Viaggio del Musicista
tra i “Saggi” di oggi a caccia di un centro di gravità permanente
“Cerco un centro di gravità permanente”. E, a forza di
inseguirlo, il cantautore (e pittore e regista e pure, per un brevissimo lasso
di tempo, assessore regionale in Sicilia) Franco Battiato si direbbe proprio
che l’ha trovato. E si chiama, No time no
space, misticismo. Ora, non è detto
che questo ancoraggio gravitazionale piaccia a tutti (perché, si sa, Battiato “
esoterista postmoderno” è una figura che polarizza le simpatie), fatto sta che
da parecchio la sua musica appare inseparabile dalla “ricerca” sulla
spiritualità, con una particolare inclinazione per il sufismo e le dottrine
sapienziali di Gurdjieff. Del resto, il versatile musicista, nel 2004, aveva
già portato sul piccolo schermo, nella trasmissione per la Rai Doc Bitte, Keine Rèclame (“Per piacere,
niente pubblicità”, un titolo un programma di intenti), un distillato allo
stato purissimo e un manifesto dell’ideologia battiatana (e sgalambriana).
Tra gli ospiti dell’artista siciliano (che conduceva in
studio insieme all’attrice Sonia Bergamasco), infatti, ci furono diversi
personaggi che sembravano arrivare dal suo disco Mondi lontanissimi, campioni contemporanei di queste
circumnavigazioni intorno al sacro. Alcuni di quegli incontri televisivi sono
stati raccolti da Giuseppe Pollicelli nel volumetto Il silenzio e l’ascolto (Castelvecchi (..) , che propone le
trascrizioni delle conversazioni del cantante di Alexanderplatz con il teologo cattolico Raimon Panikar
(appassionato fautore dell’ecumenismo e del dialogo tra le religioni), con il
pirotecnico “psicomago” Alejandro Jodorowsky, con il poliedrico accademico e
intellettuale sufi Gabriele Mandel e con il musicista Claudio Rocchi. E così,
cuccurucucù, in un attimo ci si ritrova nell’era del cinghiale bianco…
Massimiliano Panarari – Venerdì di Repubblica – 15 Agosto
2014 -
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