Caro presidente del Consiglio Matteo Renzi,
Le scrivo, come è diritto di ogni cittadino, per porLe una
domanda: la riforma della Costituzione su cui il governo punta le sue carte
servirà a disincagliare l’Italia dalle secche di questa lunga stagnazione?
Lei certo sa, Signor Presidente, che l’Italia si distingue
per alcuni primati poco invidiabili. Secondo dati Ocse richiamati dalla Corte
dei Conti, siamo al terzo posto al mondo per evasione fiscale (preceduti solo
sa Turchia e Messico), e Confcommercio stima in 154,4 miliardi di euro le tasse
non pagate nel solo 2012. Secondo Transparency
International, l’Italia è uno dei Paesi più corrotti d’Europa (con Romania,
Grecia e Bulgaria), peggio di Namibia e Ruanda, con perdite annue di 6°
miliardi. Secondo il World Freedom Index
l’Italia è terzultima in Europa per la libertà di stampa, stando in classifica
fra haiti e Burkina Faso. (..). Secondo il Dipartimento per lo Sviluppo di
Palazzo Chigi, l’Italia è ultima in Europa per investimenti in cultura, con una
contrazione della spesa doppia che in Grecia. Una riforma universitaria pessima
gestita ancor peggio mette in ginocchio la ricerca e riduce il merito a un
optional spesso superfluo. Centinaia di imprese italiane chiudono i battenti o
vengono assorbite da aziende cinesi, sudamericane, mediorientali. Come una
valanga continua la “fuga”dei cervelli”; decine di migliaia di giovani
formatisi in Italia portano in altri Paesi i loro talenti (..). Mentre cresce
la disuguaglianza sociale, si radica la sfiducia dei cittadini nella politica,
come ha mostrato il forte astensionismo nelle Europee, con un 41,32% di non
votanti a cui va aggiunto l’8,31% di schede bianche, nulle o disperse. In
questo contesto, il buon risultato percentuale del Suo partito vale più o meno
la metà di quel che sembra. A fronte di questi problemi, l’azione del Suo
governo si concentra su questioni di ingegneria istituzionale, come se ridurre
di evitarne l’elezione popolare, possa salvare l’economia italiana. Secondo
Mario Draghi, l’Italia ha bisogno di “riforme strutturali sui mercati dei
prodotti e del lavoro”.(..). L’Italia deve ridurre la pressione fiscale: con un
reddito annuo di 28mila euro, un italiano paga il 27% di imposte, un americano
il 15%; a un reddito di 75 mila euro, corrisponde un’imposta del 28% in Usa,
del 43% in Italia. Questa enorme differenza dipende dalla rarità dell’evasione
fiscale in Usa (dove è severamente punita), mentre i nostri governi di ogni
colore (anche il Suo) fanno ben poco per
combatterla. Lei ha cercato invano, Signor Presidente, di trasmettere il Suo
ottimismo: le Sue previsioni di crescita del Pil si sono rivelate fallaci,
(..). E’ proprio opportuno accrescere ancora il ruolo dell’esecutivo? La riforma
apporta alla Costituzione mutamenti radicali. Anch’io come molti cittadini,
ritengo improprio che tali proposte siano nate dal governo e non dal
Parlamento, e che vengano approvate da senatori e deputati nominati secondo una
legge elettorale incostituzionale. Ma la domanda è ora un’altra: se mai quel
testo entrasse in vigore tal quale, come e in che cosa la recessione del Paese
ne verrebbe corretta? (..). Non crede che il Suo governo acquisterebbe
prestigio e credibilità se mostrasse nei fatti di ricordarsi dei diritti dei
cittadini sanciti dalla Costituzione e dimenticati dalla politica con la scusa
della crisi? Non sono diritti secondari: sono il diritto al lavoro per tutti i
cittadini (art.4), la funzione sociale della proprietà (art.42), la pari dignità
sociale dei cittadini e la loro eguaglianza (art.3), la garanzia per tutti di
“un’esistenza libera e dignitosa” (art.36), il diritto alla cultura (art.32).
Sono diritti ignorati o taglieggiati in nome della crisi economica in mente. In
che modo la Costituzione che Lei ha in mente intende farli risorgere dalle
ceneri?
Salvatore Settis – La Repubblica – 13 agosto 2014 -
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