nulla Sembra possibile è un Paese
infelice. E un Paese infelice genera odio verso tutto ciò che si realizza. Il
meccanismo è semplice: se tutto va male, se il mio vicino fallisce, se sua
moglie lo tradisce, se la città è colma di debiti, questo non mi genera
spavento, non comprendo che l’altrui infelicità è la mia infelicità ma, al
contrario, mi sento meno “sbagliato”.(..). Tutto questo genera ora un moto
conservatore, che valuta chiunque riesca ad ottenere qualcosa come sospetto. Se
hai successo sei corrotto, se sei un politico sei corrotto, se vai in tv sei un
venduto. Un meccanismo che serve a tenere a bada l’ansia che nasce dall’impossibilità
di realizzarsi nelle più semplici e basiche delle cose: una casa, un lavoro,
un’aspirazione. (..). La risposta a questo è l’azione, l’impegno, il
ragionamento. Renzi però non può liquidare un disagio come fosse solo tifo
negativo, una sorta di collettiva fattura. E’ vero che esiste un giornalismo
che si nutre della ricerca dello scandalo, del cercare l’ombra perenne, ma in
fondo è parte necessaria della democrazia. Il meccanismo mediatico si nutre da
sempre della costruzione del personaggio per poi distruggerlo, da Bill Clinton
a Usam Bolt, capito il trucco svelato l’inganno.
In Italia Non c’è Nessun Gufo che porta iella, c’è piuttosto
un gufo che prevede che ad oggi gli sforzi fatti per uscire dal nostro pantano
sono pochi, gli uomini messi ai vertici non in vera discontinuità con il
passato. E’ vero che i problemi sono complicati, ma a dispetto della
sbandierata velocità del premier, tutto è ancora molto lento. La macchina
statale non è ripartita, i litigi sulle riforme sono troppi. E poi davvero
porteranno un cambiamento? Il lavoro? Il mercato del lavoro le tasse non
possono essere affrontati in un giro di giorni ed ore, lo sappiamo bene, ma il
Paese è stressato dalla vicenda Senato, percepisce che non sarà una riforma
così cruciale. E qui trasento già l’accusa
di “benaltrismo”, quella per cui non si risolverà mai niente pensando
sempre che il problema è “ben altro”. Ma non credo che si possa cambiare in
clima chiedendo semplicemente di tifare per la speranza. L’ottimismo migliore è
nutrito dalla possibilità di fare, e anche dall’onestà di dire che certi
risultati non sono ottenibili. Renzi ha promesso molto ma alle parole non
stanno seguendo i fatti e questo sta innescando un cortocircuito tra
aspettative e realtà, deve capirlo. Che riformare il Paese sia impresa titanica
ne sono consapevoli tutti. I problemi sono così tanti e il consenso così
necessario da mantenere che Renzi corre un grave rischio: invece di mutare il
corso delle cose, gestisce il corso delle cose. Facendo piccoli, piccolissimi
passi, rilevanti solo se paragonati al passato berlusconiano ma che non lo sono
affatto se messi in relazione ai cambiamenti da fare. E questo un gufo, animale
osservatore e solitario, l’avrebbe intuito subito.
Roberto Saviano – L’Espresso – 21 agosto 2014
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