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domenica 24 agosto 2014

Lo Sapevate Che: C'è del metodo nella follia del Califfo...



 Se Ancora Risulta Ostico, dovremo però imparare un nome, Abu Bokr al Baghdadi, 43 anni, autoproclamato califfo dell’Is, Stato islamico che prima si chiamava Isis (Stato islamico di Iraq e Siria) e ora si è tolto la limitazione geografica per alludere al disegno di un unico Califfato dalla Libia all’Iran lungo la dorsale oggi insanguinata che va dal Nord Africa alla Persia. Le sue truppe avanzano in Iraq tra massacri di cristiani riottosi a convertirsi e di yazidi (significa “angeli”, non credono all’inferno) seguaci della più vecchia religione del mondo assieme all’ebraismo; un genocidio religioso appena rallentato dai tardivi bombardamenti americani. E del resto nessuno ha mai vinto una guerra da diecimila metri di altezza quando sul terreno si è radicato un forte potere.
I Fondamentalisti conquistano città, colline e montagne praticamente senza testimoni. L’eco delle loro imprese amplifica il terrore tra fosse comuni con centinaia di sepolti vivi, stupri di massa, esecuzioni sommarie. La propaganda, che passa dall’uso sapiente dei social network, avverte gli Stati Uniti che sono pronti attentati sul loro territorio, come nell’11 settembre.(..).
Il Califfo, O Emiro com’era prima di intestarsi uno Stato, aveva preparato per due anni l’offensiva (il suo primo messaggio è del luglio 2012), nel disinteresse degli Stati Uniti che speravano di non dover più essere militarmente coinvolti in Medioriente, della solita Europa assente e nella debolezza di poteri locali che nulla possono davanti a un esercito non solo fanatizzato ma anche disciplinato, organizzato e ben armato grazie anche all’arsenale razziato agli eserciti regolari della regione: in parte mezzi lasciati dagli americani in ritirata. L’errore strategico più grave è stato quello infatti di considera l’Isis come una delle tante fazioni del Jihad in lotta per la supremazia.(..).
Conquistate Alcune  centrali elettriche in Siria, al Baghadi aveva dapprima cominciato a vendere energia allo stesso governo di Damasco, imponendo al contempo tasse ai cittadini che abitano nelle aree sotto il suo controllo. Soldi necessari per pagare meglio degli altri (e dunque motivare) i suoi miliziani. Quando, sempre in Siria, si è impadronito anche di alcuni pozzi di petrolio ha avviato un mercato di export dell’oro nero(con un ricavato, pare, di un milione di dollari al giorno).
C’è Un Altro Liquido, altrettanto prezioso, entrato nelle mire del Califfo: l’acqua. La più grande diga sul Tigre è finita nelle sue mani. Strumento molto potente: se la chiude può assetare milioni di persone; se la apre può allagare le città. (..). Per questo è perfino riduttivo definirlo come “il nuovo bin Laden”. Sinora ha evitato gli errori dell’ex sceicco del terrore, puntando sul territorio prima che su spettacolari attentati. E arrivando a un obiettivo che Osama non ha mai raggiunto: ha un Califfato, sebbene non ancora grande come vorrebbe.
g.riva@espressoedit.it – Gigi Riva – L’espresso – 21 agosto 2014 -

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