Mogherini alla UEFA
(..). L’ha prodotta Gianni Alemanno, in
un tentativo di ritornare sulla scena politica dopo la sua prova a sindaco di
Roma. Criticando con severità l’inizio del semestre europeo a conduzione
italiana ha detto: “”In Europa siamo nei guai e Renzi pensa solo a mandare
l’inutile Mogherini all’inutile incarico di ministro degli Esteri della Uefa”.
Il banalissimo lapsus si inscrive nella tradizione italiana e mondiale della
“gaffe dichiarativa”: ministri dell’Istruzione che mancano clamorosi
congiuntivi, parlamentari che promettono di essere “circoncisi”, un remoto capo
della Cei che invitò i fedeli a votare Dc, “sia pure con ripugnanza” (voleva
dire “riluttanza”). Tradizione, dicevo, non solo italiana: negli Stati Uniti
una pubblicazione intitolata “Sparare alla Quaglia” raccoglieva le gaffe
spaziali emesse dalla bocca di Dan Quayle, vicepresidente di Bush padre (
“Domani il futuro sarà migliore”) e un intero libro fu poi dedicato ai
“Buschismi”, dichiarazioni di Bush figlio (“Tutti quanti converrete con me che
ormai il passato è finito”). Bush figlio commise anche un bushismo non verbale,
la volta in cui fu visto mentre faceva “ciao” con la mano a Stevie Wonder. Per
altri versi, il lapsus di Alemanno conferma quel parallelismo stucchevole ma
apparentemente inesorabile fra sport e politica, già proclamato dalla prima
fondazione di Forza Italia e oramai dilagante. Ue e Uefa sono, assieme,
l’Europa che ci impedisce di affermarci, i compagni di gioco e gli avversari
coalizzati contro di noi. Ma se è vero che lo sport parlato è il format della
politica e del discorso pubblico nazionale, a questo punto dire sciocchezze
qualsiasi davanti a un microfono non è inopportuno: ci si immedesima
nell’allenatore o nel giocatore costretto a commentare la partita appena
svolta, con parole spesso inadeguate. Le sciocchezze politiche restano tali, ma
diventano funzionali alla scena.
Stefano Bartezzaghi – L’Espresso – 21 agosto 2014 -
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