con Matteo Renzi Si E’
Affermata una nuova
presenza femminile sulla scena politica italiana. Una delle possibili lenti
attraverso le quali osservare il fenomeno è quella dei modelli di ruolo: ovvero
il modello di “donna in carriera”e, nel caso specifico, di “donna in politica”,
che viene trasmesso all’opinione pubblica. Le figure femminili dell’universo
renziano esprimono modelli diversi tra loro. Ma qui vogliamo concentrarci sulla
figura che è stata messa più in evidenza in questi mesi di governo: Maria Elena
Boschi. Boschi è stata collocata in un ministero chiave e molto visibile,
ovvere quello delle riforme istituzionali. Che cosa comunica grazie a questa
visibilità? Innanzitutto Maria Elena Boschi mostra che un ruolo politico di
vertice può essere ricoperto anche senza nascondere la propria femminilità. Il
che è un fatto positivo: la politica non deve essere un affare di uomini
gestito secondo i modi prevalenti nel genere maschile. Tuttavia non si può non
notare che il ministro riprende uno specifico stereotipo femminile. Il suo modo
di presentarsi in pubblico, comunicare e atteggiarsi (sintetizzati in modo
insuperabile con l’espressione “shababababa”) e che possiamo rilevare dalle
tante foto, interviste e riprese televisive, rivela, per lo meno a parere di
chi scrive, la costante preoccupazione di sedurre l’interlocutore, ma secondo
una modalità particolare. In sintesi, dunque, Boschi accanto all’immagine di
donna ambiziosa e sicura di sé, sembra anche richiamare uno stereotipo
femminile antico, della donna che per cavarsela in un mondo dominato da uomini
sceglie la carta della seduzione di chi le carte le distribuisce. Naturalmente
la trasmissione di questo stereotipo è potenziato dai media che di stereotipi
del genere si nutrono. Al tempo stesso è probabile che alla più generale
costruzione del “personaggio” Boschi anche la strategia comunicativa di Palazzo
Chigi non sia estranea. Come farebbe supporre il viaggio del ministro – e che
fosse lei a dover intraprendere quel viaggio è parso strano a molti – in Congo
per riportare in Italia i bambini adottati da famiglie italiane. (…) . Ruoli
che solitamente vediamo svolti da principesse o simili (sulla questione
qualcuno richiamò l’esempio di Lady D), non da ministri. Se a tutto ciò si
aggiunge la percezione che, come invero altri suoi colleghi, il ministro delle
riforme sia giunta a ricoprire quel ruolo con un curriculum un po’ debole
rispetto alle responsabilità assunte e anche grazie all’indiscussa fedeltà al
leader. In conclusione si direbbe che una delle innovazioni del governo Renzi
sia quella di legittimare, nel secondo decennio degli anni duemila, immagini
antiche – la donna tradizionale, fedele e perciò meritevole, seducente agli
occhi degli uomini, dolce e accogliente – che è piuttosto dubbio siano in grado
di rappresentare modelli di ruolo utili per una nuova affermazione delle donne
sulla scena pubblica.
Sofia Ventura – L’Espresso – 31 luglio 2014 –
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