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martedì 5 agosto 2014

Lo Sapevate Che: Boschi, le donne e gli stereotipi....



 con Matteo Renzi Si E’ Affermata una nuova presenza femminile sulla scena politica italiana. Una delle possibili lenti attraverso le quali osservare il fenomeno è quella dei modelli di ruolo: ovvero il modello di “donna in carriera”e, nel caso specifico, di “donna in politica”, che viene trasmesso all’opinione pubblica. Le figure femminili dell’universo renziano esprimono modelli diversi tra loro. Ma qui vogliamo concentrarci sulla figura che è stata messa più in evidenza in questi mesi di governo: Maria Elena Boschi. Boschi è stata collocata in un ministero chiave e molto visibile, ovvere quello delle riforme istituzionali. Che cosa comunica grazie a questa visibilità? Innanzitutto Maria Elena Boschi mostra che un ruolo politico di vertice può essere ricoperto anche senza nascondere la propria femminilità. Il che è un fatto positivo: la politica non deve essere un affare di uomini gestito secondo i modi prevalenti nel genere maschile. Tuttavia non si può non notare che il ministro riprende uno specifico stereotipo femminile. Il suo modo di presentarsi in pubblico, comunicare e atteggiarsi (sintetizzati in modo insuperabile con l’espressione “shababababa”) e che possiamo rilevare dalle tante foto, interviste e riprese televisive, rivela, per lo meno a parere di chi scrive, la costante preoccupazione di sedurre l’interlocutore, ma secondo una modalità particolare. In sintesi, dunque, Boschi accanto all’immagine di donna ambiziosa e sicura di sé, sembra anche richiamare uno stereotipo femminile antico, della donna che per cavarsela in un mondo dominato da uomini sceglie la carta della seduzione di chi le carte le distribuisce. Naturalmente la trasmissione di questo stereotipo è potenziato dai media che di stereotipi del genere si nutrono. Al tempo stesso è probabile che alla più generale costruzione del “personaggio” Boschi anche la strategia comunicativa di Palazzo Chigi non sia estranea. Come farebbe supporre il viaggio del ministro – e che fosse lei a dover intraprendere quel viaggio è parso strano a molti – in Congo per riportare in Italia i bambini adottati da famiglie italiane. (…) . Ruoli che solitamente vediamo svolti da principesse o simili (sulla questione qualcuno richiamò l’esempio di Lady D), non da ministri. Se a tutto ciò si aggiunge la percezione che, come invero altri suoi colleghi, il ministro delle riforme sia giunta a ricoprire quel ruolo con un curriculum un po’ debole rispetto alle responsabilità assunte e anche grazie all’indiscussa fedeltà al leader. In conclusione si direbbe che una delle innovazioni del governo Renzi sia quella di legittimare, nel secondo decennio degli anni duemila, immagini antiche – la donna tradizionale, fedele e perciò meritevole, seducente agli occhi degli uomini, dolce e accogliente – che è piuttosto dubbio siano in grado di rappresentare modelli di ruolo utili per una nuova affermazione delle donne sulla scena pubblica.
Sofia Ventura – L’Espresso – 31 luglio 2014 –

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