Nell’epoca del tutto è uguale a tutto, del non c’è differenza
fra alto e basso, della democrazia in Rete, dei cosiddetti social media e del
chiunque può dire la sua anche se non ha nulla da dire; nell’epoca in cui,
invece di leggere i giornali (anche se brutti, sciatti & malfatti, ma
comunque professionali), si leggono le notizie sui siti e sui blog dei
dilettanti che perlopiù raccontano sciocchezze, quando non inventano o
traducono male dall’inglese, sfruttando l’ignoranza altrui; nell’epoca del
narcisismo di massa (occidentale e ben pasciuta) e del suo corrispettivo, il
voyeurismo isterico; insomma, nelle tristi condizioni in cui siamo (soprattutto
in Italia), frutto di colossali
fesserie ideologiche, mancava una categoria interpretativa che fotografasse il
momento storico con qualche esattezza. Post-postmodernismo? Antimodernismo?
Digimodernismo? Con una felice intuizione, Dubravka Ugresic, scrittrice croata
classe 1949, propone di parlare di “Cultura Karaoke”(Nottetempo, traduzione di Olja
Perisic Arsic e Silvia Minetti (..) E lo fa mettendo insieme una serie di saggi
e interventi di piacevolissima lettura, che disegnano il profilo della nostra
infelice temperie culturale, in cui siamo tutti un po’ spettatori e un po’
protagonisti.
Ugresic spazia dalla letteratura alla televisione, a
Internet, alla moda, a fenomeni come le migrazioni (qui ha il tempo di
ricordare un nostro grande regista molto dimenticato, Franco Brusati), alla
perdita di senso del linguaggio della politica. Il suo sguardo è sempre
sincero, privo di pregiudizi. Ne emerge il ritratto di un mondo che, in preda a
un’ossessiva compulsione tecnologica, sta di fatto suicidandosi culturalmente.
Tuttavia il suo non è un testo apocalittico: come ogni bravo scrittore sa,
Ugresic ci ricorda infatti che la fine non è mai nota, neppure a libro chiuso.
Mario Fortunato – L’Espresso – 24 luglio 2014
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