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sabato 23 agosto 2014

Lo Sapevate Che: Parole nel vuoto...



 E Renzi corre su un treno fermo
 Il giovane Renzi ha una grande ragione dalla sua: che i progetti di riforma istituzionale dagli anni ’70 a oggi non appaiono che un immenso campo di rovine. Renzi certamente è un tipo per cui la verità coincide col fatto, ma siamo certi che il loro fallimento politico equivalga alla dimostrazione della fallacità di tutte le prospettive che in essi erano discusse? Non sarebbe stato il caso di partire seriamente da qui, soprattutto se, come si afferma, il disegno di riforma dovrà comportare un drastico attacco alla voracità della macchina statale?(..)
E Le Linee Generali, invece, di riforme costituenti capaci di abbattere i costi della pubblica amministrazione sono ben note, dai programmi dell’allora PSI dei primi tempi di Craxi, a spunti presenti nella Commissione Bozzi, dai documenti del gruppo di Milano intorno a Miglio, alla stagione referendaria del ’90. Il problema della inettitudine decisionale del nostro sistema non si supera né abolendo senati e neppure con soluzioni cesaristi che, ma riorganizzando radicitus i rapporti tra esecutivo, parlamento, regioni e enti locali. Soltanto una tale riorganizzazione garantisce effetti macro-economici. Che significa?Non solo che ogni livello dello Stato abbia assolutamente chiara la propria “missione”, ma che ad essa debba corrispondere attraverso entrate proprie, davvero responsabile di fronte ai cittadini. (..). Viviamo Da Anni in un regime presidenzialistico surrettizio, e da qualche mese in una singolare riedizione dello Stato-partiti prima Repubblica, in cui al posto dei partiti ci stanno in mente il disegno cui ho accennato e si trattasse di attendere il Kairòs, l’ora buona, per realizzarlo poco male. Ma, dato il potere incondizionato di cui dispongono sui loro “partiti”, perché non lo hanno esercitato subito in tal senso? Perché non partire, come si diceva una volta, “dal basso”: enti locali regioni, pubblica amministrazione (e non costruisci una amministrazione dotata di vero senso dello Stato demonizzando “a grida” l’attuale), su su per li rami fino ad affrontare senza pregiudizi anche il tema stra-maturo del presidenzialismo? Ed era proprio necessario superare il bicameralismo perfetto attraverso un tale pateracchio, in cui un Senato non diretta espressione della sovranità popolare e che perciò, logica vuole, dovrebbe avere competenze assolutamente limitate alle relazioni Stato- regioni-enti locali, può decidere anche su materie di rilevanza etica? Perché non si è ridotto il numero di deputati? Si tratta semplicemente di avere pazienza e non disturbare l’autista, o forse i conduttori hanno idee confuse? O forse ne hanno di diversissime, e allora, come al solito, l’impotenza  a decidere dipende non tanto dal sistema istituzionale, quanto dall’assenza di coalizioni di governo dotate di un minimo comune sentire. Ci è dato uscire dal fallimento dei grandi disegni costituenti  soltanto con l’attuale bricolage riformistico? Certo, peggio di prima non sarà. Ma per quanto il Paese potrà ancora attendere interventi di sistema,economici e istituzionali combinati? Finisce male per quei capi che corrono, sì, ma su un treno fermo.
Massimo Cacciari – L’Espresso – 21 agosto 2014 -

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