Qualche lettore mi scrive criticando “l’Espresso” che, dice,
fa troppo spesso le bucce a Renzi e al suo governo e schiera commentatori –
direttore compreso – gufi e rosiconi. Naturalmente ho risposto a tutti
ricordando che un giornale libero e combattivo fa proprio questo, cerca il pelo
nell’uovo, mette in guardia e analizza. (..) ho spesso ricordato ch fin dal
primo giorno abbiamo scommesso sul giovane sindaco e la sua missione, ma dal
momento che egli promette molto è giusto che da parte nostra pretendere
altrettanto perché, come si dice nel Palazzo e nei bar, se non ce la fa nemmeno
lui… E dunque pur gridando “Forza Renzi”, non abbiamo mancato di segnalare
prudenze, dimenticanze o il tralasciare certe battaglie (economiche) per
inseguirne altre (istituzionali e di potere). Colpisce che, al “financial
Times”, il premier abbia voluto dare di sé l’immagine di un uomo solo. Forse lo
sarebbe meno se indicasse chiaramente chi – lobby, poteri, burocrazie - non lo segue, non lo aiuta, non lo appoggia:
nel governo e nella pubblica amministrazione (a proposito: Forza o.Madia,
purchè faccia sul serio), non tra gli editorialisti dei giornali. In ogni caso
tra pochi giorni, il 30 agosto, Renzi parlerà al Consiglio della Ue e allora capiremo
che cosa ha in mente e quali carte intende giocare.(…). (…)il sistema spende
molto di più di quanto incassa di contributi e c’è sempre un buco da coprire:
16 miliardi e rotti nel 2012, ma sarebbero stati quasi 31 se non ci fossero
state alcune casse in attivo (parasubordinati e liberi professionisti). E ogni
anno è più o meno così. Dunque è necessario intervenire e lo hanno fatto Craxi,
anno domini 1987, e poi via via Treu, Ciampi, Dini, Maroni, Tremonti, Elsa
Fornero….Invano ci provarono Prodi e Berlusconi, fermati e abbattuti il primo
da Bertinotti, il secondo da Bossi. Così da allora, per evitare contestazioni,
si è cominciato a parlare di pensioni
d’oro, e vabbè la solidarietà non si nega a nessuno.(…). Lunedì scorso lo ha spiegato bene sul “Corriere della Sera” il
professor Alberto Brambilla mettendo insieme un po’ di numeri che qui provo a
sintetizzare (…). Primo punto. La
hit parade delle categorie più deficitarie nel rapporto prestazioni-contributi
è guidata dall’impiego pubblico; seguono Ferrovie e lavoratori autonomi
dell’agricoltura. Solo qui ballano una trentina di miliardi. Secondo punto. Oltre a coprire il
disavanzo di gestione, per erogare tutte le prestazioni necessarie lo Stato ha
tirato fuori nel 2012 altri 83 miliardi e rotti attingendo alle nostre tasse (e
questa non è solidarietà?). Terzo punto.
Guardando alle dichiarazioni Irpef si scopre che il totale del gettito fiscle è
più o meno a carico solo di metà degli italiani. Conclude Brambilla: “Poiché è
impensabile che la metà della popolazione viva senza reddito o quasi
(altrimenti saremmo in pieno Terzo mondo) è più probabile che ci sia una
quantità di lavoro sommerso enorme che solo una seria politica di contrasto di
interessi potrebbe risolvere”. Ecco, e questa non è solo equità, ma crescita
economica, occupazione, pil. Bene, se cè una cosa che Renzi non ha mai fatto
(come Grillo) è pronunciare le parole “evasione fiscale e contributiva” e
nemmeno “nero“ né “ economia sommersa”. Ora è anche vero che abbiamo vissuto
per tanti anni con premier che invece ne parlavano assai e nulla facevano, e
magari lui non ne parla affatto ma farà moltissimo. Se così sarà, tutti
capiranno il messaggio. Non solo i gufi e i rosiconi.
Twitter@bmanfellotto – L’Espresso – 28 agosto 2014 -
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