Se Ancora Risulta Ostico, dovremo però imparare un nome, Abu
Bokr al Baghdadi, 43 anni, autoproclamato califfo dell’Is, Stato islamico che
prima si chiamava Isis (Stato islamico di Iraq e Siria) e ora si è tolto la
limitazione geografica per alludere al disegno di un unico Califfato dalla
Libia all’Iran lungo la dorsale oggi insanguinata che va dal Nord Africa alla
Persia. Le sue truppe avanzano in Iraq tra massacri di cristiani riottosi a
convertirsi e di yazidi (significa “angeli”, non credono all’inferno) seguaci
della più vecchia religione del mondo assieme all’ebraismo; un genocidio
religioso appena rallentato dai tardivi bombardamenti americani. E del resto
nessuno ha mai vinto una guerra da diecimila metri di altezza quando sul
terreno si è radicato un forte potere.
I Fondamentalisti conquistano città, colline e
montagne praticamente senza testimoni. L’eco delle loro imprese amplifica il
terrore tra fosse comuni con centinaia di sepolti vivi, stupri di massa, esecuzioni
sommarie. La propaganda, che passa dall’uso sapiente dei social network,
avverte gli Stati Uniti che sono pronti attentati sul loro territorio, come
nell’11 settembre.(..).
Il Califfo, O Emiro com’era prima di intestarsi uno
Stato, aveva preparato per due anni l’offensiva (il suo primo messaggio è del
luglio 2012), nel disinteresse degli Stati Uniti che speravano di non dover più
essere militarmente coinvolti in Medioriente, della solita Europa assente e
nella debolezza di poteri locali che nulla possono davanti a un esercito non
solo fanatizzato ma anche disciplinato, organizzato e ben armato grazie anche
all’arsenale razziato agli eserciti regolari della regione: in parte mezzi
lasciati dagli americani in ritirata. L’errore strategico più grave è stato
quello infatti di considera l’Isis come una delle tante fazioni del Jihad in
lotta per la supremazia.(..).
Conquistate Alcune
centrali elettriche in Siria, al Baghadi aveva dapprima cominciato a
vendere energia allo stesso governo di Damasco, imponendo al contempo tasse ai
cittadini che abitano nelle aree sotto il suo controllo. Soldi necessari per
pagare meglio degli altri (e dunque motivare) i suoi miliziani. Quando, sempre
in Siria, si è impadronito anche di alcuni pozzi di petrolio ha avviato un
mercato di export dell’oro nero(con un ricavato, pare, di un milione di dollari
al giorno).
C’è Un Altro Liquido, altrettanto prezioso, entrato nelle
mire del Califfo: l’acqua. La più grande diga sul Tigre è finita nelle sue
mani. Strumento molto potente: se la chiude può assetare milioni di persone; se
la apre può allagare le città. (..). Per questo è perfino riduttivo definirlo
come “il nuovo bin Laden”. Sinora ha evitato gli errori dell’ex sceicco del
terrore, puntando sul territorio prima che su spettacolari attentati. E
arrivando a un obiettivo che Osama non ha mai raggiunto: ha un Califfato,
sebbene non ancora grande come vorrebbe.
g.riva@espressoedit.it – Gigi Riva – L’espresso – 21 agosto
2014 -
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