Questa è la confessione
d un gufo. Poiché non si riesce a trovare un responsabile politico del declino
italiano di questi venti anni, mi offro spontaneamente: è colpa mia. Per la
verità, non solo mia, ma anche della strenua minoranza di italiani che da anni non crede ai miracoli economici
propiziati dagli uomini della provvidenza di turno. Fra noi ci chiamiamo gli
“apoti”, quelli che non se la bevono, per citare Prezzolini. Ma Berlusconi ci
chiamava “quelli che remano contro” e Renzi ha trovato una definizione ancora
più infantile dunque efficace per media: i gufi. Poiché questo siamo: gufi,
piccoli, antipatici, ma potentissimi iettatori. Per vent’anni abbiamo ingannato
il popolo raccontando che Berlusconi ci avrebbe portato al disastro, che le sue
ricette economiche erano risibili, che il degrado morale e politico del
berlusconismo avrebbe portato con sé un inevitabile declino anche sociale ed
economico. Ma non era vero. La verità è che se anche noi avessimo creduto alle
promesse di Silvio, come la stragrande maggioranza degli elettori, l’Italia
sarebbe cambiata e avremmo avuto “per noi e per i nostri figli un nuovo
miracolo economico”. Se il boom non si è realizzato, con i suoi milioni di posti
di lavoro e il dimezzamento delle tasse, non è stato perché i governi
Berlusconi non avevano una politica industriale e non investivano sul futuro,
perché non combattevano gli antichi mali della corruzione e dell’evasione
fiscale, delle mafie e delle burocrazie, perché non erano per nulla moderni e
innovatori, ma espressione del peggior status quo oligarchico. Nossignori, è
stato soltanto perché noi gufi portavamo sfiga. L’economia globale, infatti,
non è quella faccenda complessa che dicono i professoroni. Si riduce, in
sintesi, a una questione di culo o di sfiga. In inglese: good or bad luck. Ti gira bene, sei ottimista e vai come la
Germania: ti buttano il malocchio e finisce come Grecia e Argentina. Tutto qui.
La riprova è arrivata con l’avvento della crisi. Se anche noi gufi avessimo
creduto a Berlusconi, che diceva di vedere ristoranti e alberghi traboccanti,
la crisi non ci avrebbe raggiunto. Ora c’è un altro governo che sta riprendendo
il filo dell’ottimismo e della fiducia. Lascia stare che non ha una politica
industriale, è composto di dilettanti e per tre mesi s’è occupato d’altro. La
colpa è sempre dei gufi. E l’ora di prendere misure serie, altro che spending review. Occorre fare un bel
carico e deportarli a Berlino, Pechino, New York, a portare sfiga agli altri.
Vedrete che balzo del Pil.
P.S. Potendo scegliere, preferisco New York. Potete sempre
dire che ero anche antiamericano.
Curzio Maltese – 15 Agosto 2014
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